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Duplice attentato allo sport, ma non sarà Cairo il paladino che lo difende…

BENEVENTO, ITALY - JANUARY 22: Urbano Cairo, president of Torino FC during the Serie A match between Benevento Calcio and Torino FC  at Stadio Ciro Vigorito on January 22, 2021 in Benevento, Italy. (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Il Granata Della Porta Accanto / Lotito e Agnelli attaccano i principi di sportività, ma è difficile cucire sul presidente granata un abito da Robin Hood

Alessandro Costantino

Le situazioni di emergenza spesso tirano fuori il meglio dalle persone: un pericolo comune, ed il Covid 19 lo è sicuramente, tende a compattare la gente, a sviluppare quell'unità di intenti che è alla base della capacità tipica dell'uomo di resistere alle avversità naturali e ad organizzarsi per rispondere alla minaccia e neutralizzarla. Ma anche la solidarietà è un tratto tipico delle situazioni di grave emergenza: si dà una mano, si aiuta chi ha più bisogno e si cerca di non lasciare indietro nessuno. I latini però dicevano, senza allontanarsi troppo dal vero, che homo homini lupus e pertanto non stupisce che, al contrario, di quanto detto prima, nelle situazioni di emergenza ci sia anche chi cerca di trarre dei vantaggi personali a discapito degli altri, in barba ad ogni possibile sentimento di solidarietà. Nell'ultima settimana, due personaggi legati al mondo del calcio italiano si sono distinti non solo per una totale mancanza di senso di solidarietà, ma anche per aver calpestato con le proprie dichiarazioni lo spirito sportivo che dovrebbe animare chiunque lavori nel mondo dello sport.

Ovviamente parliamo di Claudio Lotito e Andrea Agnelli che negli ultimi giorni hanno perpretato un vero e proprio attentato ai danni della connotazione sportiva, nel senso più nobile del termine, del calcio. Il presidente della Lazio ha perso una bellissima occasione per far trionfare il buon senso nella vicenda della partita Lazio-Torino non giocata per l'impossibilità dovuta a forze di causa maggiori (divieto della ASL alla partenza della squadra granata per la capitale) e per la quale la società biancoceleste ha chiesto il 3-0 a tavolino. Ed avendo il giudice accolto la tesi del Torino disponendo il rinvio della gara, Lotito ha già preannunciato che farà ricorso "in ogni sede" per vedersi assegnare questi tre punti. È chiaro che ogni commento è superfluo perché di fronte al Covid ed alle difficoltà legate ad un tale momento, un gesto particolarmente sportivo sarebbe stato quello di accettare il rinvio della partita per provare a battere l'avversario sul campo (cosa peraltro al momento, ahimè, nemmeno così difficile stando alle classifiche di granata e biancocelesti…) e non a tavolino.

D'altronde anche la partita d'andata fra le due società era stata ammantata da polemiche per i tamponi "ballerini" di alcuni laziali risultati, nell'arco di tre giorni, prima positivi poi negativi poi nuovamente positivi lasciando più di qualche dubbio (con annessa indagine della procura federale in corso) sulla liceità dell'impiego di giocatori come Ciro Immobile nella gara col Torino. Dall'altro lato, in questi stessi giorni, un'altra picconata all'essenza sportiva del calcio è stata tirata, e non è la prima, da Andrea Agnelli il quale è tornato a sostenere la "necessità" di creare una superlega europea con accesso non meritocratico, ma di diritto, sebbene non si capisca quale... Un abominio che il rampollo della famiglia Agnelli sta portando avanti da un po' di tempo sotto il cappello dell'Eca, l'associazione elitaria dei club europei capeggiati dalla Juventus. Il progetto è noto: spillare più soldi alle TV ed agli sponsor giocando in loop sempre le stesse partite fra "big" fregandosene serenamente del restante 99 per cento del mondo del calcio in nome del dio denaro.

