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Gigi Radice, il ricordo di Mozzini: “Lo Scudetto del 1976 è stato il ‘Suo’ Scudetto”

Roberto Mozzini (a sinistra) e Francesco Graziani (a destra, negli insoliti panni del portiere) durante la partita di Coppa Campioni tra Torino e B. Monchengladbach (1976)

Esclusiva TN / Le parole del difensore sulla scomparsa dell'allenatore dello Scudetto '75/'76

Andrea Marchello

La scomparsa di Gigi Radice ha lasciato un segno nel mondo del calcio italiano e granata in particolare. Su quegli anni magici per Torino e la tifoseria granata, culminati con la vittoria della Serie A 1975/1976, Toro News ha raccolto le parole di Roberto Mozzini, difensore con alle spalle 180 presenze e 5 reti in granata, un fedelissimo del tecnico granata, uno stopper reso grande proprio da Gigi Radice. Dalle sue parole emerge il ritratto di un Radice metodico e motivatore, un allenatore che teneva in mano le redini del gruppo, dall'allenamento alla partita.

Buonasera Sig. Mozzini. Che ricordo le ha lasciato Radice?

"Sicuramente era un allenatore diverso rispetto gli altri della Serie A: una persona seria ed allenatore come non ce ne sono molti, sapeva fare il suo lavoro e non aveva prediletti; non c'erano preferenze con nessuno, tutti, giovani e vecchi, dovevano dare il massimo con lui. Io non ho cambiato spesso allenatore ma lui era uno di quelli che ti rimane impresso. Non lo vedevo da tempo, ma mantengo un bel ricordo di lui e di quegli anni insieme."

Un allenatore diverso in un calcio diverso rispetto a quello di oggi.

""Sì, per esempio gli allenatori di oggi hanno dietro uno staff numeroso, Radice non l’aveva, al massimo c'erano solo allenatore in seconda e allenatore dei portieri. Gigi allenava la squadra, lui soltanto, definendo i tempi ed il da farsi; gli allenatori di ora fanno allenare altri, stanno fermi in campo e lasciano condurre ad altri l'allenamento. Anche nella vita privata dava consigli di comportamento, faceva capire che se si volevano ottenere dei risultati bisognava comportarsi in un certo modo. Sempre, però, responsabilizzando i propri giocatori".

http://www.toronews.net/mondo-granata/radice-il-ricordo-di-trapattoni-addio-amico-mio/

Cos'altro ha trasmesso al gruppo dello Scudetto?

"L'anno dello scudetto facemmo tutti un grande campionato perché lui era capace di convincerti e darti la sicurezza che tu eri superiore all'avversario. Il calcio era un gioco diverso, un difensore marcava a uomo e doveva sbagliare il meno possibile, adesso i ruoli si mescolano. Certi giocatori erano difficili da marcare, allora avevo a che fare con Prati, Savoldi, Boninsegna, Riva e Bettega, ma Radice sapeva dare supporto tattico e morale. Mi caricava."

Ed al giocatore Mozzini in particolare?

"L'avversario per me più temuto era Riva, mi faceva sudare moltolui era mancino, allora l'allenatore mi diceva di farlo andare a destra. Era attento a tutto, anche ai dettagli."

Qual era la gara più sentita da Radice?

"Ovviamente il derby. Con l'avvicinarsi della gara c'era grande carica e concentrazione, volevamo prevalere sull'avversario in tutti i modi. La Juve vinceva spesso, il Toro no, per questo era importante per noi e per i tifosi. Andavamo fuori di testa".

Quell'anno si fece la storia...

"Gigi Radice era un grande allenatore, il Torino non era una grande squadra come poteva esserlo l'Inter o la Juve, quell'anno si fece un' impresa, per noi che le aspettative erano di fare un buon campionato, non di puntare allo scudetto; merito suo, che seppe creare una magica alchimia di carica ed entusiasmo."