Stagione decisamente storta quella di Marek Hamsik: il capitano del Napoli, in azzurro da ormai sette stagioni, è uno dei grandi interrogativi della formazione di Rafa Benitez. Dopo anni sulla “cresta” dell’onda (è proprio il caso di dirlo…), quest’anno, tra l’infortunio al piede rimediato a fine novembre, che l’ha tenuto lontano dai campi fino a gennaio, ed un deciso calo di forma, lo slovacco fatica a dare il proprio contributo, e non gioca 90 minuti consecutivi in campionato dallo scorso 25 gennaio, peraltro nel deludente pari casalingo contro il Chievo.
“Non sono più quello di prima”, ha avuto modo di riferire ieri ai giornalisti dopo la sfida del Dragao, persa per 1-0 contro il Porto in Europa League, “Sto facendo fatica, ma devo uscirne fuori da solo”. Un bagno di umiltà, per il ventiseienne centrocampista prelevato nel 2007 dal Brescia (intuizione rivelatasi, poi, azzeccatissima), e, da allora, propostosi come uno dei migliori in Serie A, per caratteristiche tecniche e temperamento.
Un intoppo nel meccanismo di Benitez? Forse, ma il tecnico spagnolo, anche dopo la prova opaca in Portogallo, ha nuovamente espresso la sua massima fiducia nel giocatore, sostenendo di credere ciecamente in lui, e di volerne attendere il ritorno ad alti livelli. Contro il Torino, salvo cataclismi, “Marekiaro”, come è soprannominato tra i tifosi partenopei, sarà saldamente tra i titolari, ma quella che, un tempo avrebbe potuto presentarsi come la massima minaccia per i ragazzi di Ventura, oggi appare meno letale, quasi al centro di una vera e propria crisi d’identità.
Un vantaggio per il Toro? Presto per dirlo, l’esperienza insegna che, spesso, ai giocatori di qualità basti una giocata per rivitalizzarsi e riacquistare consapevolezza: meglio tenerlo bene d’occhio, insomma, anche lunedì sera nella sfida dell’Olimpico…
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