Le tre sentenze di Torino-Udinese 2-2: Moretti, Acquah e Belotti la colonna vertebrale. E su Ljajic…

Il Torino ha colto un pareggio contro l’Udinese dando buoni segnali, rimontando una situazione di svantaggio e rischiando anche di vincere la partita. Dopo un inizio sfortunato sono stati buoni i segnali per il tecnico granata Mihajovic che grazie anche al cambio di modulo ha ottenuto maggiori certezze. Le tre sentenze del match girano proprio intorno a questi elementi, aggiungendo il fattore Ljajic, che è stato fondamentale nel match del Toro, da quando è stato portato in posizione più accentrata dietro due attaccanti di peso mostrando un'evidente propensione alla libertà tattica. Il Torino si è mostrato ancora una volta immaturo non riuscendo a gestire una partita dominata ma iniziando a giocare solo dopo che l’Udinese era passata in vantaggio. E' vero il Toro ha compiuto la terza rimonta nelle ultime cinque partite (contro Fiorentina e Palermo le altre) a conferma di un carattere che viene fuori nei momenti più difficili: ai granata ci vuole una sberla per iniziare a giocare. E dire che, fino a poche settimane fa, il problema era stato l’opposto, con la squadra di Mihajlovic che giocava grandi primi tempi per poi subire un calo psico-fisico quasi patologico e il conseguente ritorno degli avversari. Torino deve dunque crescere ed è chiaro. Le partite durano novanta minuti e non possono essere giocate a metà spinte solo da stati d'animo che ne influenzano l'andamento, altrimenti il rischio è quello di perdere punti per strada - anche in maniera immeritata - come successo domenica contro l'Udinese. Un altro segnale importante arriva da tre giocatori - uno per ruolo - che nelle ultime partite hanno trascinato il Toro tramite prestazioni di livello assoluto. La novità più lieta è forse proprio Acquah: il ghanese, dopo una partita da migliore in campo contro l'Inter, si è infatti confermato anche contro l'Udinese mostrando uno spiccato spirito di sacrificio e caricandosi sulle spalle tutto il peso del centrocampo granata nelle ultime arrembanti fasi del match. Le altre conferme arrivano poi da Moretti e Belotti. Il veterano granata nel match di domenica non è stato solo leader silenzioso, bensì si è letteralmente caricato la squadra sulle spalle trascinandola prima sul 1-2 - camuffandosi da bomber - e poi difendendo fino allo strenuo delle forze in maniera impeccabile e precisa. Belotti invece è il solito Belotti: grinta, occasioni e gol. Il gallo granata ha festeggiato a cresta alta la sua centesima presenza nella massima serie offrendo la consueta prestazione di spessore che ha permesso al Toro di agguantare un pareggio che - se non fosse stato per la svista arbitrale - sarebbe diventato una storica vittoria in rimonta. Capitolo a parte invece per Ljajic: il serbo non mette in campo una prestazione esaltante nel primo tempo risultando privo di idee e mai realmente pericoloso. Nella ripresa la metamorfosi arriva con il cambio di ruolo e di modulo: l'inserimento di Maxi Lopez e una posizione non vincolata a tatticismi permettono infatti al ragazzo di sprigionare tutto il suo talento aiutando i compagni con lampi del suo genio. I secondi 45' sono un crescendo continuo che potrebbe diventare un assolo quando il numero dieci del Toro scarica un siluro sul primo palo respinto da un impeccabile Scuffet in corner. La posizione da trequartista sembra dunque essere la prediletta dello stesso Ljajic che ha dichiarato: “A me piace spaziare in tutto il campo, un ruolo dove posso andare ovunque, a destra, sinistra, prendere la palla e puntare l’avversario". Aggiungendo poi una nota che lascia spazio a interessanti scenari differenti in futuro: "Ho giocato sempre esterno sinistro in questa stagione, ma queste sono scelte del mister...".