Loquor

La nuova Champions League

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Torna un nuovo appuntamento con "Loquor", la rubrica a cura di Carmelo Pennisi

Carmelo Pennisi

“E’ per rinascere che

                                                                                      siamo nati”.

Pablo Neruda

Viene un po’ da sorridere quando ci si accosta all’informazione sportiva, uno strano luogo tra il fiabesco e il romanzo avventuroso dove a volte si può davvero trovare tutto e il contrario di tutto, in un curioso gioco dai tratti allucinogeni all’apparenza messo in piedi più da abili giostrai che da editori seri e con la cravatta giusta. Appena scesi da Marte, dei simpatici viaggiatori provenienti dal “Pianeta Rosso” potrebbero rimanere alquanto confusi sfogliando una qualsiasi rassegna stampa approntata appositamente per loro come regalo di benvenuto sul nostro magnifico e pazzo pianeta. I marziani alzerebbero le sopracciglia come segno visibile di preoccupazione scorrendo il profluvio di parole scritte sulla crisi economica del calcio europeo, aggravatesi ancor di più nei due anni di pandemia da Covid 19. Scoprirebbero l’esistenza di un grande club chiamato Barcellona con oltre un miliardo di euro di debiti in bilancio e come una grande banca d’affari, la Goldman Sachs, sia intervenuta con un “prestito senior” da 500 milioni perché altrimenti i “Blaugrana” non avrebbero potuto nemmeno pagare gli stipendi ai propri dipendenti. Sorrisi ironici e conseguenti ammiccamenti attraverserebbero la simpatica comitiva proveniente dalle stelle, poiché anche dalle loro parti esiste il metodo del far fare altro debito per pagare un debito, ed è meglio se l’operazione avviene con la formula “privilegiata”, una sorta di “corda lunga dell’impiccato” usata per trasmettere la sensazione di poter far durare all’infinito delle convulsioni asfittiche terminali, a dare l’idea come la morte sia lì, ad un passo dal sancire il trapasso definitivo. In tutto il nostro sistema solare si sa come il modo più facile per convincere a infilarsi un cappio sia quello di incutere timore, di dare l’idea precisa di cosa sia una strada senza uscita.

C’è stato un Presidente del Consiglio quasi distrutto dal dolore nel paventare agli italiani il probabile mancato pagamento di stipendi e pensioni nell’approssimarsi del Natale: fu così che insieme a Gesù Bambino quel Natale nacquero anche gli esodati. “Fiumi di parole” canterebbero, tornando sul palco di Sanremo 1997, i “Jalisse”, considerando la semantica l’inizio di ogni incomprensione/comprensione e adattamento della realtà al punto di vista di nostro piacimento. Ed è su un punto di vista a suo parere insindacabile (spero si noti l’ossimoro) che Andrea Agnelli un giorno del “Tempo della Pandemia” lancia un grido di dolore da far impallidire i “muezzin” incaricati dall’alto di un minareto di avvertire i figli dell’Islam come Allah esista almeno cinque volte al giorno nello scorrere della loro esistenza. Il figlio di Umberto l’8 settembre del 2020 (la data è di quelle molto “care” a noi italiani, più o meno come quella in cui i tg ci informano dell’avvento dei nostri doveri fiscali), davanti all’assemblea dell’Eca (erano i bei tempi della pre SuperLeague, quelli in cui Aleksander Ceferin faceva da padrino di battesimo alla figlia del presidente della Juve e i due si davano delle cameratesche pacche sulle spalle) informa tutto il mondo terracqueo, piatto o tondo che sia, del calcio privato da 4 miliardi di euro di ricavi a causa delle conseguenze del virus maledetto.

“Ricominciare sarà difficile – diceva in quei giorni il nostro eroe – e ricominciare una nuova stagione sarà difficile sia dentro che fuori dal campo”, e leggendo queste drammatiche  dichiarazioni i nostri amici marziani potrebbero essere presi da un sentimento misto tra il terrore e lo sconforto, più o meno come quando si vede la sequenza del film “Apollo 13” (il cinema americano domina anche su Marte) in cui i serbatoi di ossigeno esplodono e si capisce come non solo l’atterraggio sulla Luna sia diventata una chimera, ma anche il rientro sulla terra. E in quel momento un compunto addetto dell’ONU interverrebbe a per ricordare alla pattuglia marziana la necessità di andare sempre in fondo ad una storia, e di non fermarsi ai dettagli(gli sceneggiatori sono dei veri bastardi quando vogliono farti fermare per forza sui dettagli). Bisogna pazientare e aspettare il “turning point” presente in ogni buona storia, prima di lasciarsi andare in uno stato definitivo dei sentimenti. Bisogna capirli i marziani, non sono a conoscenza del maledetto/benedetto “processo dialettico” hegeliano e quindi faticherebbero un po’ a orientarsi nello scorrere la nostra rassegna stampa. Ma all’improvviso, svoltando una pagina e proprio quando non te lo aspetti più, ecco arrivare Matt Damon e Danny De Vito con il loro “The Rainmaker”: nuova pioggia di soldi sul calcio. Silenzio? Sorpresa? Curiosità? Difficile dire da quali emozioni sarebbero pervasi i nostri amici “rossi” nell’apprendere come dal 2024 la nuova Champions League aumenterà gli introiti da marketing e dai diritti tv del 42,8% e addirittura si disputeranno cento partite in più, portando i ricavi a oltre 5 miliardi di euro l’anno. Ma Agnelli aveva detto… cosa aveva detto? Non aveva fatto tutto quel discorso sulla difficoltà del ricominciare?

