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L’estate dei Prati

 di Mauro Saglietti - TERZA ED ULTIMA PUNTATA

 

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Redazione Toro News

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Luciana.Eravamo diventati fidanzatini senza accorgercene. Davvero lo eravamo? Per qualche strana ragione nascondevamo quello che stavamo vivendo agli occhi degli altri, forse per riguardo della gemella Marta. Non potevo non notare le sue occhiate fugaci, i suoi momenti di sospiri che vedevo riflessi nell’acqua del laghetto. Gli sguardi rapidi e sfuggenti di Luciana negli istanti di complicità insieme agli altri, per paura che istantaneamente il suo sguardo venisse catturato dalla gemella.La notte da quel momento in avanti, fu il nostro momento. Una volta salutati gli amici, dopo le serate trascorse a contemplare le stelle, udivo i suoi piccoli passi lungo il breve passaggio che separava il mio appartamento da quello suo e della gemella.Avevo scostato l’armadio dalla porta e ogni notte vedevo l’uscio socchiudersi e la sua figura dipingersi sulla parete dello sfondo, illuminata dalle fioche lampadine, per poi scivolare nel buio della mia stanza.Passavamo la notte insieme, a raccontarci tenere storie. A proteggerci contro il passato ignoto e qualsiasi babau, Vecchio col fucile che fosse, o grida in una lingua straniera.Ad amarci, capitò anche quello.

Nessuno dei ragazzi aveva visto niente dopo la visita alla casa del Custode.Tutti ricordavano soltanto di essersi allontanati velocemente, preda della suggestione, una volta realizzato che quello era il luogo dove era avvenuto un omicidio.Quando rivelai loro quello che avevo visto, la mattina seguente, al Campo Sportivo, tutti sorrisero, pensando a uno scherzo.Tutti tranne uno. Che non c’era.- Non vorrai andare a… - mi sussurrò Luciana, preoccupata.- Sì, è quello che sto per fare.- Vengo con te allora.- No, meglio di no… troppo rischioso.- Voglio venire con te!Essere amati era una sensazione nuova e bellissima. Forse troppo grande per me.Resistetti alle sue richieste e la lasciai lì con la gemella. Per fare quello che volevo, una presenza femminile sarebbe stata vergognosamente ingombrante, agli occhi di un orgoglioso fuggiasco.

Quasi per caso, dopo un paio di giorni, io e Marta vedemmo spuntare il postino arruffone. Avevamo trascorso due giorni nel nulla di fatto, cercando di fare domande alle poche e strane persone che sembravano essere rimaste in quel paese, a proposito degli abitanti della casa.Luciana e Fabrizio discorrevano dietro di noi, quando lo vedemmo inforcare la bici all’uscita della stradina della nostra casa.- Hey, fermati!- Hey!Diede un colpo di freni secco, girandosi, e per poco non perdendo l’equilibrio, zigzagando disperatamente per pochi metri.La presenza del postino arruffone ci riportava saldamente alla realtà, assicurandoci che non eravamo ancora completamente assorbiti da quella corrente d’aria sonnolenta partita dai corridoi.- Giusto voi, ragazzi! - si girò col suo sorriso goffo- Sei riuscito a sapere qualcosa? - scese dalla bici e sospirò.- Sì, ma... - lo vidi diventare torvo e serio per la prima volta. Aveva solo quattro o cinque anni più di noi, ma sembrava averne 20 di più - Ragazzi… voi conoscete mio padre, vero?Sapevamo chi era purtroppo. Un uomo semialcolizzato, non ancora nei suoi cinquanta.- Ecco… io vorrei che non diceste in giro che questa storia viene da lui. Sapete come vive… non voglio che se ne parli, ok? E’ una storia che nessuno nomina volentieri… l’avevo sentita quando ero bambino, ma… non vorrei che si sapesse che mio padre l’ha di nuovo messa in giro.Annuimmo, promettendo fedeltà.Lui si guardò intorno, poi parlò, quasi sottovoce.- Ragazzi, nel luogo dove abitate, sparirono due famiglie. Negli anni ‘40. Dall’oggi al domani.

- Hai paura? - Sì tanta... e tu?- Sì… No. Non quando sono con te…Eravamo ancora una volta nudi e abbracciati sotto le coperte, a farci forza contro una notte eterna.- Ho paura di perderti… - sussurrò. Sussurrava sempre in quei momenti- Non mi perderai - la rassicurai accarezzandole il viso -- Giurami che non mi lascerai mai sola la notte…- Te lo giuro… Te lo giuro….

