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“La forza della partecipazione nello Sport”: al PalaGiustizia il convegno con l’ass. ToroMio

Approfondimento / Di seguito viene riportata una relazione scritta dall'avvocato Nargiso, che ha partecipato all'incontro di ieri

Redazione Toro News

Nella giornata di ieri, 8 aprile 2019, si è svolto un convegno organizzato dagli Ordini di Avvocati, Commercialisti e Notai, organizzato dall'associazione ToroMio (sodalizio di tifosi granata da anni attivo nel campo dell'azionariato popolare) on il Comitato NOIF. Di seguito viene riportata una relazione scritta di un partecipante, l'avvocato Nargiso:

"Ieri 8 aprile si è svolto presso la maxi aula 2 dei sotterranei del Palagiustizia di Torino il convegno promosso dal NOIF dal titolo “La forza della partecipazione nello Sport”. Questo convegno, moderato dall’avv. Alasia consigliere dell’Ordine Avvocati di Torino, ha avuto il pregio di riepilogare lo “stato dell’arte” delle iniziative profuse da ToroMio e dal comitato NOIF (Nelle Origini il Futuro). Il convegno, aperto alla partecipazione di avvocati, notai e dottori commercialisti (e largamente partecipato), ha avuto diversi e qualificati interventi. Il principale intervento di apertura e chiusura è stato svolto dal presidente del NOIF, l’avvocato Massimiliano Romiti, che ha riferito dei vari modelli organizzativi ripercorrendo la storia delle società calcistiche per giungere alla dimostrazione che le finalità dell’azionariato popolare rimontano alle origini, alla purezza del calcio come sport, ovvero come vorremmo che tornasse ad essere.

Di seguito ha preso la parola il Dottor Roberto Dosio, commercialista, che ha spiegato sul piano tecnico come si è giunti all’attuale situazione in cui, per dare tutela ai creditori della società calcistica, si è aperta la possibilità legale del fallimento. Particolarmente interessante, di questo intervento, al di là del pregevole taglio tecnico, è stato il riferimento alla deteriore prassi della sopravvalutazione degli asset, ed in particolare del fenomeno delle “plusvalenze gonfiate” basate su di un valore esagerato assegnato ad un calciatore. Compravendite miliardarie senza veri passaggi di soldi ma fatte solo di discutibili poste in bilanci veritieri come una banconota da 3 euro. A seguire l’intervento dell’avv. Lukas Plattner, attivo sulla centralissima piazza milanese, che ha spiegato l’evoluzione del principale asset di una squadra di calcio, ovvero il titolo sportivo, dalle vicende del Lodo Petrucci sino al suo superamento ed alla situazione attuale. Nell’intervento l’avv. Plattner non ha mancato di evidenziare che il Toro è una delle due società che ha fruito del Lodo Petrucci e non è poi fallita. A differenza di molte altre.

Quindi si è passati agli interventi successivi che hanno riferito dei casi concreti, di società fallite, come viatico per l’azionariato popolare, visto come rimedio praticabile in siffatti casi.

Il primo intervento è stato animato (è il caso di dirlo) dall’avv. Giuseppe La Scala, titolare di uno studio legale con sedi in varie città, che ha portato l’esperienza dell’azionariato lanciato nell’importante piazza di Vicenza (decima società per abbonamenti). L’intervento ha testimoniato in modo vibrante la necessità di un tifo critico che non plaude a giochi finanziari o speculazioni estranee alle tradizioni. Esser tifosi significa esser depositari di un patrimonio immateriale di cui le società non possono disinteressarsi. L’avv. La Scala ha organizzato un agguerrito e qualificato consesso di tifosi milanisti che è riuscito a recuperare le quote azionarie di vecchi tifosi rossoneri. Ed in forza di tali quote ha costituito una associazione che intende contare nell’attuale compagine societaria. Evidente intento di questo sodalizio è fare massa critica non per il gusto della sterile polemica o del vacuo campanilismo ma per il più pregnante obiettivo di dare continuità alle sane tradizioni della tifoseria. Tutti questi obiettivi si scontrano con i disegni imprenditoriali di fondi e management attenti alla quadratura dei bilanci ma che possono coltivare obiettivi piuttosto singolari come il mirare ad un 4 posto con (lucroso) ingresso Champions minimizzando gli investimenti e disinteressandosi dalla lotta scudetto che da sempre è stata (ed è) l’obiettivo primario di ogni tifoso. E’ evidente che simili storture sono rese possibili dalla dimensione unicamente finanziaria e speculativa del calcio moderno che invece verrebbe temperata dall’ingresso dei tifosi in società.

Non di sola denuncia tuttavia si è composta la relazione. E il successivo intervento dell’avv. Davide Pollano ha testimoniato l’interessante caso del Parma, unica squadra di A ad aver realizzato una forma di azionariato popolare vicina agli obiettivi del NOIF. Molto interessante ed acuto è stato lo studio delle varie quote di partecipazione, da un massimo di € 150mila ad un minimo di € 100. Il numero e la varietà di tali quote dimostra, secondo la sintesi dell’avv. Pollano, che l’azionariato popolare non è solo un sogno ma può avere -ed ha- una concreta attuazione mettendo insieme soggetti che, pur nella diversità di patrimonio, ben possono trovare uno strumento consono al desiderio di fare ingresso in società.

Infine gli interventi conclusivi hanno dato risalto al merito della proposta di legge. Gli aspetto civilistici sono stati enucleati dal Notaio Olivero, che si è dilungato sulla coniugazione del rilievo costituzionale (i richiami agli articoli 2 e 3 della Costituzione sono da incorniciare) della partecipazione popolare con l’assetto civilistico che si è ritenuto di ipotizzare. Un assetto, è stato spiegato, che vuole essere mirato sul lato dell’incentivo e non su quello della coercizione o dell’esproprio. Ciò sia per calare la legge nei tempi attuali e non mettere in fuga gli investitori – sano esercizio di pragmatismo - sia per evitare le censure di incostituzionalità nel caso in cui si voglia costringere il patron a cedere le quote.

Il successivo intervento dell’avv. Alberto Cochis ha avuto il pregio di concludere sui profili di rilievo penale mettendo in evidenza il punto di sintesi cui si è giunti per far salvi i diritti del singolo e la preoccupazione di non riempire le società veicolo con personaggi di dubbia moralità che potrebbero servirsi della passione popolare per perseguire fini illeciti o di obliqua scalata alla società.

Nell’intervento conclusivo l’avv. Romiti ha messo in evidenza che il modello legislativo ipotizzato esprime una visione del calcio e dello sport coerente con i suoi Valori più autentici ma al contempo non è utopico né velleitario, come dimostra l’attenzione riservata dall’attuale Governo e Parlamento al progetto di legge. Se vogliamo, possiamo!"