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La congiura fallita

Loquor / Torna l'appuntamento con la rubrica a cura di Carmelo Pennisi

Carmelo Pennisi

"                                                                                                                                                      “Impara a incidere le tue gioie nella pietra”.

Lao Tzu

Secondo la filosofa Michela Marzano, tradire significa smettere di essere dalla stessa parte, smettere in segreto di prendersi cura di una persona o di una situazione con cui si era stipulato un patto. Per il sociologo Zygmunt Bauman tradire “è una tentazione nella tentazione”, è l’istinto di uscire dalla routine per andare ad ubriacarsi di libertà. Gesù inchiodato su una croce probabilmente , negli ultimi istanti della sua esistenza umana, avrà pensato e ripensato al reale valore dei trenta denari per cui era stata venduta tutta la sua visione del mondo. Apparentemente ci vuole così poco a tradire, ma in realtà il tradimento è la stazione finale di un disegno coltivato e irrorato per molto tempo. É un tempo, secondo Bauman, in cui in realtà più che a pianificare, si passa quasi ogni momento a pensare se passare o meno il punto di non ritorno.

In questo tempo da surplace ciclistico immaginiamoli pensosi e con le mani in tasca(atteggiamento psicologico di chi vuole nascondere le proprie azioni o per la vergogna di esse) Andrea Agnelli e Florentino Perez, in attesa di capire, cercando sempre di essere pronti a “fregarsi” (il lupo perde il pelo ma non…), quando sferrare il colpo verso un sospirato salto di qualità. Perché il surplace ciclistico è proprio questo: trovarsi davanti ad una varietà di situazioni in cui si può decidere un fondamentale cambiamento in meglio(o almeno così sempre si spera) della propria esistenza.

C’è Marzano, Bauman e Gesù nei congiurati della SuperLega europea, c’è tutta la consistenza di coloro che non si sentono fatti ad immagine e somiglianza di Dio, ma si sentono Dio. E un dio deve per forza prima distruggere, e poi creare. O creare, mentre sta distruggendo. Immaginiamoli, i presidenti di Real Madrid e Juventus, impegnati a portare nella loro strategia di congiura  proprietari ricchi fino all’inverosimile, ma estranei alla cultura europea, di prestigiosi e potenti club calcistici del Vecchio Continente. Cosa c’entrino lo sceicco Mansur (Man. City) o gli americani Joel Glazer (Man. United) e Tom Werner (Liverpool) con lo spirito europeo del calcio è davvero difficile comprenderlo. Se non che il denaro deve girare, e che gli affari sono affari.

Il calcio come bene comune? É solo una favola perduta nella notte dei tempi, più o meno come quella di BabboNatale, riesumata dalla “The Coca Cola Company” per ragioni di marketing.  “Io non vengo qui a smentire Bruto, ma soltanto a riferirvi quello che io so”, potrebbe dire un contemporaneo Marco Antonio scespiriano; e in effetti quel che si può sapere è davvero molto poco, rispetto al gigantesco shock emotivo provocato dall’annuncio della nascita della nuova Lega calcistica europea riservata ai ricchi, una sorta di club house dove attingere linfa vitale per sempre più grandi profitti dall’arte pedatoria. Appare davvero spericolato lo strappo operato dai protagonisti della “SuperLeague”, apparentemente incomprensibile al netto della questione “denaro”.

I congiurati stanno prendendo bastonate metaforiche praticamente da tutti, persino da Capi di Stato prestigiosi come Emmanuel Macron  e Boris Johnson. Rischiano di cadere in una sorta di maledizione eterna, in uno stato di condizione non redimibile. Per Roberto De Zerbi la congiura ordita dal duo Agnelli/Peres somiglia ad un colpo di stato, e a questo punto ci si può sentire fortunati di non avere carri armati parcheggiati di fronte alla sede UEFA di Nyon, a ricordare avvenimenti sinistri stile generale Augusto Pinochet all’assalto del “Palacio de la Moneda”. Ma quello era il 1973, un tempo ancora rozzo dove si era convinti della necessità di fucili e cannoni nell’ipotizzare l’istauro un nuovo ordine.

Da allora ci si è evoluti, sostituendo alla capacità perforante di un proiettile, il fare persuasivo di riunioni di lobby a base di valuta pregiata. I militari meglio utilizzarli esclusivamente per missioni di pace, e pazienza se qualcuno consideri uno strano ossimoro la parola “pace” associata ai militari. La questione più interessante, in questo profluvio di ordini e contrordini che stanno attraversando in queste ore il calcio europeo, sembrerebbe averla posta Urbano Cairo, destando non poche sorprese. Il presidente del Torino ha accusato senza mezzi termini Giuseppe Marotta ed Andrea Agnelli di aver sabotato tutte le ultime manovre di business della Lega di Serie A, perché se sei occupato a creare una nuova Lega, viene facile ritenere come tu abbia fatto  il possibile per far fallire tutte le trattative intavolate dalla Lega nostrana con dei fondi d’investimento, necessari per ottenere capitali più che mai urgenti per il calcio italiano. “Come puoi andare a trattare l’ingresso dei fondi d’investimento nella Serie A, quando stai già lavorando per la SuperLeague?”, ha tuonato il potente editore italiano, ponendo l’accento sulla questione più spinosa di tutte.