- Tutto questo è molto interessante - osservò Franco il ciclista, l’unica persona, assieme al Piccolo Lord, che in fondo fosse attratto dal mistero - Se non altro abbiamo cominciato a mettere qualche tessera a posto…- Quale tessera? - sbuffò il Pirata, allungandosi sulle panche in pietra - Qui stiamo parlando di una storia vecchia come il cucù, che non ci dice un c…- Io credo che invece abbia elementi validi su cui riflettere - intervenni passeggiando su e giù per la ghiaia - Tanto per cominciare abbiamo la conferma che le Case Gemelle sono state costruite da un personaggio eccentrico. Forse un mago, più probabilmente uno scienziato magari bislacco, oppure misterioso. Un ingegnere spesso a contatto con la terra, che poteva avere scoperto qualcosa…- Qualcosa… cosa? - mi domandò Gabriella.- Non ne ho idea, ancora… ma cosa dice il racconto? Girava con un aggeggio strano, sembrava facesse misurazioni… Abbiamo già incontrato un arnesestrano in questa storia… non vi ricordate dove?- Sul terrazzo… quelle grandi lenti…!Annuii. Poteva essere quello lo strano strumento di cui parlava il racconto? O un altro ancora?- Il signor Olivero poteva essere una sorta di inventore…, o semplicemente qualcuno che la sapeva lunga su quello che la gente ignorava. Se solo potessimo sapere che cosa stesse cercando…!- Energia - sibilò il Piccolo Lord.Ci voltammo tutti a guardarlo - Eh?- Energia - ripeté - Stava cercando un luogo dove il flusso sotterraneo di energia fosse così alto da permettergli di costruirci sopra il suo progetto. Lo trovò, secondo me. E in quel luogo costruì le CaseGemelle.

- Come fai a dire queste cose? Ne sei sicuro? - Ci eravamo abbassati alla sua altezza, sulla calda ghiaia riscaldata dal sole.- No, non ne sono sicuro. Ma ci scommetterei sopra. Olivero cercava un luogo che fosse potente. Lui conosceva il sottosuolo e probabilmente sapeva che l’energia delle cose, del pianeta stesso, aveva punti di forza, in cui confluivano flussi capaci di combinare le cose. Lui cercava un luogo dove poter “comunicare” con qualcosa, dove l’energia fosse talmente incontrollabile - disse stringendo gli occhi - da permettergli di attuare un suo progetto. Non so quale...Nessuno parlava, eravamo tutti scossi da brividi.-Mi sembra una marea di cazzate… - Roberto l’Ultras fece spallucce.- A me no - replicò il Piccolo Lord - Per nulla. Ho parlato di energia incontrollabile, che influenza il bene e il male, a seconda di come viene canalizzata. Non vi pare strano che nella casa a fianco ci sia stato un omicidio, nel 1969? Che ci sia un maniaco nei paraggi che violenta e uccide le ragazze? Non vi sembra strano che a noi sembri di vivere a cavallo del tempo quando siamo nei Passaggi? E’ quella l’energia…Non faceva una grinza. Per i pazzi non avrebbe fatto una grinza.- E il Bene…? Dov’è allora?- La nostra amicizia - disse con ineffabile naturalezza, prima di alzarsi ed incamminarsi lungo la strada. - Credo che la spiegazione di quanto stiamo cercando sia in quelle lenti e in quel terrazzo che non c’è. Dobbiamo tornarci, lo sapete tutti. Ora vado a studiare il diario, perdonatemi.

- Ho visto Marta, molto giù. Sono preoccupato - sussurrai quella notte a Luciana.Mi tirò a sé. - E molto innamorata di te. Mi sento in colpa per lei. E’ come se parte del mio cuore gioisse per il fatto di poter stare con te, e nello stesso tempo soffrisse per il dolore che lei prova. E’ difficile da spiegare. Parte di me è parte di lei. Alle volte mi sembra di farle un torto…Sospirò. Non sapevo come porre fine ad una situazione che non avevo contribuito a creare.- Domani abbiamo deciso di entrare nuovamente nei Passaggi. Vorrei che tu non venissi - le dissi già immaginando la risposta.- Non ci sperare neppure.- E’ troppo pericoloso. Questa storia è fuori dalla logica e non sappiamo… pensa a quel vecchio…- Non ci sperare, ti ho detto.Sbuffai, girandomi dall’altra parte.Mi abbracciò la schiena poggiando il mento sulla mia spalla.- Cosa faremo quando torneremo in città…? - mi domandò.Mi voltai a baciarla. Per quanto mi riguardava l’estate dei Prati era ancora molto lunga.

