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La scossa granata

Di padre in figlio. L’epilogo con Torino-Roma

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Primo episodio della nuova rubrica "La scossa granata" di Michelangelo Suigo: "Perché “Di padre in figlio”, almeno nel nostro caso, non è un semplice slogan, ma è tutto"

Michelangelo Suigo

Toro News ha il piacere e l’onore di presentare una nuova rubrica, “La Scossa Granata”, a firma di Michelangelo Suigo. Si tratta di un autore che per chi è avvezzo al mondo della comunicazione, specialmente se legata all’imprenditoria, non ha bisogno di presentazioni. Chi volesse approfondire il suo sterminato curriculum può farlo sul sito di Inwit, azienda di cui ricopre attualmente il ruolo di EVP External Relations, Communication & Sustainability Director. Ma soprattutto, per quel che attiene a questa rubrica, Michelangelo è un orgoglioso e genuino tifoso granata. Buona lettura!

Siamo arrivati all’epilogo di questa stagione del “nuovo” Toro. Forse non è un caso che questa rubrica inizi proprio nel momento in cui si sta per tenere Torino-Roma, ultima di campionato.

Perché essere del Toro, voi fratelli granata lo sapete bene, comporta fatica, frustrazione, talvolta rabbia. Ma anche enorme passione e dedizione totale. Provate un attimo a pensare che cosa possa poi significare tifare granata lontano da Torino. A Roma. In un contesto che ostile non è, perché la frase ricorrente è “ho sempre avuto simpatia per il Torino”, ma certamente non è la culla del tremendismo granata.

Provate a pensare poi che cosa possa voler dire per un ragazzo di 20 anni, Andrea, mio figlio, che a Roma è cresciuto. E che, da sempre, come seconda pelle ha quella granata. Perché “Di padre in figlio”, almeno nel nostro caso, non è un semplice slogan, ma è tutto. Così come mio nonno, Pietro, ha trasmesso la fede granata a mio papà, Giancarlo, ho avuto la fortuna di trasmettere lo stesso amore ad Andrea, e anche a Valentina, mia figlia.

Non mi dilungherò sull’analisi relativa alla stagione che sta per concludersi, i bilanci si fanno a bocce ferme. Per ora mi limito a registrare due cose: per la prima volta dopo tanti anni abbiamo affrontato ogni squadra a viso aperto, spesso dominando contro le big e meritando molto di più di quanto ottenuto. Mai come nel corso di quest’anno, partendo da Roma insieme ad Andrea, siamo stati a vedere il Toro in “trasferta”: Inter, Milan, Napoli, Bologna, Salerno, Empoli e…Roma. Tutte partite nelle quali abbiamo giocato bene o molto bene, spesso raccogliendo molto meno di quanto avremmo meritato. Il gioco, tranne in alcune partite da dimenticare (Spezia, Udine o Cagliari in casa), è stato a volte spumeggiante, votato all’attacco con un pressing “da Toro” a tutto campo. E questi sono due elementi di novità, che tutto il popolo granata non può che apprezzare. Merito di mister Juric, certamente, ma credo anche di molti giocatori giovani o giovanissimi che, a fianco di alcune colonne (Bremer e Belotti su tutti), sono cresciuti tantissimo. Parleremo poi anche di calciomercato, ma a tempo debito.

Ora ci resta l’ultimo scoglio di questa stagione. La richiesta che facciamo alla nostra squadra è semplice: affrontate la partita di venerdì come un ultimo traguardo da raggiungere. Affrontate l’unica squadra italiana che si gioca una coppa europea, dimostrando non solo di giocare alla pari, ma di saper giocare anche meglio. Esattamente come abbiamo fatto all’andata. PS: fatelo anche per i granata di Roma (ce ne sono parecchi, a cominciare da noi, di padre in figlio).

Manager, docente Luiss, esperto di comunicazione e Public Affairs, giornalista pubblicista col cuore granata.

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