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LA SCOSSA GRANATA

Cronaca di un derby, da Roma a Torino. La birra in mano, il granata nel cuore

Cronaca di un derby, da Roma a Torino. La birra in mano, il granata nel cuore - immagine 1
Torna l'appuntamento con "La Scossa Granata" la rubrica di Michelangelo Suigo
Michelangelo Suigo Columnist 

Era iniziata maluccio la "trasferta" da Roma per andare a vedere il derby al Grande Torino.

Arrivato in aeroporto con mio figlio Andrea (continua a non perdersene una) la mattina di sabato, in attesa del nostro volo per Torino, entra Ciro Immobile nella saletta di ITA. Anni addietro saremmo corsi ad abbracciarlo, ma dopo i noti fatti e misfatti, entrambi lo abbiamo totalmente ignorato, esattamente come stanno facendo i laziali dopo averlo osannato per molti anni. E pensare che sabato scorso ricorrevano 10 anni da quel mitico Toro Genoa 2-1, con gol strepitosi nel recupero proprio di Ciruzzo e di Cerci. La giornata è poi scivolata via fino all'arrivo a Caselle e poi allo stadio. L'emozione era altissima: sold out, 28.000 spettatori, coreografia fuori e dentro il Grande Torino pazzesca, una Maratona ancora più generosa del solito.

Un Toro da battaglia che non è riuscito a vincere,  ma si è fatto rispettare. Nonostante un 1° tempo con i granata contratti e lenti nella manovra, c'è stato un bel riscatto nel 2° tempo con alcune belle occasioni da gol, pressing e gioco che hanno costretto i gobbi nella loro metà campo. Certo, nella prima frazione di gioco abbiamo rischiato due volte di andare sotto (paratona di coscia in uscita disperata di Milinkovic-Savic e palo esterno di Vlahovic) ma la sconfitta sarebbe stata davvero ingiusta, perché nel 2° tempo li abbiamo messi alle strette ed abbiamo anche avuto due occasioni clamorose: Sanabria di testa e ancora di testa Lazaro al 94'. Quest'ultimo sarebbe potuto essere il gol della vittoria, ma altre volte partite così le avremmo perse al 97'. Anche perché, tanto per cambiare, l'arbitraggio è stato sfacciatamente favorevole ai gobbi, con Maresca che ha sventolato 3 gialli ai nostri sul primo tentativo di proteste (legittime), ignorando invece due entrate killer di Kostic su Ricci e di Locatelli su Sanabria. Quello che è certo, è che i ragazzi di Juric hanno dato tutto. Il controllo del gioco è quasi sempre stato nostro, e anche se é mancato il gol (nessuna novità, ahinoi), abbiamo sicuramente giocato da Toro. Pur tra i consueti limiti, abbiamo anche provato a vincerla, ma senza cambi di qualità, contro un avversario che ha pensato solo a sporcare la partita, non era facile. Ecco, i cambi. Premesso che considero folle l'ennesima scelta di Juric di far partire titolare Tameze braccetto destro, avrei osato almeno Ilic e non avrei tolto Sanabria. Ma avrei anche cambiato prima Vojvoda (sostituito al 78') e Bellanova (uscito all'85' per crampi, che aveva però già accusato al 75'). Quanto alla difesa, lo abbiamo già scritto mille volte: nonostante gli infortunati Schuurs e Djidji, nella posizione di terzo destro possono giocare (rigorosamente nell'ordine) Sazonov, Vojvoda e Lovato.

E, magari come quarta scelta, un certo Dell'Aquila, leader della Primavera di Scurto. Tameze va bene come cambio a centrocampo (ne abbiamo bisogno!), ma può essere utile in difesa solo in casi estremi, non ora. Contro la Juve, Juric gli ha pure affidato il compito molto difficile di marcare Chiesa. Dopo soli 7 minuti lo juventino gli ha preso 3 metri in uno scatto di 15, crossando indisturbato per Vlahovic, che per fortuna ha preso il palo. Poi il francese è riuscito a prendergli un pò le misure, ma se la palla fosse entrata, probabilmente saremmo ancora qui a piangere. Con lo 0-0 nel derby il Torino è la formazione che ha mantenuto più volte la porta inviolata in casa in questo campionato (11), mai successo ai granata tra le mura amiche nella loro storia in Serie A, raggiungendo la ragguardevole cifra di 16 clean sheet in totale. Però, rispetto al fortino difensivo, in attacco troppo spesso le polveri sono state bagnate: ben 13 le partite senza gol. Quanto ai derby, le ultime 18 sfide in campionato ci hanno visto non piangere per sole 5 volte, con pareggi che talvolta ci hanno lasciato l'amaro in bocca, ma con ben 13 sconfitte. Sicuramente questa volta, dopo molti match, nei minuti finali non abbiamo vissuto in apnea totale trincerati in difesa, ma, al contrario, siamo stati in attacco, rischiando pure di fare il colpaccio. Se al posto di Lazaro ci fosse stato Zapata, quella palla maledetta sarebbe sicuramente entrata. Anche i numeri confermano la buona prova granata: 13 tiri a 8, 2 a 3 in porta porta, 12 occasioni da gol a 8, 6 corner a 2. Quindi, inutile negarlo, il rammarico è il sentimento prevalente.

Rammarico per una partita che si poteva e doveva vincere, se si voleva avere ancora una remota chance di qualificazione europea. Noi non corriamo, ma siamo noni, a - 4 da Lazio e Napoli, davanti alla Fiorentina (+1, con una partita in meno) e al Monza (+2). Ci sono ancora sei sfide: pressoché proibitive Inter e Atalanta fuori casa, toste Bologna e Milan in casa, poi Frosinone e Verona, entrambe in lotta per la salvezza (la prima al Grande Torino, la seconda fuori). Molto, molto complicata. Ma con il cuore visto nel 2° tempo possiamo fare qualsiasi cosa. Doveroso crederci, obbligatorio provarci. Interessante il commento del Presidente Urbano Cairo alla domanda "C'è chi teme che possa essere stato l'ultimo derby di Buongiorno in maglia granata". "No, no - la risposta - e devo dire che ha marcato molto bene Vlahovic".

Vedremo. La speranza che Bongio resti è l'ultima a morire, ma dobbiamo essere realisti. Comunque c'è ancora tempo, ma prima di chiudere devo raccontarvi come è finita la nostra "trasferta" dopo il derby, se no che cronaca è? Con mio figlio ci siamo incontrati con Domenico, uno dei migliori amici di sempre, compagno di prima liceo al Volta, ovviamente granata. Con lui e altri nuovi amici, Vittorio, Giorgio, Fabio e Fabrizio, siamo andati a cena nella consueta Birreria Don Giovanni, a due passi dal Grande Torino, per commentare il nostro amato Toro. Ah, il coro più gettonato era "Noi non siamo gobbi di m....". Tante risate, amicizie vecchie e nuove che si saldano,

con la birra in mano e il granata nel cuore. Ecco perché ci dovete provare: per il meraviglioso popolo granata.

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