Il mostro colpiva senza pietà ancora una volta.Trascina la ragazza nelle viscere del male, dove già il sangue è stato versato.

- Mamma mia… che paura! - sibilò Luciana. Che stile reale.- Una sola cosa vi posso dire - continuò il Piccolo Lord - Lo Scrittore scrive questa Storia nei Passaggi. E’ molto chiaro su questo. Lo fa soltanto mentre è nei Passaggi, come in uno stato di trance.- Mistero! - disse il Pirata.- Neanche tanto - osservò Franco - Forse catturava l’energia.- Lord, come va a finire la storia degli undici ragazzi veri, intendo i Benedicenti e gli altri…?- Finisce male, amici miei. Questa è la parte più difficile da dire… Le ultime pagine sono state scritte poco prima del... Insomma, l’undicesimo ragazzo, quello che fa parte della terza famiglia, li tradisce. E rivela il loro nascondiglio al babau. Il Babau arriva e li porta via. Per sempre.

Mi vennero in mente i fogli sparsi per i Passaggi. Come se lo Scrittore, mentre veniva trascinato via dal Babau, avesse voluto lasciare un indizio. Per noi che saremmo arrivati decenni dopo.Mi venne in mente la grande X tracciata sulla figura dell’undicesimo ragazzo, sui muri dei Passaggi.Quella storia mi metteva i brividi.- Tradire… perché?Il Piccolo Lord ci guardò con tristezza e allargò le braccia.- Non so dirvelo con esattezza, amici. Forse ci è sfuggito qualcosa. Ma sono certo che li tradì per qualcosa che era stato scritto nel racconto dello Scrittore.

- Dunque, riassumiamo, per quanto possibile - Andavo avanti e indietro, qualcosa mi sfuggiva ma non capivo cosa - All’inizio degli anni ‘40, tre famiglie abitano in queste case. Famiglie che spariscono il 21 agosto di un anno imprecisato, portate via da un certo Babau. Da stabilire se sia sparito anche l’undicesimo ragazzo. Durante questi anni, uno degli undici compone un racconto, o scrive la storia di altri 11 ragazzi, che si suppone siano vissuti prima di loro, dei quali non sappiamo un belino di niente. Nella storia, alla fine, un ragazzo e una ragazza muoiono, ok? Non ci resta che indagare ulteriormente. Tra catasto e biblioteche qualcosa dovrebbe venire fuori, circoscrivendo gli anni. Domani ripartiremo, siete d’accordo?Tutti annuirono pensosi. L’ora della nostra escursione nei Passaggi si avvicinava inesorabilmente.E con essa le nostre paure.

Eravamo armati con coltelli e spranghe fino ai denti. Ma arrivammo al terrazzo in breve tempo, senza intoppi, facendoci scorrere i brividi sulla pelle quando transitammo di corsa lungo il corridoio che portava alla casa del custode.La luce delle nostre torce illuminò il terrazzo, ed il bosco poco lontano, dove nulla si muoveva.Volsi immediatamente l’interesse alle due grandi lenti sovrapposte, mentre gli altri si dedicavano all’osservazione ed il Piccolo Lord restava inebetito ad osservare la stellata spettacolare.A cosa poteva servire quel marchingegno, regolato da ghiere e piccole viti? Ruotando la ghiera centrale, mi accorsi che la lente superiore scorreva longitudinalmente. Con una seconda ghiera ottenni il movimento perpendicolare. Gli ingranaggi fecero un po’ di resistenza, induriti dagli anni, ma poi diventarono docili e obbedienti. Un meccanismo a molla permetteva di allontanare o avvicinare le lenti. Continuai a domandarmi, nella semioscurità, a cosa servisse quell’opera che non avevo mai visto e sfiorai una delle lenti. Mi sembrò fatta di un materiale strano, simile a qualche plastica gommosa, che dubitai molto esistere negli anni ‘40.Per caso, improvvisamente, agendo sulla ghiera, un puntino bianco comparve sul foglio di carta sottostante le lenti. Da dove proveniva quella luce sfocata? Agii ancora, infervorato sul meccanismo fino a metterlo a fuoco. Il cerchio di luce, sempre più grande, cominciò a danzare sul foglio, in un baluginare di sottili fiammelle bianche.Mi voltai verso l’alto e non feci in tempo a comprendere.Ebbi solo il tempo di intuire che il meccanismo incanalava la luce di una stella, per proiettarla sul foglio, poi non riuscì più a staccare gli occhi da quella luce che mi chiamava al suo inyterno.Raccolsi la vecchia matita dal tavolo e cominciai a scrivere.