Andiamo, cari marziani, ma non avete ancora capito come sulla Terra le parole valgono solo nel momento in cui si dicono? Non siete entrati nella logica terrestre di parole utili a sostituire altre parole? Anche Boris Johnson tempo or sono aveva annunciato enfaticamente la candidatura di tutta la Gran Bretagna, congiuntamente all’Irlanda, per organizzare i Mondiali di calcio 2030. “Questa è la patria del calcio – aveva detto l’attuale Primo Ministro inglese -, adesso è il momento giusto. Sarà qualcosa di assolutamente magnifico per il Paese”, e dalle parti della “Perfida Albione” era subito partito uno studio di fattibilità di tutta l’operazione. Maledetti studi di fattibilità… sarebbero capaci di uccidere qualsiasi sogno o progetto. Si pensi solo per un attimo cosa avrebbe fatto Nostro Signore se solo si fosse messo a fare uno studio di fattibilità prima di incaricare l’Arcangelo Gabriele di Annunciare a Maria il Lieto Evento… no, non oso immaginare cosa sarebbe successo se questo studio di fattibilità fosse stato fatto, magari il Creatore sarebbe giunto alle stesse conclusioni di Julian Knight, Presidente della Commissione Britannica del Dipartimento di Sport e Media: “Organizzare un mondiale sarebbe per il Paese un progetto di gigantesca e costosa vanità”. I marziani potrebbero essere in un punto di non ritorno sulla comprensione delle questioni terrestri, perché in fondo a Boris Johnson e alla sua “sua patria del calcio” potrebbero aver creduto. Potrebbero leggere in qualche pagina della rassegna stampa come le prime regole del calcio, le “Sheffield Rules”, furono codificate a Sheffield nella seconda metà dell’800 e si estesero per buona parte del nord dell’Inghilterra. Ancora una volta l’intervento dell’addetto ONU sarebbe opportuno, perché sarebbe in grado di spiegare quanto mattacchione sia “Bojo”, uno che nel tempo libero si diverte a costruire modellini di autobus ricavati da delle vecchie cassette di legno: “Ci dipingo sopra dei passeggeri felici – ha dichiarato una volta Johnson -, e le cassette di legno sono quelle che contengono due bottiglie di vino”.

Ebbrezza e felicità sarebbero due motivi convincenti per spiegare “Bojo” ai marziani, pronti a comprendere la sintesi finale della poderosa rassegna stampa: “La UEFA ha ricevuto già quattro offerte definitive per vendere i diritti della Champions League per suo conto in tutto il mondo, saranno 36 le squadre (invece di 32) a partecipare, la gara di assegnazione della vendita dei diritti è stata gestita congiuntamente, per la prima volta, dalla Uefa e dalla European Club Association (ECA). Con cento partite in più da vedere ci si prepari a non uscire più di casa”. Ed è finita così? Chiederebbero stupiti, e forse un po’ indignati, i marziani prima di imbarcarsi per ritornare a casa. E in quel momento non si potrebbe non dirgli una verità fondamentale, e cioè come il “The End” posto alla fine di un film sia una diavoleria inventata dal marketing per mettere ansia. Si sa come le persone abbiano difficoltà ad accettare la fine di ogni cosa e quindi quel “The End” è solo uno stimolo per spingere tutti noi a cercare sempre un nuovo inizio. Il calcio non era finito in rovina con la pandemia e non è sicuramente rinato con la nuova Champions. Tutto, come sempre, è un divenire. Ah, se nel Rinascimento avessero guardato con ossessione agli studi di fattibilità, magari oggi non godremmo della vista della “Pietà” di Michelangelo. E se Diego Armando Maradona si fosse messo a ragionare sulla distanza e su quanti giocatori inglesi ci fossero tra sé e la porta, sicuramente non parleremmo del “gol del secolo”. Non so, ragioniamoci un po’ su. Ma chi avrà inventato la gabola del “The End”?

Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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