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6 maggio 1949, 70 anni fa in 600mila per l’ultimo saluto agli “Invincibili”

Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo

L'anniversario / 70 anni fa veniva celebrato il funerale del Grande Torino

Andrea Marchello

Ricorre oggi il settantesimo anniversario di un altro evento legato alla tragedia di Superga: il 6 maggio del 1949 infatti venivano celebrati i funerali degli Invincibili.

Quel giorno Torino, riportano le cronache ed i cinegiornali dell'epoca, è una città distrutta: in Piazza Castello si raduna una folla immensa - si dice più di un milione di presenti, ma stime più verosimili portano a pensare a 600.000 persone, comunque non poche, per una città che al tempo contava mezzo milione di abitanti - accorsa per dare l'ultimo saluto a quella squadra che aveva saputo conquistare i cuori di tutti: è lì che le bare dei calciatori del Grande Torino escono da Palazzo Madama per essere traslate in parte al Cimitero Monumentale, in parte nei cimiteri dei luoghi d’origine di alcuni dei giocatori e dei membri dell'equipaggio.

Scriverà Carlo Carlin Bergoglio, firma di Tuttosport, nel raccontare il discorso del presidente federale Ottorino Barassi, che nominerà quel Torino, che ormai non c'è più, Campione d'Italia ancora una volta: «Egli aveva parlato agli atleti racchiusi tutt’intorno (sorridevano i loro ritratti sulle bare) come se sentissero, e ci era parso veramente che sentissero. Aveva assegnato ad essi, ufficialmente, il quinto scudetto consecutivo, li aveva premiati simbolicamente per nome, uno per uno, chiamando anche i giornalisti, i dirigenti, gli uomini dell’equipaggio, infine aveva ancora chiamato Mazzola: “La vedi questa bella Coppa? (e disegnava con le braccia aperte una gran coppa nell’aria). La vedi com’è bella? E’ per te, è per voi. E’ molto grande, è più grande di questa stanza, è grande come il mondo: e dentro ci sono i nostri cuori».

«Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto "in trasferta"

(Indro Montanelli, dal Corriere della Sera del 7 maggio 1949)