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Tuttosport, Pecci: “Il Filadelfia riapra i cancelli. E’ pregno di storia”

Eraldo Pecci

Le pagine dedicate al Torino dei principali quotidiani in edicola

Redazione Toro News

Eraldo Pecci, in occasione della giornata inaugurale del Salone del Libro di Torino, ha raccontato alcuni suoi aneddoti di vita granata, del Filadelfia e di “un calcio che non c’è più”, non a caso sottotitolo del suo libro “Ci piaceva giocare a pallone” (2018) che, insieme al suo altro lavoro “Il Toro non può perdere” (2013), ha presentato a fianco del direttore di Tuttosport, Xavier Jacobelli, e del caporedattore Andra Pavan. Queste le sue parole riguardo alle motivazioni per cui è stato spinto a scrivere un libro: "Quel Toro in cui ho giocato aveva una chimica particolare, una squadra così unita e di così alta qualità non capita spesso. E non volevo che questo andasse disperso. Ma soprattutto volevo che rimanessero non solo Pulici e Claudio Sala, ma anche tutti coloro che lavoravano intorno a quel gruppo, quei profili spesso nell’ombra, ma determinanti per creare un ambiente perfetto. Persone che magari stanno 50 anni all’interno di una società e risolvono un sacco di cose, perché vogliono davvero bene alla squadra. Un po’ quello che manca oggi nel nostro calcio: l’attaccamento, la passione". Di impatto il suo commento sul Filadelfia e la gestione attuale: "Quando entro al Filadelfia i ragazzi morti 72 anni fa ci sono ancora, quell’impianto è pregno di storia. Ma le radici le trovi in tutta la città, a Superga e per strada perché c’è chi ti ferma e dice “Sono del Toro perché Mazzola mi ha dato una caramella” o perché “Loik mi ha preso in braccio”. Per questo oggi vedere il Fila chiuso mi fa dire che questo non è Toro: il Toro è della gente. Quei cancelli devono essere aperti per i vecchietti così come per i ragazzi che “tagliano” scuola, che così possono diventare tifosi!. Se il Toro rispetta la sua storia è imbattibile. Se perdi le origini sei orfano, poi i risultati possono essere quelli che vuoi, perché la gente del Toro ha una grande pazienza. Ma serve il rispetto".

Ulteriori dettagli nell'edizione odierna del quotidiano.

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