“In fondo al pozzo non c’è sole né luna: c’è la verità”
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I buchi neri della condanna della Juventus
Leonardo Sciascia
Secondo Plutarco i grandi imperi assurgono a grande potenza perché posseggono, in qualche modo, una origine divina “tale da offrire agli occhi degli uomini qualcosa di grande e di inesplicabile”. Se Plutarco ha ragione, diventa altrettanto inesplicabile capire perché, ad un certo punto della vita di un impero, questa origine divina non basta più sorreggere la sua esistenza ed esso crolla, improvvisamente, esattamente come accadde per l’Impero Romano.
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Sarebbe una iperbole assai esagerata paragonare l’impero dei “Cesari” a ciò che è stata la Juventus per il calcio italiano, ma sappiamo come alcuni ordini di grandezza monstre aiutino a comprendere degli ordini di grandezza più modesti. Da quando Andrea Agnelli e la sua cerchia sono stati detronizzati dal ponte di comando bianconero, in conseguenza di quanto emerso dall’inchiesta “Prisma”, il crollo reputazionale e sportivo della Juventus è diventato un sillogismo contemporaneo della caduta degli dei. Provando a mettere da parte l’antipatia congenita provata da ogni italiano non juventino per il club degli Agnelli, vediamo di capire quanti “buchi neri” incomprensibili esistano in questa storia assurta, purtroppo, all’attenzione della stampa mondiale.
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Fino alla decisione di provare a fare un decisivo salto in avanti, con l’acquisto di Cristiano Ronaldo, nel mercato mondiale del calcio, globalizzando marchio e ricavi, tutto era sostanzialmente vissuto con il vento in poppa dalle parti di Vinovo. Il club bianconero sembrava un moloch indistruttibile, scudetti e trofei a go go, affari come quello di Pogba preso praticamente a parametro zero e rivenduto al Manchester United a 110 milioni di euro, stadio di proprietà, Andrea Agnelli assurto alla presidenza dell’ECA(l’associazione dei club europei), controllo totale sul mercato calciatori italiano.
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Cristiano Ronaldo diventerà il “bug” involontario inserito nel mondo idilliaco disegnato da Andrea Agnelli per tutti i tifosi bianconeri sparsi per il mondo. Nessuno poteva immaginare che quello oggi rubricato come un azzardo, ovvero l’acquisto del fuoriclasse portoghese accollandosi un ingaggio in quel momento insostenibile ma rivolto ad un futuro prefigurato come gravido di sostenibilità, si potesse rivelare l’inizio di una caduta di cui ancora non si vede un atterraggio, nemmeno come ipotesi.
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Quando il 9 marzo 2020 si conclude Sassuolo-Brescia, ultima partita prima del lockdown che farà scomparire il calcio per 105 giorni, siamo all’inizio della più grande crisi della storia del calcio italiano. I decessi per Covid si moltiplicano, quando Gabriele Gravina si presenta a “Che Tempo Che Fa” e conia una frase destinata a rimanere scolpita nelle vicende dello sport più amato nel Bel Paese: “non posso essere il becchino del calcio italiano”. Deve essere a quel punto che la dirigenza bianconera si accorge dell’effetto boomerang dell’affare Ronaldo: si era andati tutti al casinò e si era puntato tutto sul rosso, ma era uscito il nero, e un curioso ossimoro aveva avviato il bilancio della Juventus in un rosso sempre più profondo.
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Ma il problema non era solo juventino ma di gran parte del calcio italiano, fino a quel momenti finanziato grazie anche a quei metodi disinvolti che avevano avuto come stazione definitiva quella puntata tutta sul nero. Proviamo ad ipotizzare. Non ci sono più ricavi in ascesa (anzi le tv improvvisamente smettono di pagare la tranche dovuta per i diritti delle partite, perché la vogliono contrattare al ribasso), e le telefonate tra i presidenti probabilmente cominciano a diventare drammatiche. La Juve non può essere più la risoluzione dei problemi finanziari, perché il “bug” Cristiano Ronaldo è esploso nei suoi conti e annaspa confusamente (lo si può evincere dal contenuto di alcune carte dell’inchiesta “Prisma”) nel cercare una soluzione.
La gabola del rinvio del pagamento degli stipendi (sarà la magistratura ordinaria a stabilire se penalmente rilevante o meno) è uno degli ammortizzatori scelti per salvarsi dal disastro. Rinvio assai opaco del pagamento degli stipendi e ricorso sistematico alle plusvalenze fittizie, consentono ai bianconeri, e non solo a loro, di riprendere il percorso interrotto nel marzo 2020, e qualcosa li tranquillizza sul fatto che il danno dell’aver puntato tutto su un nero mancato possa essere alla fine sanato: Andrea Agnelli sa bene di avere un asso nella manica.
