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Il Toro e il pericoloso mantra del “abbiamo tenuto tutti i più forti”

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Il Granata della Porta Accanto/ Come si può sperare di fare meglio senza rinforzi con un gruppo che si è piazzato decimo l'anno prima?

Siamo nani sulle spalle dei giganti: così, con questa metafora, Bernardo di Chartres nel XII secolo dipingeva la condizione di noi uomini moderni, capaci di guardare più "lontano" non perché più "alti" (quindi più bravi), ma semplicemente perché facilitati dalla possibilità di sfruttare le conoscenze acquisite da chi ci ha preceduto su questa Terra (come nani, appunto, sulle spalle di giganti). Per fare un esempio attuale ognuno di noi ha in mano un telefonino che è molto più potente dei computer con i quali la Nasa mandò l'uomo sulla Luna nel 1969 e ciò non sarebbe possibile se quegli scienziati di allora non avessero fatto passi da gigante, passi dei quali noi beneficiamo oggi sperando di essere i "giganti" per le generazioni future.

Per stare in metafora anche il Toro ha un passato "gigante" che permette alla società attuale di potersi fregiare di uno status acquisito nel passato, ma del quale con la gestione attuale si fa fatica a vedere quale possa essere la base per cui in un futuro tale prestigio potrà essere mantenuto. Non vincere a Milano con il Milan non è cosa strana visto che non ci riesce dal 1985, cioè da quasi quarant'anni, ma perdere come abbiamo perso ieri fa male per due motivi, entrambi dolorosi: il primo è che non contiamo nulla, se mai avessimo mai contato qualcosa, visti i due rigori fischiati dal Var nella notte di San Siro, il secondo è che non impariamo mai dai nostri errori.

Si diceva che il Var sarebbe stato la vera rivoluzione in termini di equità della competizione, ma sono proprio serate come quella di ieri che mettono dolosamente in dubbio la validità di questo strumento di supporto arbitrale: far notare all'arbitro due situazioni dove non sussistevano le condizioni per fischiare dei rigori è un palese spot per chi critica la Var ed ha interesse ad una sua abolizione. Creare ad arte delle "ingiustizie" ricercando situazioni che non influivano minimamente sulla dinamica delle azioni incriminate è a mio avviso una deliberata attività autosabotante della Var stessa. Un uso così chirurgico della moviola fa più male che bene al calcio e porta però a fare pensare alla gente che se ne potrebbe fare a meno, quando invece, se correttamente usata, la Var è la migliore garanzia per l'equità della competizione in ambito calcistico.

Il focus della sconfitta di San Siro però non dev'essere sull'arbitraggio, ma sui limiti, preoccupanti, mostrati dalla truppa di Juric. Un Toro così poco aggressivo, arrembante e propositivo è veramente imbarazzante per il periodo della stagione in cui ci troviamo: è a inizio campionato che l'entusiasmo dovrebbe essere alle stelle, la voglia di poter dimostrare di valere di più essere al massimo e la mente più sgombra perché non schiacciata dalle pressioni di classifica. Eppure se con il Cagliari la sterilità offensiva e lo scialbo 0-0 era stato etichettato come incidente di percorso legato più che altro al caldo infernale di quel pomeriggio torinese, a San Siro è stata la qualità infernale del Diavolo rossonero a mettere a nudo la pochezza tecnica di Rodriguez e compagni. Se a questo si somma la scarsa determinazione e una convinzione praticamente nulla nel poter fare male all'avversario ecco spiegato il senso del 4-1 milanista.

Ma qual è la vera preoccupazione che ci attanaglia dopo questa trasferta nella Milano rossonera? Facile rispondere: che le parole di Cairo, ripetute come un mantra per tutta l'estate, "abbiamo tenuto tutti i migliori" siano il preludio ad una stagione negativa come quella fatta dopo aver ottenuto i 63 punti con Mazzarri, quella stagione, cioè, in cui la squadra non fu colpevolmente rinforzata e Cairo ripeté incessantemente anche allora, a sua difesa, di aver trattenuto tutti i migliori. Tenere i migliori, infatti, è di solito semplicemente la base sulla quale operare dei correttivi per migliorare la squadra: un gruppo che ottiene un decimo posto è un buon gruppo che però ha ampi margini di intervento per essere migliorato!

Il Torino di oggi è l'esatta copia di quello dell'anno scorso, indebolito però dalla partenza di Miranchuk: come si può sperare che possa fare meglio di quanto fatto l'anno passato? E a maggior ragione se "i migliori" giocano al di sotto del proprio rendimento passato, come si può pensare di fare una stagione migliore senza adeguati rinforzi?

Purtroppo, come sempre, ci riduciamo all'ultima settimana di mercato per trovare disperatamente, e con affanno, correttivi per i quali c'era tutto il tempo di agire da maggio ad oggi. Non impariamo proprio mai dai nostri errori. E più che nani sulle spalle di giganti sembriamo nani sulle spalle di altri nani.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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