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Il granata della porta accanto

Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il…portiere!

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Il Granata della Porta Accanto/ Spesso l'ambiente intorno al Toro si focalizza su capri espiatori, tipo Vanja, perdendo di vista il quadro generale

Alessandro Costantino

Sette punti, sette maledetti punti, separano il Toro da quella che è considerata a tutti gli effetti la quota salvezza per antonomasia: 40 punti. Mancano 12 giornate, è vero, ci sono 36 punti a disposizione, un'infinità, e farne 7 non sembra un'impresa titanica, tutt'altro. Eppure, e lo dissi anche la scorsa settimana, raggiungere questo traguardo virtuale con almeno un quarto di campionato da giocare darebbe enorme autostima e nuovi orizzonti all'ambiente granata, decisamente scottato dopo le ultime due ansiosissime stagioni.

D'altronde, dopo le ultime quattro partite con lo score di un pari e tre sconfitte, lo ha sottolineato anche Juric in conferenza stampa pre-Bologna: "Ci siamo giocati tutti i jolly". Per essere credibili e dimostrare di aver svoltato ora contano i punti e almeno 7 vanno fatti nel più breve tempo possibile. Possiamo discutere sul fatto che le squadre di Juric calino sistematicamente nei gironi di ritorno e che in fondo la rosa è quella che si è salvata a stento negli ultimi due campionati, ma se c'è una cosa che il mister ha dimostrato sinora è che il vento, almeno per quel che riguarda l'approccio e il modo di giocare della squadra, è cambiato da quando si è seduto lui sulla panchina granata e sarebbe un peccato non dare continuità a questo "wind of change", come canterebbero gli Scorpions. Sette maledetti punti e si potrà ragionare di un Toro più forte l'anno prossimo. Sette punti e si potrà mettere di fronte alle proprie responsabilità chi ha in mano il Toro ed è chiamato, spesso eludendo questo immenso onore ed onere, ad agire per portarlo il più in alto possibile nel rispetto della sua storia e dei suoi valori.

Rido perché come sempre durante le annate del Toro l'attenzione si tende a focalizzare su questioni di "lana caprina" ed in questo modo si tende a perdere di vista il quadro generale e quindi la giusta misura dei vari gradi di responsabilità nei successi o negli insuccessi del Torino dentro e fuori dal campo. Nell'ultimo mese e mezzo, ad esempio, tifosi e media hanno scatenato la caccia alle streghe contro Milinkovic Savic autore, sì, di qualche errore di troppo, ma assurto anche troppo velocemente a capro espiatorio di ogni male riferibile alle faccende granata. Che Vanja non sia il più forte portiere della serie A siamo tutti d'accordo, che sia lacunoso in alcuni fondamentali pure, ma da qui a farlo passare per la causa principale dei pochi punti fatti nel girone di ritorno è francamente troppo.

Il calcio è un gioco di squadra e mediamente ogni giocatore incide per un undicesimo sul rendimento della squadra. Senza alcuni errori di Vanja il Toro avrebbe 3, massimo 4 punti in più, ma la stessa cosa si può dire per certi errori in avanti di Sanabria o di Singo e di alcune distrazioni difensive di Djidji e Lukic. L'errore del singolo fa parte del gioco, ma il peso complessivo del singolo non può essere così determinante come le critiche a Milinkovic Savic ci vogliono fare credere. Semplicemente è più facile trovare il capro espiatorio invece che fare una complessa analisi di meriti e colpe.

La stagione del Toro è buona sinora, ma i risultati del campo vanno sempre accompagnati da un'attenta analisi di come si muove la società fuori dal campo. In fase di mercato di gennaio, ad esempio, il segnale arrivato dalla dirigenza è stato apprezzabile, visto che si è deciso di investire sul futuro con l'arrivo di Ricci, Pellegri e Seck. Quindi bene. Dall'altro lato, però, tutte le questioni aperte dall'estate (Robaldo, migliorie del Fila, settore giovanile, sviluppo marketing e impianto di proprietà) giacciono immobili senza che nulla di concreto si sia mosso. Ho più volte ripetuto che occorre stare vigili sulle intenzioni di Cairo che in passato ha dato l'impressione di puntare maggiormente al titolo di campione d'Italia del "tirare a campare" più che a quello di presidente appassionato e voglioso di fare crescere il Toro. La costante del Torino degli ultimi sedici anni è stato lui ed il suo modus operandi è ormai abbastanza chiaro.

Spero vivamente che in quanto tifosi del Toro attenti e passionali, dopo tutto questo tempo tutti noi non caschiamo nell'errore che la saggezza orientale sottolineava in un suo famoso detto: quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda…il portiere! Rimettiamo gli occhi sulla luna, non facciamoci dare degli stolti, che a trovare un portiere più bravo ed affidabile di Milinkovic Savic si fa sempre in tempo, mentre trovare un presidente come lo vogliamo noi è un'impresa titanica, ma, e qui sta la nota dolente, soprattutto non dipende da noi…

 

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

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