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È un Toro “multinazionale”. Ma la gestione Mazzarri dà i suoi frutti

Approfondimento / Così il tecnico sta cercando di costruire una mentalità europea, con particolare riferimento ai nuovi acquisti dall’estero

Redazione Toro News

Ci sono un franco-ivoriano, un francese e un nigeriano… non è l’inizio di una barzelletta, ma sono tre delle più belle sorprese del Toro targato Mazzarri, ovvero: Koffi Djidji, Soualiho Meité e Ola Aina. I tre giocatori, arrivati come semi-sconosciuti, sono diventati ben presto dei protagonisti in granata. Più rapido l’inserimento di Meité, perché arrivato a inizio mercato, forzato quello di Aina (considerati gli infortuni di De Silvestri e Ansaldi), programmato quello di Djidji, poco cambia, il risultato è stato lo stesso, perché ora come ora di questi tre giocatori il Toro non ne può e non ne vuole fare a meno. Sono 3 le principali difficoltà che in questi casi allenatore e giocatori devono affrontare per un inserimento rapido: la lingua, la tattica e l’approccio alla partita.

LINGUA - Se Ola Aina aveva promesso di imparare l’italiano entro Natale e qualche segnale positivo c’è adesso, sorprendono per la conoscenza linguistica i due giocatori meno utilizzati da Mazzarri: Bremer e Damascan. Il secondo, in particolare, dimostra una certa dimestichezza con l’italiano. Chi la lingua la ‘mastica’ poco sono: Djidji, Meité e Nkoulou. A facilitare il loro inserimento aiutano Miggiano e Frustalupi, che parlano sia il francese che l’inglese. Mazzarri spesso si è soffermato sulla tematica della barriera linguistica, spiegando quanto sia fondamentale per poter preparare al meglio la squadra. Non basta, quindi, avere degli ottimi traduttori, serve che i giocatori conoscano la lingua per recepire meglio i concetti impartiti da staff e allenatore.

TATTICA - D’altronde la Serie A, si sa, è il calcio tatticamente più complesso tra i principali campionati mondiali e l’inserimento di stranieri, sotto questo punto di vista, è sempre complicato. Basta pensare ai recenti commenti di Mazzarri su Meité, che per il tecnico di San Vincenzo deve ancora crescere tatticamente, in particolare sulla transizione dalla fase difensiva a quella offensiva. Djidji e Nkoulou sotto questo punto di vista sembrano molto preparati e non a caso formano uno dei pacchetti arretrati più inviolabili d’Italia. Necessita ancora di lavoro, nonostante una crescita esponenziale, Ola Aina, che impressionò Mazzarri da subito e negli ultimi tempi sembra aver ridotto le sbavature tattiche compiute i primi tempi. Sicuramente i tanti minuti giocati hanno aiutato i tre nuovi innesti a crescere e molto. Per il nigeriano scuola Chelsea, il fatto di poter giocare sia sulla destra che sulla sinistra ha giovato a tal fine, potendo sostituire sia Ansaldi che De Silvestri.

PREPARAZIONEALMATCH - «In Italia prima delle partite è una guerra, mentre in Inghilterra una festa e la guerra è in campo» così ha commentato recentemente l’ex tecnico del Napoli Sarri per spiegare le diversità tra Serie A e Premier. Commenti molto simili sono stati fatti più volte da Mazzarri, che ha sempre sottolineato la maggiore pressione in Italia rispetto all'estero. In Serie A, infatti, spesso si sentono mormorii e la pazienza è poca. Questi cambiamenti potrebbero mettere in difficoltà chi arriva da campionati diversi, ma, per fortuna, Djidji, Meité e Aina hanno sempre offerto prestazioni positive, entrando così nel cuore dei tifosi. Un'altra problematica riguarda la continuità di prestazioni. Più volte dopo una buona partita i granata si sono seduti sugli allori e hanno fornito nel match seguente una prestazione negativa. Ultimamente questa tendenza sempre essersi interrotta e grande merito va a Mazzarri, che sta riuscendo a fornire a tutti la giusta mentalità per poter sperare di conquistare l'Europa.

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