Il coronavirus non ha affievolito il ricordo del Grande Torino: il 71esimo anniversario si è celebrato a distanza e ha visto una grande partecipazione dei tifosi granata e degli sportivi di tutto il mondo sebbene solo online. Una cosa però il maledetto virus se l’è presa: la lettura dei nomi degli Invincibili davanti alla Lapide da parte del capitano attuale del Torino. Ieri Andrea Belotti non è salito al Colle per adempiere al solenne compito che avrebbe dovuto svolgere per la sua quarta volta: la prudenza ha dominato le scelte delle autorità cittadine. Evitare assembramenti era la parola d’ordine e così alle 17.03 davanti alla Lapide c’erano solo una dozzina di persone raccolte in religioso silenzio.
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DA POZZO E BEARZOT… – La lettura dei nomi del Capitano era una tradizione che durava da tantissimo tempo. “Il primo a farlo fu Ferruccio Novo, che ogni 4 maggio, dal 1950 in poi, saliva a Superga e recitava i nomi dei caduti – racconta Franco Ossola jr, che alla missione di tramandare il ricordo di suo padre e dei suoi compagni ha dedicato una vita intera -. La tragedia ha irrimediabilmente segnato la sua vita ma a questo rito non ha rinunciato nemmeno quando ha smesso i panni del presidente del Torino, per tutti gli anni Cinquanta”. A raccogliere il suo testimone fu poi un certo Enzo Bearzot, capitano granata ad inizio anni Sessanta. Lo racconta Natalino Fossati, che nelle giovanili del Torino arrivò nel 1962: “Ricordo bene, Bearzot leggeva i nomi davanti alla squadra ma anche alle giovanili. Quando io giocavo tra i ragazzi, ad ogni 4 maggio Giacinto Ellena, che coordinava il vivaio granata, ci faceva fare la salita al Colle a piedi per irrobustire testa e gambe. Diceva che anche quello voleva dire essere del Toro”.
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… A BELOTTI – Da allora, la tradizione è stata mantenuta: ogni anno il 4 maggio il capitano del Torino ha urlato al cielo i nomi degli Invincibili. “Sì, è successo sempre, tranne quest’anno. Se devo essere sincero, per me non averlo fatto per niente è una rinuncia importante – dice amaro Fossati -. Fossi stato in Belotti e nel Torino, avrei insistito per recarmi sul colle e leggere i nomi come spetta al Capitano. Magari lo avrei fatto a sorpresa, senza dirlo a nessuno. Ma lo avrei fatto, diffondendo in seguito il video per i tifosi. Però è un mio pensiero, non voglio fare polemica, ognuno è padrone delle proprie azioni”.
Ma scusate, ma perché a questo punto non farlo tutti noi a mo di flash mob? Registriamoci a recitare la formazione (che tanto non abbiamo bisogno della lapide, la sappiamo a memoria tutti quanti) e diffondiamole sui social.
Incredibile tutto ciò.
Scusate ma, visto che Cairo ci è andato con tanto di giornalisti…non poteva portarsi Belotti e fargli leggere i nomi?? Era tanto complicato??
ennesima dimostrazione di bassissima sensibilita ed accortezza.
non parlo di rispetto,saria trop. potevano farlo anche i figli ossola e gabetto,bastava un cenno,niente non ci arriva proprio.
magari poteva suggerirlo comi,e qui l’ironia è pesante
Secondo me invece Aver rispettato le regole ci differenzia ancora di più da tutti gli altri e se fossero stati i gobbi se ne infischiavano delle regole e di tutti quelli che stanno facendo sacrifici nei vari ospedali e ci sarebbero andati con tutta la loro arroganza.
FVCG sempre
Ma andate a fare in c..o! Cosa ci voleva anche solo a far salire il Gallo oppure il Zac, per esempio, per declamare i nomi dei mitici? Qui non è questione di permessi del prefetto o altro, qui il problema è che non ci arrivano proprio.
Ps bella la prima pagina di ruttosport, al centro in evidenza non il grande Torino ma bensì lo stupraevasore seriale. Ma riandate a fare in c..o!
Ennesima sconfitta …… ci hanno tolto anche questo…..POVERO TORO
ennesima sconfitta……ci hanno tolto anche questo…
Condivido “, senza polemiche ma con un po’ di amarezza, il pensiero di Fossati.
Fossi stato il capitano del Toro sarei salito a Superga a leggere i nomi dei nostri invincibili. Per tenere unito il legame fra squadra, tifosi e il passato.
Sarebbe stata una carezza in questo periodo difficile in cui il calcio è passato giustamente in secondo piano. Ma non doveva farlo la memoria, la tradizione.
Peccato