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Gianni Infantino contro Mr. Bean

Gianni Infantino contro Mr. Bean - immagine 1
Torna l'appuntamento con "Loquor", la rubrica a cura di Carmelo Pennisi

“Noi europei dovremmo

scusarci per tremila anni”

Gianni Infantino

 

Ci sono momenti che pur volendo rimanere nella storia, finiscono inevitabilmente nella satira con punte surreali alla “Don Chisciotte della Mancia” di Miguel de Cervantes, che fu soldato, domestico, spia, agente delle tasse, schiavo e carcerato, e quindi provvisto di un curriculum adatto a sabotare la realtà con ironia e lucida follia. Le luci del palcoscenico si accendono, il cuore comincia a battere forte, il sangue scorre veloce lungo tutte le vene, gli occhi diventano ciechi per l’eccitazione e in quel momento, proprio in quel momento, sai di dover giustificare il tuo essere salito faticosamente sul “Golgota”, glorificando chiodi penetrati nella carne per reggerti su una croce esposta al mondo: “oggi mi sento gay, arabo, lavoratore migrante, disabile”, affermi di fronte ad un uditorio attonito e confuso, perché convinto di trovarsi in quel luogo per scrivere di storie di pallone. Gratificato(e anche un po’ glorificato) dall’aver “sdraiato” tra i più grandi figli di buona donna del pianeta(i giornalisti), non riesci a resistere al “coup de foudre” finale, quello pensato e ripensato per settimane. Forse per mesi. O anche per anni. Perché in realtà, sin da bambino nella tua “amata Svizzera”(la citazione di Antonio Razzi, politico passato sulla politica italiana come una “Cometa di Halloween”, è assolutamente voluta), non hai fatto altro che sognare di superare Giovanni Paolo II, quando alla vigilia del “Giubileo” del 2000 si scusò per alcune “colpe storiche” nei duemila anni di storia della Chiesa appena trascorsi, invitando l’Europa dal pulpito iridato a scusarsi per tremila anni non si capisce bene di cosa. Certo, si è uomini e peccatori, quindi commettere nefandezze di ogni tipo è un po’ da mettere in conto, ma è davvero strano, caro Gianni, come tu ti sia dimenticato di mettere anche gli Stati Uniti in fila davanti ad un ipotetico confessionale o tribunale della FIFA.

Forse loro non debbono scusarsi di nulla con gli arabi? Si capisce quanto la tua amata Svizzera ti abbia insegnato la prudenza e una naturale inclinazione alla neutralità, che poi sostanzialmente vorrebbe dire farsi bene gli affari propri in silenzio e con discrezione, ma oggi è facile prendersela con l’Europa e i suoi istinti suicidi, ormai, nonostante torme di intellettuali e politici ci avessero promesso che l’unità l’avrebbe resa più forte, praticamente non conta più nulla e si è fatta mettere da Joe Biden in prima fila, senza se e senza ma, davanti alle trincee del nemico Vladimir Putin. Questa Europa a cui non hai concesso nemmeno di far mettere le fasce per i diritti “Arcobaleno” ai capitani delle sue squadre, e che rimane in silenzio e con i giocatori inglesi in ginocchio prima del fischio di inizio di una partita non si sa se per il “taking the knee” contro il razzismo o per dirti che sì, hanno capito bene cosa volete dagli europei tu e i tuoi nuovi amici arabi. Mi rendo conto, caro Gianni, come la “Reconquista” di Ferdinando e Isabella di Castiglia tu a scuola debba averla confusa con una “Conquista”(la semantica è importante, sai?), e proprio non ti sia reso conto quanto, nella storia delle vicende umane, il più pulito abbia la rogna. Forse sarebbe meglio, a volte, restare sui problemi del presente, che già balle da decodificare ne ha tante, e su questo provare a risolvere qualche controversia o fraintendimento. Ancorarsi continuamente sul passato rischia di far svoltare nel surreale e non sempre si fa una bella figura. E’ un ricordo esageratamente stentoreo il tuo tentativo,assai comico, di far ritornare la tua figura calva e opulenta, nei vestiti firmati e negli accessori,  a quando, bambino, venivi preso in giro per i tuoi capelli rossi e il tuo essere figlio di immigrati italiani, in una analogia temeraria in cui hai fatto apparire la Confederazione Elvetica una enclave europea dal sapore schiavista come nemmeno Franco Brusati nel suo splendido film “Pane e Cioccolata”.