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Nella notte tra il 18 e il 19 aprile 2021, dodici club tra i più potenti del mondo annunciano la nascita della “Super League” europea di calcio. Lo shock in tutto il mondo sportivo è enorme, e molti fanno finta di essere caduti dal pero giurando di non aver mai sentito parlare, fino a quel momento, di questo esclusivo progetto, prodigo nel configurarsi come la nuova via dell’oro per i club sfiancati dalla pandemia nella voce “debiti”. La garanzia di sostenibilità è data da “Jp Morgan-Chase”, una delle banche “Big Four” statunitensi con una capitalizzazione di mercato da 420 miliardi di dollari. “Jp Morgan” assicura un bonus di 3,5 miliardi di benvenuto (furbescamente denominato “contributo di solidarietà” per sostenere i piani di investimento e per assorbire l’impatto della pandemia) agli aderenti della nascente Lega, completamente staccata da tutte le istituzioni calcistiche presenti in Europa.
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La cosa è stata pensata bene e nel rispetto delle regole comunitarie (se qualcuno pensa il contrario, non si rende proprio conto di cosa sia “JP Morgan”), e Agnelli quel 19 aprile deve aver toccato il cielo con un dito al solo pensiero di ricevere nelle casse del club la montagna di soldi promessi: “bug” Cristiano Ronaldo definitivamente neutralizzato e possibilità di poter finalmente guardare negli occhi, stavolta alla pari, il cugino John Elkan. Ma si capisce fin da subito come qualcosa non deve aver funzionato, perché non c’è un quotidiano che prova, nemmeno timidamente, a difendere le ragioni di questo progetto. E’ un segnale inquietante.
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La reazione di Aleksander Ceferin è furibonda, e fa ogni tipo di minaccia da potersi fare. Ma è quando Boris Johnson dichiara la “Super Lega” molto dannosa per il calcio (a cui seguirà un esplicito intervento del Governo di Sua Maestà ad obbligare i club inglesi a ritirarsi dalla nuova Lega), che il figlio di Umberto deve aver capito come il “bug” Cristiano Ronaldo non era stato neutralizzato, ma momentaneamente accantonato nello spazio di un annuncio. I 3,5 miliardi scompaiono alla stessa stregua di alcuni sogni che muoiono all’alba, e tutt’oggi rimane avvolto nel mistero come mesi di lavoro condotti da una delle banche più potenti del mondo possano essere stati portati avanti senza prima aver raggiunto un accordo con le autorità politiche e lobbistiche.
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E’ il vero incredibile buco nero di questa storia. Exor e gli altri azionisti della Juventus, non potendo più ignorare il “bug” Ronaldo, sono costretti a ricapitalizzare il club con un iniezione di 700 milioni di euro, e a quel punto cominciano le frizioni tra il padre padrone di Exor e il cugino Andrea, il quale continua ad ostentare tranquillità: nella primavera del 2022 la Corte Federale ha mandato assolti tutti i club coinvolti (e 59 dirigenti) nel processo sulle plusvalenze fittizie. “Non esiste un metodo oggettivo per dimostrare il reale valore di mercato di un giocatore”, questa è, in sintesi, la motivazione della sentenza assolutoria del Tribunale Federale. Agnelli, ovviamente conscio di quanto sia grave e irregolare la situazione delle plusvalenze fittizie all’interno del bilancio del club, tira un sospiro di sollievo e deve aver ritenuto di avere tempo per sconfiggere il maledetto “bug” Ronaldo. E’ il suo ultimo fatale errore, che gli costerà tutto, persino la vicepresidenza di “Stellantis”.
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“Andrea Agnelli paga lo sgarbo della Super League”, ha scritto il molto juventino direttore di “Tuttosport” Guido Vaciago, forse ingenuo nell’aver dato poco peso alle dichiarazioni di Evelina Christillin (rilasciate il giorno prima della sentenza dei – 10 e un siluro dritto nell’anima e nel cuore di Andrea Agnelli), altra Juventina eccellente e membro del comitato dell’ UEFA: “L’intervento dell’UEFA sulla questione è uno scenario possibile”. La manager torinese è moglie di Gabriele Galateri di Genola, fedelissimo di Giovanni Agnelli e poi dell’erede designato John Elkann, ed è possibile ipotizzare come tali dichiarazioni siano state fatte con l’avvallo del Presidente di “Stellantis”. La reazione umorale di Lapo Elkann su Twitter (“sei una arrampicatrice sociale”) è, appunto, una reazione umorale alla Lapo Elkann, anche perché riesce difficile immaginare la 67enne Christellin con il tempo e la voglia di potersi arrampicare ancora di più di quanto si sia già arrampicata nella sua vita.
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Intanto, mentre il futuro sportivo della Juventus è avvolto da un buco nerissimo, si moltiplicano le voci di un possibile disimpegno di Exor dal club bianconero. Semmai queste voci avessero un fondamento, e si arrivasse ad una cessione della proprietà, sarebbe la svolta copernicana del calcio italiano (e forse sarebbe la spiegazione di parte di ciò che sta accadendo in questi giorni). La Juventus è certamente colpevole riguardo alle plusvalenze fittizie (sulla questione stipendi inviterei chiunque a non pronunciarsi e ad aspettare la lettura delle carte), come lo sono la quasi totalità dei club italiani, e questo rende il procedimento operato solo nei suoi confronti un abuso di potere e una mortificazione del diritto. Si stia attenti a continuare a mortificare quest’ultimo, continuando così verrà il giorno in cui da strumento di garanzia si tramuterà in qualcosa d’altro di poco piacevole. E non sarà un bel giorno.
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Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.
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