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Decameron granata – La trasferta indimenticabile: “San Siro rappresentava un’entità suprema”

L’iniziativa / La ventesima puntata della nostra raccolta di novelle tra i lettori

Marco De Rito

"Cosa narra il Decameron? Narra di un gruppo di giovani che per dieci giorni si trattengono fuori da Firenze per sfuggire alla peste nera che in quel periodo imperversava nella città, e che a turno si raccontano delle novelle di varie tematiche. Sull’idea di Giovanni Boccaccio vorremmo strutturare qualcosa di simile insieme a voi. Il Decreto #iorestoacasa ci costringerà giustamente a rimanere nelle nostre abitazioni fino al 3 aprile. E allora perché non sforzarci con la memoria e provare a ricostruire alcuni nostri frammenti di vita rigorosamente granata. Momenti che giacciono nella nostra testa, ma potrebbero tenere compagnia e regalare emozioni ad altri “colleghi di fede”. Come Toro News, vorremmo creare un casolare virtuale granata, sull’esempio di Boccaccio, così come le storie che vorremmo che voi condivideste con noi e con tutti gli altri “fratelli” del Torino. Un modo per tenerci impegnati e per liberarci per qualche momento dei cattivi pensieri. Continuiamo dunque con la ventesima giornata di novelle.

"MANDA LA TUA NOVELLA GRANATA A redazione@toronews. net

"Ne ho fatte soltanto due di trasferte, la prima era una partita di Coppa Italia a Milano contro il Milan, credo fosse il 1967, allenatore Cadè se ricordo bene.

A San Siro non c’era molta gente ed io nel secondo anello ero abbastanza libero da… Vicini scomodi. L’unico che rompeva un po’ le palle era un tizio che continuava ad urlarmi nelle orecchie “Pierino cosa fai, gol gol gol”. Beh, dato che ero a casa sua non potevo proprio dirgli niente e poi ero in inferiorità numerica…

"Nel primo tempo circa a metà segna proprio Prati. Maledizione, il tizio di prima aumenta il volume anche se non ce n’era proprio bisogno! La partita, non entusiasmante in verità, si trascina abbastanza stancamente fino all’89' quando Facchin(!!!) segna il pareggio. Ero solo, esultanza mia abbastanza contenuta come potete immaginare.

"Roba da non credere, con i milanisti che imprecavano dicendo che una partita così bisognava vincerla almeno tre a zero. Per la cronaca il Toro quell’anno proprio in virtù di quel pareggio in extremis vinse la Coppa Italia. In pratica ho assistito al primo trionfo del dopo Superga. In fondo eravamo abbastanza forti anche se nessuno ci prendeva in gran considerazione.

Renato

"Essere tifosi del Toro e abitare mille chilometri lontano da Torino non è facile. Veramente, non è facile tifare Toro a prescindere da tutto... Dicevo: non è facile tifare Granata e abitare in un paesino della provincia di Taranto, in Puglia, dove tutti tifano Inter, Milan e La Squadra Che Non si Può Nominare.

"Nella mia famiglia si tifa, e si continua a tifare, Toro dal 1949 quando un cantastorie arrivò in quel paesino del Sud Italia, Monteiasi, e fece innamorare mio padre di loro, gli Invincibili.

"Va da sé che non potevo esimermi dall'abbracciare i colori granata una volta che ho cominciato a seguire il calcio. Ma mi mancava una cosa: vedere il Torino dal vivo.

"L'occasione si presenta l'1 settembre 1976, seconda giornata del girone eliminatorio di Coppa Italia: il Torino fa visita al Taranto. È una giornata torrida, si gioca alle 17,00. Alle 14,00 lo stadio è già stracolmo all'inverosimile. Il vecchio stadio della Salinella, fatto di tavole e tubi Innocenti, sembra vacillare sotto il peso di tante persone.

"Prima della partenza per lo stadio, un mio amico mi dice: "Ma tu tifi più per il Taranto o per il Torino?" Non ho saputo rispondere. Tifavo per il Toro, ma anche per la squadra della mia città. Negli anni Settanta mi sono perso pochissime partite casalinghe del Taranto.

"La risposta alla domanda del mio amico l'ha data il campo: al 7' del secondo tempo Puliciclone mette le ali incorna e batte il portiere del Taranto, Trentini. Lo stadio ammutolisce e si sente solo l'urlo di gioia di un ragazzino undicenne. Il mio urlo... Dopo quattro minuti pareggia Gori. Lo stadio torna a essere una bolgia e io ammutolisco fino alle lacrime. Ecco la risposta alla domanda del mio amico: IO TIFO TORO, tutto il resto è contorno.

"Giuseppe Monteleone

"Era il 13 marzo 1977

"Per la prima volta nella mia vita avrei visto il Toro a Milano con l'Inter

"Era il Toro dello scudetto nella stagione successiva al trionfo, quella che noi granata chiamiamo il campionato dei 50 punti ahimè non sufficienti per portare a casa il tricolore vinto dai gobbi all' ultima partita con 51 punti.

"Per la cronca la terza classificata, la Fiorentina era a 15 punti di distacco.

"San Siro per me adolescente rappresentava un entità suprema, non era solo la "Scala del calcio". Era il calcio

"E l'Inter rappresentava la forza italiana in Europa. Poi quel nome, Mazzola, era evocativo di fasti del passato vivi solo nei ricordi di mio padre e di mio nonno.

"Ricordo partimmo alla mattina con un mio compagno di scuola con cui condividevamo la fede e la squadra di calcio in cui cercavamo di emulare i nostri beniamini. La 128 mitica guidata dal padre e dallo zio del mio amico Paolo ci portò in poco più di un ora allo stadio.

"Entrando tutto il fascino silenzioso di un San Siro ancora vuoto mi colpì. Le scalinate cosi ripide sembravano proiettarci sul terreno di gioco. La vicinanza del campo non ridotta dalla pista d' atletica come al comunale di Torino (oggi Olimpico Grande Torino) faceva sì che i giocatori sembrassero accanto a noi.

"La partita fu molto bloccata, ma il toro portò a casa una vittoria con autogol di Bini. Gli attacchi continui ma sterili dei padroni di casa nulla poterono contro quella squadra architettata e diretta dal grande Gigi Radice.

"Il ritorno a casa portò con sè la gioia della vittoria e la soddisfazione di aver visto il più bello stadio d'Italia dove il rispetto dei milanesi per i nostri colori era veritiero e d'altri tempi...

"Riccardo Bussone

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