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Toro-Lecce 4-2: ci credemmo anche lì

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C'è sempre un momento in cui ci crediamo, anche nelle stagione più buie. Francesco Bugnone, nel nuovo episodio di Culto, ci racconta quello dell'altrimenti nefasto 1996/97

Genesi di questo pezzo: a inizio gennaio, a letto col covid, stavo guardando Toro-Inter di Coppa Italia Primavera e il gol di Ciammaglichella mi ha ricordato quello di Lombardini a Cosenza nel 96/97. Contestualmente il settore ospiti di Genova, in vista del match contro i rossoblù, va esaurito in men che non si dica e questo entusiasmo mi fa venire in mente che anche nella succitata stagione 1996/97 c’è stato un momento in cui ci abbiamo creduto pesantemente e che ha il suo culmine in Torino-Lecce 4-2.

Il Torino 1996/97 di Sandreani inizia il campionato all’insegna della poca continuità anche nel corso della stessa partita come esemplifica il successo 4-3 a Foggia dove, avanti 4-1 a meno di 10’ dal termine, si rischia la clamorosa rimonta nel finale. La squadra che in precampionato pareggiò incredibilmente contro il Real Madrid, come raccontato in uno dei primissimi episodi di questa rubrica, chiude l’anno solare con una sofferta vittoria interna contro il Castel di Sangro che scatena la contestazione del pubblico per la pochezza della prestazione, ma quel giorno succedono due cose: Ferrante, sugli sviluppi di un corner, segna il suo primo gol in maglia granata e il Toro inizia una serie di cinque vittorie consecutive.

Il 1997 parte con un clamoroso poker di Ferrante alla Reggina, quindi a Lucca dove decide ancora Marco-gol. Il Toro si trova al secondo posto in classifica affiancato al Brescia e il prossimo avversario sarà proprio il sorprendente Lecce di un certo Gian Piero Ventura che, da neopromosso, sta dominando il campionato con un ruolino di marcia incredibile e un vantaggio di sette lunghezze sulle inseguitrici. In parole povere è arrivato QUEL momento: ci crediamo.

La settimana che ci avvicina al match contro i salentini è tutta un friccicore. A notizie di cordate pronte a rilevare la società di Calleri (Beretta, Pellegrini, addirittura Del Vecchio il cui nome tornerà in circolo decenni dopo) si affiancano analisi sulla trasformazione granata. Per esempio aver rimesso al centro Cristallini allargando Sommese e il neoacquisto Rocco che, dal suo arrivo sotto la Mole, ha conosciuto solo vittorie. L’ex promessa interista viene prontamente intervistata e, essendo persona molto devota, il gioco di parole con la definizione Uomo della Provvidenza, è cosa fatta. Si va verso il record stagionale di spettatori (22.031 di cui quasi 14.000 paganti).

Sandreani deve fare a meno di capitan Cristallini e porta in panchina un Rocco non al meglio per schierare Casazza fra i pali, Mercuri, Cevoli, Maltagliati e Mezzano in difesa, Sommese e Lombardini ali, Nunziata e il rientrante Scarchilli al centro, Ferrante e Florijancic punte. Ventura risponde con l’ex Lorieri in porta, Vanigli, Servidei, Zanoncelli e Macellari in difesa, Mazzeo, Evangelisti, Cucciari e De Patre in mezzo e la formidabile coppia gol Francioso-Palmieri di punta. Arbitra Bolognino di Milano e, davanti a una Maratona da altri palcoscenici, è la capolista a iniziare meglio non solo per la gran botta di Evangelisti respinta a fatica da Casazza dopo una manciata di minuti.

Il periodo d’oro dei granata, però, è ancora in corso e alla prima vera occasione cambia l’inerzia della partita. Ferrante si trova spalle alla porta al limite dell’area con Vanigli appoggiato sulle spalle, ma mette in scena una di quelle giocate che lo renderanno l’attaccante più forte avuto in quel periodo grigio. Tocco morbido per controllare il pallone a disorientare il marcatore che va verso destra mentre Marco si infila a sinistra e mancino rasoterra chirurgico che si infila all’angolino opposto approfittando dello spiraglio creatosi con la sua giocata fulminea.

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Ferrante ha l’argento vivo addosso. Una decina di minuti dopo si avventa su un pallone vagante in area e viene travolto: calcio di rigore. Il tiratore designato sarebbe proprio Marco, indicato anche dalla panchina, ma Florijancic, a secco dalla doppietta di Padova, si è già appropriato del pallone e raddoppia con una botta centrale. Questo porterò a un siparietto da libro Cuore nel dopo gara con Ferrante che narra come sia stato contento che abbia calciato lo sloveno, perché giocava bene ma non segnava e c’era tanto bisogno dei suoi gol. Sembra tutto filare bene per questo Toro ritrovato che si scopre addirittura fortunato quando, a inizio ripresa, Lorieri esce in tuffo su cross di Lombardini da sinistra, mandando a sbattere la palla su Servidei. La carambola che ne esce termina col pallone che rotola in rete e i granata chiudono la gara senza nemmeno accorgersene.

Il Lecce prova a riaprirla quando Bellucci gira in rete chiudendo una mischia nata da un pallone perso da Casazza in uscita, ma non c’è nemmeno il tempo di preoccuparsi dato che al 69’, su splendido angolo di un ispirato Scarchilli, Mezzano insacca di testa sul secondo palo la rete del 4-1. La Maratona è in visibilio, crediamo tutti di avere svoltato e non ci curiamo più di tanto del diagonale di Bachini nel recupero che vale solo per i tabellini. Toro secondo da solo a -4 dal Lecce. Sandreani parla di partita perfetta, Ventura, con una battuta delle sue, riconosce i meriti avversari, ma dice che Lorieri non ha fatto nemmeno una parata. Sarebbe stato meglio farne almeno una, aggiungo io.

Nedo Sonetti dà il 100% di possibilità di promozione, Pulici dice che la squadra è finalmente a posto, Santin afferma che se il Toro è quello di domenica non vede chi ci potrà impensierire. Vengono intervistati altri assi del 1975/76 perché, con la quinta vittoria consecutiva a Ravenna, il Toro eguaglierebbe il loro record di successi di fila anche se in un contesto che sarebbe folle paragonare. Sandreani dice di sentirsi come se fosse sulla panchina di una grande. Mentre si rivede in Serie A la vecchia conoscenza Luis Muller, che con la maglia del Perugia subentra contro la Samp, il Toro vince 3-0 anche in casa del Ravenna di Novellino concludendo in maniera trionfale il girone d’andata. Da questo momento andrà tutto male: prima una leggera frenata, poi veri e propri crolli. Nel frattempo Calleri passa la mano a Vidulich, Sandreani verrà esonerato e concluderemo la stagione lontani dalla zona promozione. L’ultimo amaro capitolo sarà lo 0-4 interno contro il Ravenna. Eppure, nel nadir della peggior stagione conosciuta sin lì nella nostra storia, c’è stato un momento in cui ci abbiamo creduto. C’è sempre quel momento.

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Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.

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