- Le lenti catturano la luce delle stelle, capite? - ero sconvolto e tremavo, mentre Luciana tentava di calmarmi - Questa diavoleria incanala la luce del passato, che arriva dalle stelle e… e la traduce sul foglio. Chi la guarda vive esperienze che arrivano da lassù… E più si è sensibili, credo, più si riesce a scrivere nel dettaglio quello che si sta vivendo. - feci una pausa, continuando a fissare il tavolo con le lenti - Ragazzi, Olivero aveva trovato il modo di guardare nel passato…!

L’alba ci colse infreddoliti e stanchi, addormentati sotto il patio, gli uni contro gli altri.Franco il Ciclista era già in piedi. Mi guardava fisso negli occhi.- Tu hai capito, vero?- Temo di sì… andiamo?- Sì... Andiamo, dissi. Luciana prese la sorella sottobraccio e venne con noi. Avevamo lo sguardo deciso di chi voleva farla finita con quella storia maledetta una volta per tutte.Demmo appuntamento agli altri per il proseguo della lunghissima mattinata e ci avviammo.Eravamo così infervorati che ci dimenticammo completamente di quanto ci avesse avvisato il Piccolo Lord, poco prima che i Corridoi impazzissero.

Trascorremmo ore in Comune, poi all’anagrafe, tra ombre che un tempo erano state persone.Camminammo lentamente al ritorno, sotto il peso di una verità dura e difficile da sopportare.Perché eravamo stati noi, dopo tanti anni a scoprire quella storia? Cosa potevamo fare di tale tragedia?Arrivammo al Campo con gli altri. Il sole splendeva ed io sentivo di amare quella ragazza, compagna di un tempo irripetibile. E non avrei mai immaginato di poterla perdere.

Pendevano tutti dalle nostre labbra. E noi, presi come eravamo da quella soluzione, non ci accorgemmo di una cosa che proprio non quadrava, e che avrebbe condizionato la nostra vita, o quello che ne rimaneva, in quell’ultimo giorno.Il 21 di agosto.

