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Questo non è Toro

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Torna "Granata dall'Europa", la rubrica a cura di Michele Cercone: "I fischi alla fine sono invece un messaggio chiaro a Juric..."
Michele Cercone Columnist 

La surreale partita con il Frosinone certifica la fine delle ambizioni europee e molto probabilmente dell'era Juric. Nello scontro dell'anno, in cui uno stadio stracolmo e in festa era pronto a sostenere la squadra in una partita da fuori o dentro, la scelta del mister è stata quella di non giocare. Che sia pavidità o incapacità nel preparare e leggere la gara, il risultato non cambia e i 25.000 del Grande Torino hanno dovuto assistere allo scempio più imperdonabile per chi tifa i nostri colori: la mancanza di garra e di voglia di vincere. Al contrario, davanti agli occhi di migliaia di bambini accorsi allo stadio, è scesa in campo una squadra che ha badato dal primo minuto solo a difendere un pareggio inutile, rimanendo intrappolata nella sua rete infinita di passaggi orizzontali e al portiere. La mostruosa gara di oggi fa da spartiacque tra quello che poteva essere un cammino europeo e la nuda, mediocre realtà di una società e un allenatore che non vogliono o non sanno prendere rischi e si accontentano del minimo indispensabile. In questo oggi Juric dà finalmente la mano a Cairo, e testimonia la sua svolta accontentista e aziendalista.

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Se l'obiettivo di volare basso è quello di entrare sulla stessa lunghezza d'onda della società per provare a garantirsi un nuovo contratto, non è certo che la mossa sia riuscita. Quello che invece è riuscito benissimo è stato disgustare anche i tifosi più a suo favore, mostrando profondi limiti che in filigrana erano stati visibili per tutta la stagione, ma che dopo oggi non possono più essere ignorati. Non credo di sbagliare dicendo che i tifosi avrebbero applaudito anche una sconfitta, se fosse arrivata a causa di un atteggiamento arrembante al limite dell'incosciente. I fischi alla fine sono invece un messaggio chiaro a Juric per dire a decibel alti che questo non è il Toro e non lo sarà mai. Non è dato sapere al momento quali strascichi lascerà l'obbrobrio a cui oggi siamo stati costretti ad assistere, che poco va imputato ai giocatori, ma principalmente ad un allenatore che in tre gare con il Frosinone si è fatto incartare e rispedire a casa sempre allo stesso modo senza trovare una sola contromisura, se non il cambio Ilic-Lovato (speravo di avere le traveggole, invece…). È vero che tutto il bene che Juric ha fatto in questi tre anni al Toro non può essere oscurato da una singola partita, ma è vero anche che l'incapacità di fare punti con le squadre in fondo alla classifica ha minato lo scorso anno e quest'anno ancora una volta le speranze di una classifica migliore.

Il mister croato ha dato tanto al Toro, ed ha preparato l'ossatura per creare il prossimo anno (se mai la società lo volesse, ma questo è tutto da vedere) una squadra davvero competitiva. Ma a questo punto del percorso, e con negli occhi la sciagurata follia di un Frosinone che vince ai punti nel nostro stadio la gara che poteva decidere del nostro destino europeo, sorgono mille dubbi sul fatto che Juric sia davvero l'allenatore in grado di compiere il salto di qualità e di garantire che sostenitori granata possano vedere allo stadio il Toro, quello vero che scende in campo per combattere fino all'ultima goccia di sudore per i suoi tifosi, e non il suo pavido tentativo di imitazione che si nasconde dietro mille retropassaggi e finisce col perdere il suo tratto distintivo e la la sua anima. In fondo il mister lo ha già detto chiaramente che se non riesce a dare gioia ai tifosi il suo compito è fallito. Onesto e apprezzabile modo di vedere, che deve ora portare ad una profonda autocritica e a decisioni il più rapide possibili, perché questo non è Toro.

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Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore.

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