Una Confederazione Elvetica, tocca ricordare al malcapitato lettore di queste righe, che non ti ha impedito di laurearti in Giurisprudenza e di diventare uno dei manager più pagati e potenti al mondo. Ma non è colpa tua se per un attimo lo stai  fraintendendo,il mondo, hai tutte le attenuanti di chi sta vivendo il tempo del “politicamente corretto” dove tutta la comunicazione ha la necessità di essere “politicamente corretta”,e quindi non ti è parso vero di avere un proscenio dove mettere in atto la lezione appresa da una contemporaneità dove si è giunti a considerare il bacio del principe alla “Alla Bella Addormentata nel Bosco” una vera e propria molestia. E allora ecco prenderti a cuore la sorte dei migranti decisi a tutti i costi ad andare in Europa( e chi se ne importa degli eventuali tremila anni di scuse a loro dovuti da te teorizzati), auspicando si creino per essi “dei canali legali in cui possano andare(in Europa) a lavorare, come ha fatto il Qatar, e dare loro un po’ di futuro, un po’ di speranza”. Il Vecchio Continente ti è grato per avergli indicato una via e, soprattutto, per aver scansato il ricordo di una commessa di aerei militari francesi per 14, 6 miliardi di dollari, uno dei tanti modi usati dalla famiglia Al Thani per ringraziare Nicolas Sarkozy di essersi tanto speso, anche tramite Michel Platini, per l’assegnazione del mondiale di calcio al Paese, presto  diventata la tua lussuosa residenza e oggi da te difesa strenuamente(“non criticate il Qatar, criticate me che sono il responsabile di tutto”). Chiudere gli occhi e andare avanti, e ogni tanto fare finta di preoccuparsi degli “ultimi” come fanno le numerose “Charity” istituite e foraggiate dalle elite del mondo(magari prima o poi bisognerà indagare su questo opaco e inquietante reticolo di relazioni e privilegi), perché tutte le cose, a partire dalla metà dell’ottocento, sono più o meno andate sempre allo stesso modo. Soldi chiamano soldi, potere chiama potere, geopolitica chiama geopolitica.

Tu sai bene come tira il vento anche quando non si parla di “America’s Cup”, e i calcoli te li sei fatti davvero bene, annotando sulla tua agenda personale la nazionalità degli investimenti(quelli che contano) della “Qatar Investiment Authority”, sparsi tra il Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Svizzera, Cina e Giappone. In nome di questi investimenti ti sei preoccupato di fare quello che nessun politico europeo potrebbe mai fare, ovvero confondere la morale con il dovere della Giustizia, quella vera e non quella camuffata con rulli di tamburi e dichiarazioni di intenti mai portati in porto. Sei anche fortunato, perché l’Europa da te tanto criticata di falso moralismo un po’ una mano te l’ha data, visto come non riesca ancora a capire come nel mondo globalizzato tutto sia al momento talmente polarizzato, da far insorgere la “Lega Araba” contro il suo affrontare la questione dei mondiali in modo contraddittorio e per niente deciso, facendo scambiare la copertina della rivista satirica “Le Canard Enchaine”, che mostra calciatori barbuti del Qatar intenti a brandire asce, pistole e lanciarazzi, come la sua vera posizione politica. Caro Gianni, nel silenzio delle tue stanze ovattate dal lusso devi aver molto applaudito Sigmar Gabriel, ex Ministro degli Esteri tedesco, quando ha sbottato dichiarando come “il progresso non arriva dall’oggi al domani. Questo era vero per la Germania ed è vero per il Qatar ora. Anche per la Germania ci sono voluti decenni per diventare un Paese liberale”.

Mentre “passo dopo passo” si attende fiduciosi che il Qatar diventi ciò che culturalmente  non potrà mai diventare, non dimenticarti, caro Gianni, dei lavoratori immigrati, colpiti sovente dal non pagamento dei salari e dalla strage delle morti in cantiere, che alla fine dello show qatarino dovranno smontare i palcoscenici(gli stadi) dove le squadre hanno appena suonato, rischiando nuovamente la vita perché, nel frattempo, le condizioni di sicurezza sul lavoro da quelle parti non saranno mica migliorate e i riflettori torneranno a spegnersi mentre i giullari di corte(gli influencer) avranno rivolto la loro sterile attenzione su altre cose da illuminare. In quell’orgia di miliardi di dollari spesi e mandati al macero(chissà cosa ne pensa Allah, che tutto vede e provvede), l’unica cosa a rimanere in mente forse sarà quella scena simile alla galleria di “Mr Bean”, in cui, caro Gianni, ti alzi e vai ad abbracciare Bryan Swanson, responsabile media della FIFA, resosi appena protagonista di un “coming out”. In quel momento ci starebbe stato bene un rutto in platea, uno di quei gesti sonori portati alla gloria da Bud Spencer  e Terence Hill dopo una loro mitica fagiolata consumata nello scenario di uno dei loro mitologici e stralunati western all’italiana. Ma anche un rutto, a volte, ha la necessità di essere prodotto da un pensiero. Ed è proprio quello a mancare.

 

Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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