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Torino, Sirigu: “Per ricostruire ci vuole tempo. In città incontro solo granata…”

Il portiere in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport: "Credo nel progetto di Cairo, ha portato il Torino dalla B a una dimensione diversa"

Redazione Toro News

È un Salvatore Sirigu a tutto tondo quello che si racconta ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Dalla Sardegna al Paris Saint Germain, passando per esperienze di vita personali fino al suo presente al Torino: "Se a Parigi mi hanno mancato di rispetto? Penso che dopo tanti anni potevano farmi parlare della rescissione con un dirigente con cui avevo condiviso qualcosa e non con un d.s. che neppure conoscevo. Tra l’altro, credo che spesso sui media ci siano stati dei pregiudizi verso di me". Ma l'esperienza sotto la Tour Eiffel non è stata soltanto segnata da vittorie e sorrisi: "Al Bataclan ho perso due amici, Stephan Albertini e Pierre Innocenti. Pensi che quando quella notte arrivavano le prime notizie, a Stephan mandai un messaggio: “Tutto a posto?”. Pensavo fosse nel suo ristorante, invece era appena andato in quel teatro insieme a Pierre e lì erano morti. Se ci penso, però, l’attacco a “Charlie Hebdo” fu anche peggio, perché all’epoca non pensavi fossero capaci di fare una cosa del genere. Ricordo che tornavo a casa in auto e dal finestrino mi guardavo intorno sospettoso pensando: “E se ora succede qualcosa?”. Ma la religione non c’entra, si tratta di fanatismo".

Quest'anno finalmente il ritorno in Serie A, con il Torino: "Dopo anni è stato molto difficile riambientarsi. Ho trovato tante polemiche fatte sul niente, senza capire come certe vittorie possano nascondere dei problemi o alcune sconfitte non siano negative a tutti i costi. Questa è una cosa che ha fatto del male negli ultimi anni. Tutti dicono che bisogna ricostruire e poi non viene mai dato il tempo per farlo. E questo può valere anche per il Torino. Si è arrivati a parlare di Europa League, ma non è detto che – se costruisci una squadra forte – il risultato sia scontato. Conta tutto. Anche l’ambiente intorno. Invece spesso si deve cercare per forza un capro espiatorio". Una città, quella di Torino, che i tifosi granata devono condividere con quelli bianconeri. Ma Sirigu non ha dubbi: "Siamo due squadre totalmente diverse. Tra l’altro, da quando sono qui tutte le persone che incontro sono tifosi del Toro. La differenza forse è proprio questa. Anche quando vengono i miei a trovarmi mi dicono: “La Juve è quella con più tifosi in Italia, eppure nella sua città sono tutti granata”. Strano, no?".

Poi ancora: "Se ho mai pensato che, se non ci fosse stata la tragedia di Superga, il Torino sarebbe potuto diventare nel tempo ciò che è la Juve oggi? Può essere, perché avrebbe  creato una egemonia, ma con i “se” non si fa la storia. Sono ottimista sul nuovo corso di Cairo. Mi sembra uno che non vuole fare il passo più lungo della gamba e magari nel calcio questo viene visto male. Invece vuole una crescita solida, portando il Torino dalla B in una dimensione diversa. Per storia e personalità si può ambire a qualcosa di prestigioso. Ma pensiamo al presente: l’oggi si chiama Milan».

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