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Torino, le lezioni da imparare: per le cessioni il tempismo è fondamentale

Approfondimento / L'analisi degli errori commessi dalla dirigenza del Torino da inizio anno ad oggi. Terzo punto: le cessioni e i casi interni

Nicolò Muggianu

La stagione del Torino fino a questo momento è stata a dir poco al di sotto delle aspettative. Il progetto di inizio campionato era quello di migliorare il settimo posto dello scorso anno, oggi invece i granata si trovano a navigare pericolosamente in zona retrocessione a sole due lunghezze dal terz'ultimo posto. A questo punto, dunque, ci pare doveroso chiederci cosa sia andato storto. Quali siano le ragioni del naufragio del progetto-Mazzarri prima e del progetto-Toro poi. Nei primi due punti di questo nostro approfondimento abbiamo parlato prima della gestione di un mercato estivo sicuramente discutibile e poi delle tempistiche del divorzio con Walter Mazzarri.

PROMESSE - Il terzo capitolo che intendiamo affrontare è invece quello riguardante il tempismo delle cessioni e le decisioni operate dalla società in materia. Una questione che pone le sue radici tempo addietro, più precisamente il 4 maggio 2019 in occasione della commemorazione dei caduti di Superga al Cimitero Monumentale di Torino. Fu in quell'occasione, infatti, che Urbano Cairo dichiarò a furor di popolo che avrebbe confermato in blocco la squadra che avrebbe poi concluso il campionato al settimo posto. Una promessa mantenuta in tutto e per tutto da parte del presidente, che nel corso dell'estate si è però trovato a fare i conti con un direttore sportivo dimissionario e con i mal di pancia di qualche giocatore. E così l'epilogo non è stato quello previsto: nonostante le premesse fossero ottime, il risultato è stato persino controproducente per gli equilibri dello spogliatoio del Torino.

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MOTIVAZIONI - Il caso-Nkoulou prima e gli addii di Parigini e Bonifazi siano allora di monito per il futuro. Per comprendere che, per una realtà come quella del Torino, la volontà di un giocatore e la sua fiducia nel progetto tecnico contano più di qualsiasi altra cosa. Ecco dunque perché, probabilmente, sarebbe stato meglio cedere qualche giocatore in più sfruttando le giuste occasioni di mercato; anche con il rischio di prendersi qualche fischio dai tifosi. Iconica, in questo senso, la parabola di Iago Falque per il quale due anni fa arrivarono dalla Spagna offerte superiori ai 10 milioni di euro e che oggi invece è in prestito al Genoa dopo due stagioni martoriate dagli infortuni. Certo, forse in pochi avrebbero scommesso su un epilogo del genere, eppure questa ad oggi è la cruda realtà dei fatti.

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