Un progetto semplice quanto odioso, un vero attentato allo sport e al suo più nobile ed alto significato. It's the end of the world as we know it cantavano i R. E. M. parecchi anni fa e se l'assurdo progettato di Agnelli andasse in porto sarebbe davvero la fine del calcio per come eravamo abituati a conoscerlo (e amarlo). Il vantaggio di pochi spacciato per l'utilità di molti è una delle forme più odiose di truffa che gli essere umani sanno mettere in atto per prevaricare gli uni sugli altri. Un vecchio proverbio dice che il più grande inganno del Diavolo è farci credere che non esista, cioè quello che in fondo stanno facendo i signori dell'Eca: farci credere che non esiste nessun tentativo di uccidere il calcio, ma al contrario insistere che la strategia proposta sarà la sua salvezza. In tutte le storie, però, dove emergono dei "cattivi" ci sono sempre dei "buoni" pronti a lottare per far sì che il bene trionfi. In entrambi i casi, apparentemente, ma solo apparentemente, è proprio Urbano Cairo a vestire i panni dell'eroe che cerca di neutralizzare gli imminenti pericoli. Nella querelle con Lotito, Cairo è avversario di "ufficio" del presidente della Lazio solo perché presidente del Torino, nei confronti invece di Andrea Agnelli l'editore alessandrino si è più volte pronunciato contro il suo progetto di superlega europea. Bene, dovremmo tutti essere felici ed anche sentirci ben rappresentati da un presidente che difende la propria società di fronte ad un presunto sopruso e si schiera apertamente contro il più grande tentativo mai realizzato di uccidere il calcio. Peccato che la realtà sia un pochino differente e purtroppo non è, e non sarà, Cairo il paladino che salverà lo sport, il calcio o eviterà che il Toro subisca torti.

Sebbene, infatti, il patron granata sembri osteggiare le trame di Agnelli in Europa, all'interno della Lega le posizioni dei due sui temi legati alle risorse del calcio italiano, in particolare i soldi derivanti dai diritti TV, coincidono parecchio, per non dire che sono perfettamente allineate. Prova ne è il fatto che Cairo con Agnelli aveva fatto, a suo tempo, carte false per far eleggere Micciché, uomo legato a doppio filo alla famiglia, a presidente della Lega Calcio e che lo stesso Cairo non si è mai pronunciato contro l'iniquità del sistema italiano di spartizione dei diritti TV, sistema che ha il rapporto tra la prima squadra e l'ultima più sbilanciato fra i principali campionati europei. Oppure basti pensare che Cairo è stato fra i promotori dell'ingresso dei fondi di investimento nella Lega stessa pur di aumentare gli introiti delle società a discapito dell'autonomia decisionale del calcio italiano. Difficile quindi cucire su Cairo un abito da Robin Hood. Così come è difficile vederlo come un "nemico" di Andrea Agnelli quando, ad esempio, si è distinto come il presidente del Toro che ha licenziato il suo allenatore (Mihajlovic) perché reo di essersi pesantemente scagliato contro le ingiustizie arbitrali subite in un derby di Coppa Italia…

"Nell'immaginario di noi tifosi granata, il presidente del Toro dovrebbe essere una figura un po' mitologica, un uomo tutto d'un pezzo capace di incarnare e sostenere gli ideali granata di correttezza, tremendismo e caparbietà: purtroppo dopo più di quindici anni di presidenza Cairo possiamo serenamente, e con grande amarezza, affermare che il nostro attuale presidente è ben lontano dall'essere quel tipo di presidente. Un vero paladino dei valori granata non avrebbe lasciato passare cinque anni senza muovere un dito per ottenere il via libera all'utilizzo del Robaldo una volta ottenuta la sua concessione. Perché per essere un "eroe" ai nostri occhi non è fondamentale ergersi a salvatore dei valori dello sport in generale, ma anche solo "limitarsi" a più "modesti" obbiettivi come quello di costruire una casa per la nostre giovanili. Così, giusto per cominciare a fare qualunque cosa di un elenco che francamente sta diventando imbarazzantemente lungo…

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

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