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Sono occhi da Toro

Mai Cuntent / Continuando a lavorare, il Torino sta migliorando e di conseguenza diverte e segna

Stefano Gurlino

Questo Toro quando ingrana, diverte, corre, (particolare non da poco) segna, subisce il giusto e poi fa quello che tutte le grandi squadre fanno con giustezza: ri-diverte, ri-corre, ri-segna e ri-subisce il giusto. Niente male. Anzi, per essere il più attinenti con la filosofia della rubrica: meglio, meglio così.

Scorsa settimana ci eravamo salutati con un augurio solidissimo, ovvero quello di vedere a Pescara delle maglie granata che dimostrassero di avere un po’ di sano granatismo addosso. Perché tutto (può partire) ed è partito da lì. D’altronde, per cinque anni, puntualmente due domeniche al mese, eravamo noi quelli che dovevamo ricordarci chi eravamo e dove eravamo. Proviamoci anche adesso, ma non torniamo troppo indietro nel tempo: bastano quattro giorni per tornare a Mercoledì. E accorgersi che molte volte, nulla accade per caso.

Dai, ammettiamolo: il pareggio strappato a Pescara è abbastanza eroico per come maturato. Si, certo, contro non avevamo il Milan di Ancelotti. Ma in nove, ancora con mezza squadra infortunata o indisponibile, contro assedi un po’ a vuoto dei padroni di casa, si è cominciato a vedere quello che poi si è visto oggi: grinta, cuore, sudore, un’immancabile palo. E gli occhi di undici giocatori che volevano tutto, tranne perdere. Si sa, gli occhi raccontano tutto. Sono radiografie dell’animo così esatte che è dura cercare di evitarli.

Gli occhi contro la Roma erano tutti diversi, ma paurosamente uguali a raggiungere una vittoria che ci fa così bene che se non dovessimo confermarli con gli amici viola sarebbe un bene riuscito solo a metà. Sono gli occhi di Hart, aplomb inglese anche sulla parata su Dzeko; sono gli occhi del redivivo Castan, che è sulla buona strada per tornare quello bravissimo di due anni fa; sono gli occhi (stranissimo da dire, eppure) di Obi, forse ancora un po’ spaesato (e sfortunato) ma roccioso, puntuale; e sono gli occhi di Baselli, l’unico bergamasco senza cattiveria perché quegli occhi sono troppo da bravo ragazzo. Poi, manco a dirlo: il Gallo ha così fame che basta guardare soltanto come viaggia quella ‘gobba’ sulla schiena. Iago è lesile, ma fortunatamente letale. Boyè e Barreca hanno giocato in una maniera impeccabile e sono un futuro da preservare. E capitan Benassi si vede che è sotto una cura diversa per come stia diventando quello identico, cazzuto (e fino a poco tempo fa) rimpianto della Nazionale U-21. Poi, lasciatemelo dire: sono anche gli occhi di Peres, ancora così dei nostri da regalarci un rigore che nove esterni su dieci non ci avrebbero ma i regalato.

Insomma, quelli visti oggi sono occhi veri. Sono occhi da Toro, amici mai cuntent. A partire da Sinisa. Che avrà certo i suoi difetti, ma non pecca di un elemento che abbiamo lasciato troppo tempo nel cassetto: il non accontentarsi. Mai.

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