L’impianto elettrico era saltato, con mia grande disperazione.Corsi in quelli che erano i corridoi che ormai conoscevo troppo bene, temendo di trovarmi di fronte le materializzazioni delle mie paure da un momento all’altro. Il mio respiro affannoso faceva compagnia al cono di luce della torcia che ballava sulle vecchie mura.Quando uscii a riveder le stelle, presi una boccata di quell’aria che non saziava i polmoni come se fosse nettare.Lo trovai seduto sul terrazzo, come mi ero aspettato dall’inizio, lo sguardo perso nel cielo, l’espressione beata, le gambe raccolte tra le braccia.Mi sedetti accanto a lui, contemplando il cielo stellato -- Felice notte, amico mio! - disse con una risatina triste.- felice notte a te - dissi mettendogli una mano sulla spalla - Allora, che cosa fai quassù?Si mise a ridere indicando le stelle.- Amico mio, che spettacolo essere di fronte all’universo. Pensa quanto impiega la luce ad andare e venire, e chissà perché immaginiamo arrivi sempre e soltanto dal passato…Risi, stranamente spiazzato da quanto aveva detto.- Non ti offendi se ti dico che la tua ricostruzione sulla scrittura del romanzo, da parte dello Scrittore, faceva acqua da tutte le parti, vero?- No, non mi offendo - dissi sincero - Me ne sono accorto oggi, quando ci pensavo. C’era una incongruenza di base, correggimi se sbaglio. Come faceva lo scrittore ad aver narrato la storia, convogliando la luce di una stella lontana? Cosa c’entrava una stella nello spazio con una storia ambientata qui, sulla terra? Ho detto bene?- Chiarissimo, promosso - disse spavaldo. Ora era lui il maestro e io l’allievo.- Vedi - mi disse - la prima volta che siamo saliti quassù… io sono rimasto estasiato, amico mio. C’era qualcosa di strano al di là della semplice storia pazzesca. E me ne sono accorto ieri, mentre tu scrivevi, folgorato.Sospirò a lungo. Parlò come un adulto.- io non conosco queste stelle. Oddio, ne riconosco vagamente qualcuna, per la posizione di altre stelle tra di loro… ma io non ho mai visto questo cielo... Questo non è il nostro cielo.Rabbrividii. Non c’era vento in quel luogo che potesse congelarmi così.- Vedi laggiù... Quel puntino tra mille, poco a destra, vicino a quelle stelle che sembrano formare una “U”? riesci a vederlo? Quello, se ho calcolato bene è il nostro sole… e noi dobbiamo essere poco distanti, forse un millimetro…Avevo gli occhi spalancati. Trattenni il respiro, ma per la paura, non per l’emozione.- Lord… - dissi piano - Dove siamo, …ora?Il Piccolo Lord rise istericamente scuotendo il capo.- E vuoi che io lo sappia? Ah ah ah, diavolo di un Olivero… sì, credo proprio che quello là sia il sole. Siamo stati degli sciocchi. Le ghiere, prima che tu le muovessi, erano fisse su una posizione ben precisa. Non è stato facile ritrovare i segni dell’usura del tempo e ripristinarne la posizione originale… sì, sono riuscito a puntare le lenti proprio sulla luce proveniente dalla Terra… e quanto ho scritto oggi, amico mio!!!Mi voltai di scatto. Il tavolo era pieno di fogli miniati con la stessa calligrafia del diario, la stessa con la quale avevo scritto io.- Tu hai…- Io ho raccolto la luce della Terra… e sai quanto dista la Terra da questo luogo? 40 anni luce. Così credevo di scrivere la storia di un passato simile a quello degli anni ‘40... Ed invece sai cosa ho trovato nei fogli, quando mi sono risvegliato?Si voltò lentamente verso di me. Aveva la faccia seria, distorta dal terrore e dal peso di quello che aveva scoperto. Mi venne da urlare.- Ho scritto la storia di un uomo di 49 anni, che conosco bene. Su quei fogli è comparsa la storia di me stesso nel futuro… capisci?Non volevo capire.- Oh, si certo. Farò una bella carriera e mi laureerò, metterò su famiglia e mi separerò. Ma la mia vita resterà sempre segnata da questa esperienza, lo sai? Per quanto io, piccolo genio maledetto cercherò di riprodurre senza riuscirci questa diavoleria di macchinario!- Io… io non capisco... Mormorai indietreggiando.- Io capisco eccome! - gridò lui mezzo allucinato - Non riesci a vedere? Olivero non aveva bisogno di un luogo per guardare nel passato, ma viceversa… In questo luogo, povero amico mio, la luce delle stelle arriva dal futuro…! Ma sai cosa vuol dire poter mettere gli occhi su quello che capiterà? Guardati attorno, amico, non hai che da scegliere. Tra quarant’anni vedrai ricchezza che oggi non sai che esistano. Pensa agli inizi del secolo! Lo credo bene che si è trasferito di corsa in Sud America, ah ah ah… mi sarebbe piaciuto conoscerlo, il vecchio mago.Mi feci serio.Soltanto ora capivo il pericolo che dall’inizio della storia incombeva su di noi, e che non ero stato capace di vedere.Avevo gli occhi spalancati e mi mancava il fiato.- Proprio così, mio caro… - continuò - Stai vedendo giusto. Ecco perché non trovavamo traccia dei ragazzi degli anni Venti. Perché guardavamo nella direzione sbagliata! Lo scrittore scrisse la sua storia vedendola in questa luce che veniva dal futuro! Ora, fai un piccolo calcolo. 1942 più 40, che risultato dà? Bingo! Hai vinto una bambolina! I ragazzi di cui parlava quella storia… siamo noi.

