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Esclusiva

Bruno Pizzul a TN: “Non è il vero Belotti se non è a posto fisicamente”

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In esclusiva su Toro News le parole della storica voce della Nazionale azzurra dopo la mancata qualificazione diretta ai Mondiali

Andrea Calderoni

Quando si parla di Nazionale azzurra, una delle voci che torna necessariamente in mente è quella di Bruno Pizzul, noto giornalista e telecronista. Ha infatti accompagnato l’Italia dal 1986 al 2002. Dopo il pareggio di Belfast della compagine di Roberto Mancini, in esclusiva su Toro News Pizzul parla della mancata qualificazione degli azzurri e si sofferma sul ruolo in Nazionale di Andrea Belotti. Ma non mancano anche spunti in vista della ripresa del campionato che vedrà il Torino di fronte all’Udinese, squadra a cui lo storico telecronista è legato per essere espressione della sua terra.

Buongiorno signor Pizzul, manca un centravanti alla Nazionale azzurra?

“Prima di tutto alla Nazionale servirebbero dei giocatori nel pieno della condizione atletica. In tal senso servirebbe anche un Belotti al top della forma, mentre il capitano del Torino è ancora lontano da una condizione ottimale. Comunque, entrando più nello specifico della domanda, è chiaro che la Nazionale è un po’ carente in attacco. I giovani, penso a Scamacca e Raspadori, non sono ancora all’altezza della situazione, anche se promettono bene. Si sente la mancanza di un centravanti, il che viene accentuato quando manca, come successo nelle ultime gare ufficiali, Immobile. L’attaccante della Lazio, infatti, riesce a mettere dentro qualche gol”.

Belotti può dare ancora un contributo alla Nazionale e al Torino quando ritroverà la gamba giusta?

“Sicuramente sì. È un giocatore molto potente che si combina bene con i compagni di reparto. Belotti fa della muscolarità e della forza fisica una delle sue armi principali e quindi quando non è al top della condizione il suo rendimento ne risente”.

La mediana granata composta da Tommaso Pobega e da Rolando Mandragora potrà avere anche un futuro nella Nazionale azzurra?

“Mandragora è un ottimo giocatore con una certa fragilità muscolare. Lungo tutta la sua carriera è stato ostacolato da problemi fisici, però è un ragazzo in grado di interpretare più ruoli a centrocampo. È un giocatore molto interessante, ma credo che sia ancor più interessante Pobega. Sta crescendo tantissimo. Mese dopo mese dimostra di essere un ottimo elemento”.

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Le pause per le Nazionali vengono spesso demonizzate dai club. Il Torino, però, ritroverà alcuni ragazzi usciti con il morale alto dopo le gare novembrine con le loro selezioni, basti pensare ai serbi Vanja Milinkovic-Savic e Sasa Lukic. Possono anche avere un aspetto positivo queste soste?

È sbagliato demonizzare le Nazionali. Non bisogna dimenticarci che per i giocatori indossare la maglia della propria Nazionale è un importante punto d’arrivo nella carriera. È chiaro che gli impegni con le Nazionali comportano un aggravio di fatica fisica e mentale, ma quando i risultati sono soddisfacenti, giocare con la Nazionale può offrire una carica morale in più. Il calendario è comunque sovraccaricato di impegni e probabilmente i giocatori sono costretti a sottoporsi a troppe partite. Nel caso del Torino, credo che ne trarrà dei vantaggi poiché i suoi calciatori serbi si ripresenteranno con tanta carica in corpo”. 

Non sarà per lei una gara come le altre Torino-Udinese, essendo nato proprio nel capoluogo friulano. Cosa si aspetta?

“Sarà una partita delicata per entrambe le formazioni. Si presentano alla sfida dopo un recente passato abbastanza positivo. L’Udinese ha ritrovato i tre punti dopo parecchio tempo, seppur con una certa fatica. Il Torino, invece, ha trovato una fisionomia di gioco apprezzabilissima, grazie anche al lavoro del suo nuovo allenatore. Si tratta di un match che sfugge a tutti i pronostici. Penso che potrà uscire una partita gradevole dal punto di vista estetico e spettacolare”.

La convince il nuovo corso di Ivan Juric sotto la Mole?

“Juric ha già fatto delle sparate abbastanza clamorose, soprattutto quando non era soddisfatto della campagna acquisti e del modo in cui Cairo gli aveva proposto di lavorare con un gruppo di giocatori che evidentemente non gli apparivano all’altezza. Fatto sta che forse, grazie a queste sparate è riuscito a trovare nei suoi giocatori una determinazione agonistica che risponde perfettamente al suo carattere. In questo è stato favorito anche da alcuni innesti”.

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