Agnelli, Marotta e Paolo Scaroni (Presidente del Milan) facevano e fanno parte della governance del calcio italiano, e alla luce di quanto è successo l’idea che fossero inseriti nel sistema di controllo del calcio come un qualsiasi virus “Trojan” fa un po’ rabbrividire. Anche perché, come ricorda Cairo nel suo j’accuse, nel corso dell’assemblea di Lega A relativa all’operazione dei Fondi, erano stati proprio Agnelli e l’Inter a prendere le distanze e a farla naufragare in un nulla di fatto. Il presidente del Torino si aspetta le dimissioni di Scaroni e Marotta dai loro incarichi in Lega e Federcalcio, ma a questo punto è quanto mai auspicabile come ben altri provvedimenti vengano presi contro i “congiurati”. Cairo ha pienamente ragione  quando sottolinea come i Club ideatori della SuperLega si siano totalmente disinteressati, in nome dei miliardi messi a disposizione da “JP Morgan”, del bene comune del calcio italiano.

Ed è importante, finalmente, parlare di ”bene comune” quando si parla di calcio (Anthony Weatherill, l’inventore della “Carta del Tifoso” starà sorridendo dal cielo). Si dice come non tutti i mali vengano per nuocere, e forse questo attacco portato al cuore del calcio continentale potrebbe portare dei frutti. È giunto veramente il momento di ragionare su cosa rappresenti il calcio per la cultura dell’Europa, per la socializzazione delle genti europee. Il calcio è quell’avvenimento unico al mondo, dove da sempre i “più deboli” hanno avuto la chance di poter contare qualcosa, di poter far notare al mondo l’importanza della loro esistenza, di poter “scalare” i vertici. Il calcio è nato e si è sviluppato in Europa tra le  associazioni di operai, tra le istituzioni studentesche, tra le infrastrutture delle chiese cristiane e delle sinagoghe ebraiche.

Il calcio, ma molti se ne sono colpevolmente dimenticati, è l’oro dell’Europa, non è solo uno sport. É sempre stato la rappresentazione plastica del perché proprio nel Vecchio Continente sia stato inventato e diffuso il concetto di “Welfare State”, e non è un caso come la sua origine sia da ricondurre alla “Poor Law” (legge sui Poveri) promulgata nel 1601 in Inghilterra. Non è casualità come proprio “nell’Isola” sia stata concepita nel 1215 la “Magna Carta Libertatum”, da cui poi ne è disceso il diritto all’ "Habeas Corpus”, ovvero la garanzia di essere davvero tutti uguali di fronte alla legge e a qualsiasi forma di potere. E’ dalla “Battaglia di Waterloo” combattuta contro l’idea di dominio europeo di Napoleone Bonaparte fino al referendum sulla “Brexit”, che gli inglesi hanno tracciato una linea della decenza oltre la quale proprio non si può andare. Ed è grazie ai tifosi inglesi, mobilitatisi con proteste in tutta l’Inghilterra e appoggiati dal premier Boris Johnson (“il calcio è importante quanto le arti per la cultura britannica”), che l’idea di una “SuperLeague”, di chiara matrice culturale “neoliberista”, è stata bloccata.

I sei club inglesi che avevano aderito all’idea folle del duo Agnelli/Perez, sorpresi e impauriti dalle reazioni dei loro tifosi, hanno ritirato la loro adesione dalla “Lega per ricchi”,  scusandosi con la loro gente. Agnelli e Perez hanno dovuto ammettere il fallimento della congiura, dato che senza gli inglesi nessun club per ricchi si può realizzare. “Che il Diritto Prevalga”, recita il primo comma della Costituzione inglese, notoriamente non scritta ma tra le più rispettate del mondo. L’Inghilterra, per ora(“siamo solo in stand by”, ha detto Florentino Perez), ha nuovamente salvato la coscienza dell’Europa, e in questo momento pare sentire risuonare tra tutte sue lande, le sue vie, i suoi luoghi di ritrovo, le immortali parole di William Shakespeare. “Io non vengo qui a smentire Bruto, ma soltanto a riferirvi quello che io so”. “Non abbiate paura!”, con queste parole cominciava il pontificato di Giovanni Paolo II; oggi i tifosi, molte professionalità del mondo del calcio, persino dei politici, hanno sorprendentemente mostrato di non avere paura di fronte alle azioni prevaricanti di autentici leader della finanza internazionale. Tutto questo grazie al calcio. Che meraviglia, e che buona notizia. Gli intellettuali riflettano e si riparta da qui.

Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.