Potevo essere in qualsiasi punto dell’universo. Ovunque.Ma niente avrebbe potuto trattenermi. Presi il Piccolo Lord per la maglietta, tirandolo a me.Due omicidi. La storia si chiudeva con due omicidi.- Parla, dimmi quello che sai. Subito! Non abbiamo tempo da perdere…Il Piccolo Lord tentò invano di liberarsi dalla presa …, poi sibilò - Ricordi l’undicesimo ragazzo? Nel libro lo Scrittore vide che il figlio di costui, quarant’anni più tardi sarebbe divenuto un maniaco omicida. Capisci? L’undicesimo si ribellò, non voleva credere a una cosa del genere. E forse gli altri dieci volevano fare qualcosa contro di lui, avvisare qualcuno… per quanto incredibile potesse essere. A quell’epoca i manicomi erano pieni di potenziali matti… te en sei scordato?Così lui li fece catturare…. Quell’uomo.. Quell’uomo è ancora viìvo oggi. E suo figlio è il maniaco che ha ucciso le due ragazze qui nei boschi… ho capito tutto soltanto poco fa.- Come? - strinsi più forte… - come avvengono gli omicidi? - Non lo so!!! - gridava - Non c’è scritto. Muoiono un ragazzo e una ragazza, lei dopo essere stata violentata, lui prima di lei…- Quando??!!!!- Non lo so…- Vieni con me - gridai.Lo presi per un polso e lo trascinai lontano da quel terrazzo incantato e maledetto. - Aspetta… quel macchinario è prezioso…- Idiota! Sulla Terra non funzionerebbe. Ora muoviti.Protestò debolemnte, quindi scappammo senza meta per i corridoi, senza più paura delle nostre materializzazioni inconsce.- Dimmi, sii sincero, Genietto. Si può modificare il futuro?- Io… io non lo so - ansimava mentre correvamo nel buio.- Io invece spero di sì.La nostra scena quasi si sovrappose a quella dello scrittore, mentre veniva portato via dai tedeschi e lasciava cadere i fogli a poco a poco.Ero convinto che avesse scritto quella storia per noi. Per salvarci.

- Dunque adesso cosa facciamo. Sono le due di notte…Mi guardai attorno dubbioso. Il buio attorno alla tenuta rappresentava un rischio sicuro e avrei scommesso che il colpevole, che oramai conoscevamo tutti, ci stesse tenendo d’occhio e stesse aspettando il momento buono per colpirci e portare a termine il suo obbiettivo.Era il 21 agosto, come 40 anni prima, non dovevo dimenticarlo.Luciana sembrava tranquilla, mentre Marta tremava. Mancavano soltanto poche ore all’alba che avrebbe visto probabilmente la nostra salvezza. Ma fino a quel momento dovevamo fare molta attenzione.- Qui all’interno siamo al sicuro - mormorai… ci troviamo domattina alle 7:00, qui davanti. Abbiamo indizi sufficienti a farlo fermare…. Ok?Tutti annuirono. Dormiamo con un occhio aperto, mi raccomando. Sempre che si voglia dormire. Questa notte non sarà eterna…Qualcosa mi tormentava tuttavia. Un ragazzo e una ragazza… chi potevano essere…? Avevo paura per Luciana ma lei rispose alla mia strizzata d’occhi, che sottintendeva il nostro appuntamento.- Tranquillo, so badare a me stessa… disse.- E Marta - dissi a bassa voce? - Forse è meglio che non stia sola stanotte… Fece un sorrisetto furbo - Provvederò… disse sorridendomi.Credo che quella fu l’ultima volta in cui la vidi sorridere.

Neanche mezz’ora dopo la porta dei Passaggi si spalancò per l’ultima volta e vidi il profilo scuro di Luciana contro il chiarore delle mura dei Passaggi, come tante volte.Si spogliò e si infilò sotto le lenzuola.Non parlammo, la sentii piena di tensione, nonostante quello che affermava.Restammo a lungo insieme, benché io fossi tormentato da una frase ricorrente, riguardante il futuro che dovevamo modificare..

Il mostro colpiva senza pietà ancora una volta.Trascina la ragazza nelle viscere del male, dove già il sangue è stato versato.

Il mostro colpiva ancora una volta. Dove si trovavano le viscere del male, dove già una volta il sangue era stato versato?Rabbrividii.Che stupido ero stato.Non eravamo al sicuro.Nessuno di noi era al sicuro.Se il padre aveva conosciuto i Passaggi, allora anche lui…Non ebbi il tempo di pensarlo.Un urlo straziante, di ragazza, provenne dai corridoi.E poi un altro.Balzai fuori dal letto con la sensazione, egoistica e istintiva, che Luciana, comunque fossero andate le cose, si trovava al sicuro con me.E che chiunque avesse gridato disperata non fosse stata lei.In un istante, pensai questo in un attimo.Prima che la ragazza che era con me gridasse disperata - Luciana!!!Trovai l’interruttore raggelato.Ma quando le lampadine si accesero, scoprii con terrore profondo, che la ragazza che avevo tenuto abbracciata fino a pochi istanti prima, era Marta.

