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Al Torino in diciotto stagioni sono cambiate tutte le figure dirigenziali e tecniche oltre a centinaia di giocatori, mentre solo una persona è sempre rimasta lì al suo posto a "dirigere il traffico". Vorrà dire qualcosa? Vagnati si è prodigato a ripetere nella conferenza che ha preceduto la prima amichevole della stagione che "non abbiamo bisogno di vendere nessuno". E sarebbe bello credere che Schuurs e Ricci rimarranno, oltre a essere giusto che sia così se la logica ambizione sportiva è quella di cercare di centrare un piazzamento europeo.
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Eppure il modus operandi di Cairo sul mercato è sempre stato monocorde. Sempre. Per acquistare occorre prima vendere, è da sempre il diktat presidenziale. Diventa quindi difficile pensare che di colpo la musica sia cambiata, contando per di più che Bellanova è già stata una piacevole eccezione. E che Popa e Tameze sono stati due mini investimenti con un certo criterio, compensati dalle uscite di Izzo e Warming. Come faremo, dunque, a prendere Doig? Come faremo a prendere uno o due trequartisti che al momento servirebbero come il pane per alzare il livello tecnico dell'attacco? Vendendo, ça va sans dire!
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E la prima carta da giocarsi in questo senso è Singo, ormai dato per sicuro sacrificato e sacrificabile, visto che non rinnoverà e che forse è quello che i tifosi rimpiangerebbero di meno. Basterà? Con un ricavo stimato di una decina di milioni come faremo a prendere i tre giocatori di un certo tipo che abbiamo poco fa detto essere indispensabili a Juric? E allora, a mio parere, conviveremo tutta l'estate con la paura di perdere almeno uno tra l'olandese erede di Bremer e il futuro centrocampista della Nazionale maggiore ex Empoli. A meno di ricorrere nuovamente ai prestiti con diritto di (non) riscatto oppure a qualche svincolato di lusso (Pereyra e Moutinho le voci più insistenti).
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Si dirà che mal comune mezzo gaudio: tutte le squadre di A prima vendono e poi comprano. In parte è vero, come però è vero che se vuoi modificare i valori in classifica dovrai provare a fare qualcosa di diverso anche sul mercato, altrimenti la forchetta ottavo-quattordicesimo posto diventerà la gabbia "dorata" in cui rimarremo imprigionati ancora a lungo. Juric sembra pronto a fare il suo con il materiale che gli verrà dato (e intanto non parla…), ma il mercato del Toro è destinato a vivere di luci ed ombre fino alla campanella che ne segnerà la fine. Niente di nuovo, niente di diverso. Quanto mi piacerebbe credere alle parole di Beretta. E quanto avrei voluto partecipare al coro "compra il Torino, Beretta, compra il Torino!" che i fratelli granata presenti a Pinzolo gli hanno riservato!
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Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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