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A Superga il Salone del Libro granata: “Toro primo al mondo per libri dedicati”

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Tredici scrittori granata hanno partecipato all'evento organizzato dalla Biblioteca Granata a Superga

La location è una delle più granata possibili: il colle dove morirono gli Invincibili. I relatori sono tutti scrittori che hanno parlato di Toro nelle loro opere. Il club granata è con 375 volumi dedicati la squadra calcistica con più libri a tema nel mondo, più di Real Madrid, Manchester United o Bayern Monaco. La mattinata dell'evento "Toro, carta e calamaio" organizzato dalla Biblioteca Granata ed inserito fra gli incontri del Salone OFF del Libro di Torino è stata all'insegna della cultura granata nell'accezione più nobile del termine. A presentare il tutto è stato Paolo Cisella, curatore della biblioteca granata. Guido Barosio e Marco Margrita hanno moderato gli interventi dei vari autori.

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Il Torino e le sue origini: una storia leggendaria

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ToroMio nel dicembre dell'anno scorso ha aperto la propria sede davanti allo stadio Filadelfia. Il locale, tappezzato di foto storiche, ospita la Biblioteca Granata (con più di 200 volumi), nata nel 2019 da un'idea di Paolo Cisella come evoluzione del progetto “100 libri per 100 anni” di Sabrina Gonzatto e Giulio Graglia nel 2006, in occasione del Salone del Libro di Torino per il Centenario del Toro. Cisella ha catalogato e censito i libri granata sul sito della biblioteca e ha organizzato quest'evento con gli autori. Barosio, che ha scritto un importante libro statistico sul Grande Torino, ha introdotto con queste parole: "Monumentale è stata la produzione di testi in ogni epoca. Una vitalità letteraria del tutto discostata dai risultati della squadra. Esprimono un valore molto più alto rispetto ai risultati della domenica, c’è qualcosa di più se il Torino ha ispirato più libri di qualsiasi altra squadra al mondo ed è una titolarità che nessuno mette in discussione".

Gino Strippoli, storico volto di Toro News, invece, pensa che l'obiettivo non sia solo narrare, ma piuttosto indagare le cose poche conosciute, portando a galla il sommerso: “Nelle nostre storie l’obiettivo è fare uscire il sommerso. In quello dedicato a Valentino Mazzola viene narrato il rapporto tra la seconda moglie e lui. Bisogna indagare il sommerso, mi piacciono i libri di indagine e scoprire i perché". E ancora Barosio sottolinea: "Ci proponiamo di lavorare sui possibili nuovi scrittori granata: chi scrive in genere è over 40, niente di male, ma per evitare l’estinzione è necessario che ci siano penne giovani. E poi occorre passare dalla saggistica ancora di più alla narrativa".

Così Sergio Donna, presidente di Monginevro Cultura, ribatte: “Rassicuro Guido Barosio. Da nove anni c’è il premio letterario Poesia Granata, organizzata da Monginevro Cultura, l’associazione di cui sono presidente. C’è spazio anche per la prosa poetica, purchè si tratti di racconti brevi, e per le lingue minoritarie e dialettali. Le nostre antologie raccolgono qualcosa come 500 opere".

Il primo intervento è di Marco Morelli di Popolo che è partito dalla storia famigliare: "Mio nonno giocava nella torinese ed è stato uno dei fondatori del Torino. Ho scritto un libro con documenti alla mano. Il Torino, quando è nato, era un’associazione e non si parlava solo di calcio. Le riunioni si facevano in bar e locali condivisi con la squadra della Juventus e con i circoli remieri. Non c’era quella competizione assurda e cattiva che c’è oggi". Prosegue sul filone storico Gian Carlo Morino con il suo lavoro sul Toro di Baloncieri, Libonatti e Rossetti: "Marone Cinzano crea una squadra di stelle, portando il Torino al top della potenza finanziaria del calcio italiano, cosa mai più successa né con Novo né con Pianelli. Gli Scudetti arrivati dopo sono stati frutto più di intelligenza e organizzazione. Lo scudetto del 27-28 e anche quello precedente poi tolto, sono stati frutto di una potenza economica straordinaria".

Torino e il suo popolo, un valore inestimabile

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“Abbiamo tratti identitari forti e non comuni che hanno fatto la differenza. Lo hanno fatto in campo ma anche fuori. La curva Maratona è uno straordinario crogiuolo di storia, di storie, di primati. Raccontare la storia è stato doveroso". E ancora: "Narro il tifo al pari di quello che è il contesto sociale dell’epoca. Si parla dunque non solo di storia del tifo ma della città, in un libro permeato di fatti politici, senza darne giudizi, mentre per quanto riguarda la curva Maratona il suo giudizio l’ha già dato la storia”. Queste parole sono di Luca Ghiringhelli, autore di una straordinaria opera di ricerca e indagine sulla storia della Curva Maratona dal 1951 al 1992: "La nostra storia è già leggenda". Il patrimonio granata ha un valore sociale immenso conferma Claudio Calzoni che ha scritto "I luoghi del Toro": “Nasce l’esigenza di capire se la squadra è ancora integrata nella città come lo è stato in tutta la sua storia. L’attuale dirigenza non ha più nemmeno una vera sede a Torino, non ci sono punti di riferimento; esiste il Filadelfia ma viene gestito in un modo che non ci piace. C’è questa necessità di ritrovare l’identità del Toro nei luoghi in cui viviamo e continuiamo a vivere". Ribadisce il concetto Mecu Beccaria (QUI LA NOSTRA INTERVISTA A LUI) (presidente del Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata): "Un miracolo vedere che allo stadio ci sono tanti ragazzi di giovani età. Il mio dubbio è che sia dovuto ai genitori che gli trasmettono la passione più che dalla situazione attuale. Abbiamo il dovere di continuare a sostenere la cultura granata. In attesa che la provvidenza ci consegni un futuro che ci restituisca il piacere di essere granata". Interviene anche Danilo Careglio (QUI LA NOSTRA INTERVISTA A LUI), che ha avuto la fortuna di vivere l'epopea della cantera granata nel suo massimo splendore: "Quel settore giovanile è stato per me un luogo di addestramento calcistico, ma soprattutto un luogo di insegnamenti di vita. Vatta sinceramente ci disse che alcuni di noi sarebbero diventati grandi calciatori e altri che non sarebbero diventati professionisti, ma ci ricordò che il denaro da noi guadagnato era molto meno sudato rispetto a quello dei nostri padri".  Giorgio Merlo concorda: "Abbiamo una sorta di religione laica, unica, originale e da preservare".

Infine, l'avvocato Max Romiti conclude gli interventi dei relatori sottolineando il valore sociale e l'impegno di ToroMio: "Qui abbiamo una squadra enorme di scrittori, un evento unico. Il desiderio dei giovani degli anni Settanta di distaccarsi da Superga per creare qualcosa di nuovo è comune a quello di ToroMio, cioè di creare un qualcosa di nuovo con la partecipazione popolare".