- Perché??? Perché???? - gridai scuotendole le spalle.Lei piangeva disperata.- Avevo… avevo paura… non volevo stare da sola…La scossi ancora di più.- Da quando??? Da quando????Piangeva a dirotto - E’... è la seconda volta… Io... Io ti voglio bene e lei mi ha lasciato… poi andavo via quando tu dormivi.Le urla proseguirono.Mi portai le mani al capo, disperato.Sapevo che Marta mi amava e che Luciana mi amasse.Ma amava anche la sorella gemella, al punto di non volerla vedere soffrire.- Vai a chiamare gli altri tu… veloce!!!Io mi infilai qualcosa addosso e mi gettai giù per i Passaggi.Sentivo le sue grida sempre più vicine e mi maledissi per essere stato così stupido.C’era un solo posto dove il sangue era già stato versato.La casa del custode.

Non avevo nulla, ero al buio.Luciana gridava il mio nome, pregai Iddio o chi per lui che non fosse già ferita.La porta grigiastra che dava sulla Casa del Custode, si profilò semiaperta, parzialmente rischiarata dalla luce della luna, nel bosco.Entrai senza neanche pensare a quello che avrei potuto trovare.Improvvisamente udii la voce di Luciana alla mia destra.- Attento… è una…Poi provai una forte nausea.Annaspai in cerca d’aria, mentre la bocca mi si riempiva di qualcosa che pensai molto simile al sangue.Riuscii ancora a sentire Luciana gridare disperata, mentre piombavo a terra, sfracellandomi contro un vecchio tavolo colmo di stoviglie sudicie.Il cielo della casa abbandonata vorticava e me ne sentivo inghiotto.Poi vidi la sua figura, mentre bramavo aria con occhi spalancati, che si chinava per vibrare il colpo finale.Era il postino arruffone.

Tra gli spasmi della vita che se ne andava, lo vidi alzare una seconda volta il coltello, che lampeggiò nella luce della luna, mentre le urla di Luciana, immobilizzata, che chiamava il mio nome, si facevano disperate.Sentii un colpo secco e intravidi una fiammata.Qualcosa si schiantò contro il muro, alla mia destra, formando un ampio ventaglio di sangue e viscere.Il postino abbassò lo sguardo verso le proprie interiora, quasi pulsanti, che fuoriuscivano dal torace.Non so se ne fui investito. Non ricordo, non posso ricordare.Ricordo soltanto che si guardò il ventre stupito, con un’espressione incredula.Sentivo le grida di Luciana, sempre più forti.Il Postino guardò il muro ancora per un istante, fissandolo incredulo.Poi crollò a terra, di fianco a me.Dietro di lui, il vecchio impugnava il fucile, ancora fumante.Poi fu nebbia.Udii soltanto le mani di Luciana sul mio volto, che mi diceva di resistere, che tutto sarebbe andato bene, mentre chinavo la testa di lato, in tempo per vedere il vecchio, che, sempre col fucile sotto il braccio, ritornava nella camera.Più su, il soffitto che lentamente si apriva su di me, mostrava tante piccole stelle, che probabilmente erano state pronte ad accogliermi da tanti, tantissimi anni luce.Due vite se ne erano andate, ma non erano quelle di un ragazzo e una ragazza.Erano quelle di due ragazzi. Avevo cambiato il futuro forse, ma non abbastanza.

