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Ci sarebbe piaciuta… Una domenica al Fila

Il pubblico granata presente al Filadelfia in uno degli ultimi allenamenti a porte aperte.

Editoriale / Da quasi due mesi il Filadelfia non apre le porte ai tifosi: avvicinarsi per concludere il campionato nel migliore dei modi

Nicolò Muggianu

Una settimana senza Serie A non è lo stesso, figuriamoci una settimana senza Toro. Ci eravamo lasciati così il 13 marzo scorso: il Bologna di Mihajlovic vince 2-3 in casa del Torino. Una sconfitta pesante, davanti a oltre 25mila tifosi granata in festa. Che inevitabilmente ha lasciato un velo di delusione accompagnata al fatto che si sarebbe dovuto attendere due settimane per la possibilità di una rivincita.

Un sentimento protrattosi nel tempo per tutta la settimana. Con la speranza (per ora rimasta vana) di avere la possibilità di respirare, anche solo per un poco, un po' di aria di casa. Magari in una domenica mattina di inizio primavera come quella di ieri, accompagnata da un allenamento aperto ai tifosi. D'altronde l’ultimo allenamento a porte aperte è datato 29 gennaio e ai tifosi (così come ai giocatori) un po' di contatto con la squadra potrebbe far bene per ricaricare le batterie in vista di un finale di stagione che si pronostica acceso. Specie se si tratta, come è stato ieri, non tanto di prove tattiche vere e proprie ma di una partitella a ranghi misti con alcuni ragazzi del vivaio, in una domenica di sosta.

"Sia chiaro: i risultati hanno la precedenza su tutto e per questo il lavoro di Mazzarri è apprezzato e ineccepibile. Però, su questo tema specifico, si potrebbe fare meglio. Non solo per la storia e per ciò che rappresenta il Filadelfia nell'immaginario collettivo, ma anche per un discorso di simbiosi con l'ambiente. Lo stesso che squadra e allenatore chiedono ogni week end prima della partita. Trovando, almeno nelle ultime uscite - anche grazie alle intelligenti promozioni sui biglietti varate dal club, certo - una risposta forte e chiara da parte del pubblico: "Noi ci siamo!". E poco importa se il Filadelfia non può più essere il luogo di aggregazione quaranta anni fa. Il calcio in mezzo secolo di storia è cambiato radicalmente e con esso si sono evoluti anche i luoghi e le abitudini delle società. Ma la passione, quella no, è sempre rimasta la stessa. E allora perché non approfittare di questi 15 giorni senza campionato per riaprire le porte del 'Tempio', per provare almeno in parte a riempire il vuoto lasciato dalla mancanza di Toro? A maggior ragione dopo una sconfitta, un'occasione per dire ai tifosi: "Venite a vedere, stiamo lavorando duramente per farci perdonare". In caso le porte del Fila dovessero aprirsi presto saremo ben contenti di essere smentiti. E, perché no, già dall'allenamento di domani. Perché caro Toro, dobbiamo proprio dirtelo, ci manchi un po'.