Toro News
I migliori video scelti dal nostro canale

Culto

Pazzo di Adem (Parte 1)

Pazzo di Adem (Parte 1) - immagine 1

Torna "Culto", la rubrica di Francesco Bugnone: oggi episodio dedicato ad Adem Ljajic

Francesco Bugnone

Lo ammetto, sono pazzo di Adem Ljajic. Non sbarellavo per un giocatore in questa maniera da quando ero adolescente. E lo sono sempre stato (pazzo di Ljiajic, non adolescente). Impazzivo quando venne accostato a noi, mentre eravamo in B e lui era una giovanissima promessa viola. Ovviamente non se ne fece nulla, ma bastò per farmi battere il cuore. Solo una volta, ammetto, gli sono andato contro: quando prese un paio di sganassoni da Delio Rossi. In quel momento però non ero lucido, la Juventus stava per vincere il primo scudetto dopo anni con la prospettiva di aggiungerne altri quattromila consecutivi, ho delle attenuanti. Però poi l’amore è tornato in fretta. L’ho seguito alla Roma, dove era pupillo di Walter Sabatini con cui ha una foto stupenda dove entrambi sorridono e sembrano padre e figlio. L’ho seguito all’Inter, dove ha reso meno all’interno di una stagione a dir poco complessa per i nerazzurri ai tempi realmente da basso impero nonostante la nutrita lista della spesa di Mancini. Infine, nell’estate 2016, si materializza il sogno. Ljajic viene accostato al Toro e mica da solo. Con Iago Falque. Arrivano entrambi per formare un tridente pazzesco col Gallo Belotti, che non a caso quell’anno troverà il suo record di reti. Peccato che il resto della squadra affidata a Mihajlovic sia abbastanza rivedibile, soprattutto in difesa, o meglio nella fase difensiva che è diverso, ma se si guarda in avanti pare di sognare.

27 luglio 2016, BENFICA-TORO 1-1 5-6 d.c.r., Eusebio Cup

 C’è una parte di tifosi del Toro che, le rare volte in cui capita qualcosa di bello, che sia per merito o sia per caso, trova sempre il modo di guardare il bicchiere mezzo vuoto: nel caso di Ljajic è “non sorride nelle foto, si vede che non vuole essere qui”. Il fatto è che quella è proprio la sua faccia, fra il distaccato e lo scazzato. Raramente lo si vede ridere, la succitata fotografia con Sabatini è una delle rare eccezioni, non lo fa neanche in una sera di fine luglio. Il Toro è a Lisbona per un’amichevole di lusso contro il Benfica con in palio la Eusebio Cup. Nella partita che, purtroppo, segnerà di fatto la fine dell’esperienza granata di Alfred Gomis impallinato per un erroraccio sulla rete del vantaggio portoghese, e Dio solo sa quanto ci farebbe comodo Alfred adesso, usufruiamo di una punizione dal limite da venticinque metri poco dopo la mezzora. Ljajic prende una rincorsa tutto sommato breve, pochi passi e accarezza la palla col destro che, potente e precisa, si infila all’incrocio dei pali. Lopes parte per tempo, vola come può, ma come può non è abbastanza. Adem alza le braccia, si guarda intorno e non sorride neanche lì. O meglio lo farà solo all’ennesimo abbraccio dei compagni, nello specifico dopo quello del Gallo Belotti. Per la cronaca, vinceremo ai calci di rigore a oltranza e mai come quella sera speriamo che ci fischino una caterva di punizioni dal limite o nei pressi per vedere il serbo all’opera.

17 ottobre 2016, PALERMO-TORO 1-4, ottava giornata di campionato

 Ljajic concede il bis in Coppa Italia contro la Pro Vercelli con una rete fotocopia di quella appena raccontata, poi ha un inizio di stagione complicato dai guai fisici, uscendo anzitempo sia col Milan che col Bologna. Rientra contro la Fiorentina con la squadra in piena fiducia e contribuisce, nel finale, a portare a casa il secondo successo consecutivo dopo quello roboante contro la Roma. Il rientro da titolare è a Palermo. La rete in apertura di Chochev fa sognare ai tifosi rosanero una partita numero mille in serie A da ricordare, ma il Toro è un treno in corsa e nella prima carrozza c’è Ljajic che decide di far vedere di cosa sia capace. Al 25’ Iago Falque lo vede libero sulla sinistra e lo serve. Il numero dieci, al limite dell’area, controlla il pallone e, praticamente da fermo, come se fosse una punizione anche questa, piazza il destro al solito posto, nel “sette” più vicino col portiere proteso in un inutile tuffo. Adem mette la mano all’orecchio mentre va sotto lo spicchio di tifosi granata presenti al “Barbera”, qualche palermitano fraintende, ma il focolaio di rissa si spegne subito. Tutt’altro che intimidito Ljajic ribalta tutto al 41’: cross di Zappacosta dalla destra verso il palo lontano, il nostro la mette giù col petto, si ferma, studia i due avversari davanti a sé e poi lascia partire un destro a girare da urlo che si insacca sul palo opposto. Se possibile è una rete più bella della prima, già meravigliosa. Ancora una volta Adem non sorride dopo il gol, ma non credo che freghi qualcosa a qualcuno. Vinceremo 4-1 con reti di Benassi e Baselli e siamo in uno di quei periodi in cui non vediamo l’ora che venga il momento della partita successiva per andare allo stadio.