Quando aprii gli occhi dopo qualche giorno, all’ospedale del paese, mi resi conto di avercela fatta.Accanto al letto avevo i miei genitori.Mia madre scoppiò a piangere quando aprii gli occhi.Non li vedevo da una vita.Cercai di parlare, ma non riuscii a proferire parola. Occorsero tre settimane prima di essere in grado di uscire da quel luogo sulle mie gambe.Luciana venne a trovarmi una volta soltanto durante quel periodo, assieme a Marta.Ma, come mi accorsi con amara sorpresa… non era più lei.Era cambiata, non solo nel modo di fare, ma anche nel fisico.Non era più la ragazza che era stata e nemmeno credo avesse mai pensato di essere la mia ragazza.Non rimaneva niente delle notti di luglio e agosto trascorsi abbracciati.Mi domandai a lungo come mai. Era lo shock per la ferita quasi mortale?Ricevetti la visita anche degli altri ragazzi, ma anche loro erano diventati diversi.Nei lineamenti come nel carattere.Nessuno ricordava nulla dei Passaggi e di quella pazzesca vicenda che avevamo vissuto insieme.Mi spiegarono che il maniaco aveva rapito Luciana ed io ero corso al suo salvataggio passando dall’esterno della casa, poco prima che la polizia, da tempo sulle sue tracce, facesse irruzione, in tempo per uccidere il criminale.Pensai ad uno scherzo, ma era così. Nessuno ricordava più nulla, di quanto era capitato e persino i miei lineamenti ormai sembravano diversi da quelli che ricordavo.Chiusi gli occhi spesso, durante le giornate trascorse con la sola compagnia del ricordo dell'amore perduto. I medici pensavano che fosse per il dolore.Ma era un dolore profondo, che si perdeva in un passato appena vissuto e così lontano.

Quando uscii dall’ospedale, buona parte dei ragazzi era già tornata a Torino.Non vidi mai più le gemelle e neanche oggi hanno risposto a questo appello su Facebook. Ho passato la vita a chiedermi dove fosse finito l’amore dei miei giorni migliori.Ogni volta che ci penso, durante le mie fredde notti, credo che sia ancora abbracciata a me. E quando mi sveglio, invece che la sensazione della sua pelle, trovo solo il ghiaccio delle lenzuola a farmi compagnia.

Dicevo, appena a casa, corsi in camera e, con molta fatica spinsi via l’armadio dalla porta nascosta.La aprii affamato di certezze, ma dall’altra parte trovai, come avevo temuto, il corridoio sul quale la porta si affacciava realmente. Più nessun Passaggio che portasse nel mio inconscio.

Ad uno ad uno, gli amici con i quali avevo condiviso l’estate dei Prati se ne andarono, irriconoscibili. Io fui l’ultimo, perso ad ammirare la tristezza di un bosco o i colori freddi di un laghetto che non sarebbero più stati gli stessi.Poco prima di me se ne andò il Pirata.Anche lui era diverso, e soltanto negli ultimi momenti mi accorsi che vedeva bene da entrambi gli occhi.Mi abbracciò silenzioso. Forse sapevamo entrambi che non ci saremmo più rivisti e che ognuno dei ragazzi, per qualche strana ragione, non sarebbe più tornato nelle Ville Gemelle.Un’overdose se lo portò via due anni più tardi.Lo venni a sapere dai giornali. Alla fine la strada lo aveva voluto con sé, come avevo spesso temuto.- La vita prende, la vita dà - mi disse quel giorno.- Cosa vuoi dire?Mi fece l’occhilino. Hai visto cosa succede a voler cambiare il futuro? Che alla fine la realtà si adatta al suo nuovo cambiamento… e si modifica.Gli piantai gli occhi in faccia.- Tu ricordi…!- Avevo un solo occhio per vedere, amico mio... ma ho visto bene….Ci abbracciammo ancora, poi lo vidi scomparire lungo la provinciale.

Così finì la mia estate dei Prati. La nostra estate più bella.Tornai a Torino per dimenticare, ma non fui mai in grado di dimenticare i volti persi per sempre nella magia dell’incoscienza.E anche se dovessimo incontrarci di nuovo, saremmo comunque distorti dal tempo e da una voglia di vivere sepolta nell’inconscio di un corridoio che chissà mai se esistette davvero.Le stelle, da questo pavimento della mia casa, sono reali quasi come quelle di quell’estate.Chissà se un giorno, quando arriverà per me il momento di guardare sull’altro lato del mondo, potrò ricevere la luce da una stella, sulla quale si sta vivendo la nostra estate dei prati.E…

… e li sento lungo le scale. Tra un attimo saranno qui.I loro cani ringhiano, gli altri sono già nel camion, probabilmente.Ho sentito le raffiche di mitra.Vorrei non pensare che siano papà e i miei fratelli più grandi.Ho finito appena in tempo.Se fossi uno scrittore professionista probabilmente sarei soddisfatto di quanto ho scritto.Ma non ho il tempo di compiacermi, sono esausto e sono rimasto a fissare questa lente per troppo tempo.Mi portano via.Le stelle non mentono e mi hanno parlato di un’estate dei prati.Chissà se capiterà così.Già. Chissà.

Mauro Saglietti

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