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Cesena-Torino. Rigori e fischietti zelanti

Increduli dopo il fischio di Rodomonti. Furibondi un attimo dopo, quando il bracco dell'arbitro proteso verso il dischetto indicava che sì, era proprio calcio di rigore. Minuto 11' della ripresa, a Cesena il Torino sta...

Redazione Toro News

"Increduli dopo il fischio di Rodomonti. Furibondi un attimo dopo, quando il bracco dell'arbitro proteso verso il dischetto indicava che sì, era proprio calcio di rigore. Minuto 11' della ripresa, a Cesena il Torino sta tenendo bene il campo, ha creato le occasioni più pericolose ma il risultato rimane inchiodato sullo 0 a 0. Tensione crescente, può essere una gara decisiva per la stagione. Papa Waigo scappa sulla sinistra ed entra in area, Melara lo trattiene leggermente, l'esterno continua la corsa ma si ritrova davanti Taibi pronto a chiudergli lo specchio. A quel punto, eccolo: il fischio. Quasi assordante, eppure il “Manuzzi”è una bolgia. “Rigore? Si chiedono i granata, spaesati. Ma allora vale tutto!”. Applausi ironici di un paio di giocatori all'indirizzo dello stadio, mani nei capelli per altri. Se c'era, questo benedetto rigore, era quantomeno dubbio. Le abbiamo viste e riviste le immagini: la maglietta bianconera che si tira, Melara che molla la presa. A norma di regolamento ci può stare, ma quanto zelo da parte di Rodomonti! Diciamo meglio: se non avesse fischiato nessuno si sarebbe lamentato, Papa Waigo per primo, che è rimasto su. Va bene, sarà anche come dice De Biasi che “quando vinci i rigori contro ci sono sempre”, ma quest'anno al Toro ne sono stati fischiati con inesorabile puntualità, tenace severità. Un metro di giudizio rimasto inapplicato quando a giovarne avrebbe potuto essere il Torino. Due episodi emblematici: Rosina chiuso a sandwich contro il Bari all'andata, Stellone affossato dopo un minuto a Vicenza nel ritorno. Solo per citare i più clamorosi, perché ci sarebbe anche un mani netto in area contro l'Atalanta sul 2 a 2 qui al Delle Alpi, un atterramento sospetto di Muzzi col Verona. Ecco: quando si è concordi nel definire un episodio “sospetto”, si entra nel regno dell'interpretazione Ecco il momento più importante per l'arbitro. Compito arduo, lo riconosciamo, prendere una decisione in pochi secondi. Noi ci limitiamo a rilevare che nell'arco di questo campionato, alla fine - nel dubbio - quasi mai il Torino si è visto riconosciute le sue ragioni. Si badi: a Cesena il rigore ci poteva anche stare, ma non era così chiaro. Tutt'altro. Allora ci chiediamo: a parti invertite Rodomonti avrebbe fischiato lo stesso? Dobbiamo ritenere di sì, non avendo ragione di supporre il contrario, però i crediti del Torino intanto aumentano, partita dopo partita. Sarebbe bello che da venerdì prossimo non ci si debba più confrontare con situazioni simile. Forse chiediamo troppo? In ogni caso, lungi da noi aprire polemiche, oltretutto rifuggiamo per indole l'idea di complotti e strategie occulte alle spalle di una o quell'altra squadra. Sottoscriviamo, invece, fino all'ultima lettera, le parole del presidente Cairo sulla questione, pronunciate all'indomani di Piacenza – Torino: chiediamo equità di giudizio, non privilegi! E nel farlo, ricordiamo quanto sia duro, ancor più nel calcio moderno, il mestiere dell'arbitro.

"Davide Nicola, ragazzo equilibrato, dunque non incline a contestare per partito preso, tornando sul l'episodio che ha regalato il vantaggio al Cesena argomenta così: “Non ho mai visto fischiare un rigore con l'avversario che resta in piedi”. Papa Waigo è partito dalla sua fascia però è andato a chiudere Melara, come mai?: “Eravamo d'accordo che io l'avrei attaccato alto, mentre lui mi avrebbe coperto nel caso fossi stato superato in corsa. A quel punto io dovevo stringere in mezzo, come ho poi fatto nell'azione del rigore che, ripeto, non c'era”.

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