31 ottobre 2016, UDINESE-TORO 2-2, undicesima giornata di campionato

 Ljajic è protagonista nel finale delle gare che precedono quella di Udine: contro la Lazio si guadagna, con un destro fermato col braccio da Parolo, il rigore che trasformerà siglando il 2-2, a Milano contro l’Inter uscirà dal campo prima della fine, a cambi ultimati, per motivi intestinali. A Udine, invece, coi granata rimontati dai friulani dopo essere passati in vantaggio con Benassi, Adem tira fuori un gol bellissimo. De Silvestri lo vede sul lato sinistro dell’area e lo serve. Il fantasista, quasi distrattamente, si porta la palla sul sinistro e calcia diagonale, radente. La palla gira e si piazza all’angolino basso, i difensori friulani che provavano a contrastarlo si chiedono come abbia fatto a farla passare. Mano sull’orecchio guardando il settore ospiti, stavolta nessuno fraintende.

5 novembre 2016, TORO-CAGLIARI 5-1, dodicesima giornata di campionato

 Nella goleada al Cagliari, Ljajic segna una delle sue reti meno belle, ma che mi hanno fatto più godere in assoluto per la dinamica. Subito in vantaggio per il gol lampo del Gallo, al decimo raddoppiamo: Belotti parte in contropiede e serve sulla sinistra Ljajic che rallenta, poi, all’improvviso, si riporta il pallone sul destro e calcia. Il tiro è centrale, ma gira in modo maligno, così maligno che Storari si butta completamente a caso facendo una figura da cioccolataio. La sfera entra, la curva esplode, la manita è già ben indirizzata, Hart alla fine urlerà cammmooooonnnn e la vita è bella.

29 novembre 2016, TORO-PISA 4-0 dts, quarto turno di Coppa Italia

 Tre vittorie di fila e anche un turno infrasettimanale di Coppa Italia contro il Pisa diventa un appuntamento imperdibile. L’eccesso di turnover, però, non consente di sbloccare il risultato e, nella serata freddissima, devono entrare Ljajic e Belotti a chiudere i conti. La cosa non riesce nei regolamentari, ma a inizio supplementari quando Adem controlla una corta respinta della difesa toscana su corner regalandosi la possibilità di calciare dal limite: gran botta sotto la traversa e ciao Pisa. L’esultanza del Gallo quando vede la rete del compagno è goduriosissima: schiena inarcata, bocca aperta e braccia che si muovono. La rivedremo nel derby di ritorno tale e quale. Tanto per cambiare Ljajic non ride mentre lo abbracciano, poco dopo colpirà un palo con un altro destro prodigioso. E’ valsa la pena prendere tutto quel freddo, nel secondo supplementare dilagheremo. Non lo sappiamo ancora, ma, di fatto, la parte migliore del Toro di Mihajlovic finisce quella sera.

6 maggio 2017, JUVENTUS-TORO 1-1, trentacinquesima giornata di campionato

 Il Toro è finito in una posizione anonima e la cosa fa male viste le premesse di gran parte del girone d’andata. Ljajic ha qualche passaggio a vuoto, pesa tantissimo un suo rigore fallito malamente contro il Milan che avrebbe potuto portarci sul 3-0 e invece darà il via al 2-2 finale in una partita cruciale. Con la primavera, però, si risveglia e segna delle reti bellissime da fuori in casa di Cagliari e Chievo, poi arriva il derby. Si gioca in casa loro, la Juventus preme per quasi tutto il primo tempo, Hart fa una parata inumana su Dybala. Un’occasione per Ljajic a fine frazione  sembra svegliarci. Poi, a inizio ripresa, ci fischiano una punizione poco oltre la lunetta, da posizione centrale, sotto la curva sud. Adem sa che è uno di quei momenti che può farti entrare nella storia del Toro e non farti uscire più o forse non lo sa e non ci pensa, sono solo io che gli attribuisco questa suggestione. Quello che è vero che è concentratissimo, sente che può segnare. Tre passi, la palla colpita alla perfezione col destro che scende all’improvviso, accarezza la traversa e finisce in rete sotto l’incrocio. Neto è immobile e può solo guardare, ma nessun portiere avrebbe potuto prenderla. NESSUNO. Ljajic corre, si fa tutto il campo, allarga le braccia e punta il settore ospiti in delirio, poi si siede nei pressi della bandierina con la braccia ancora allargate e sorride. Sì, stavolta sorride. Poco dopo ci sarà la discussa (eufemismo) espulsione di Acquah, nel recupero il pareggio beffa di Higuain, ma nemmeno queste amarezze possono cancellare un gol così. Un gol che fa venire ancora voglia di sperare nel futuro, nella stagione successiva. Tanto avremo ancora Adem dalla nostra parte.

 

                                                                                                                                  (Continua)

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

tutte le notizie di