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Con Cairo, contro Cairo…? Con il Toro

In tanti, tra i tifosi del Toro nostri lettori, si rivolgono alla nostra Redazione quotidianamente, chiedendole di esprimersi in un modo piuttosto che in un altro, di prendere una posizione piuttosto che un'altra. Pensando di avere...

Redazione Toro News

In tanti, tra i tifosi del Toro nostri lettori, si rivolgono alla nostra Redazione quotidianamente, chiedendole di esprimersi in un modo piuttosto che in un altro, di prendere una posizione piuttosto che un'altra. Pensando di avere già reso quotidianamente chiaro il nostro pensiero, ci siamo resi conto che da molti ci viene richiesto di esprimere con definitiva chiarezza una linea d'opinione, ed é quanto facciamo in questa sede; il pezzo é lungo, ma chiediamo a ciascuno di leggerlo, se vorrà. Anticipando i migliori auguri a tutti, laddove il più grande é questo: pur nella diversità di idee, la gente del Toro ritrovi la propria unità, unico patrimonio che non si deve perdere mai.

Erano i giorni più caldi della storia, quelli dell'Estate 2005, per il grande popolo granata. Mai trionfo aveva suscitato tanta accorata partecipazione, mai disfatta era stata accompagnata da tante lacrime; ci fu tutto in quei giorni, la tragedia e la gioia immensa, perché il Toro non era scampato da una “banale” retrocessione in Serie B, ma dalla morte, tornando alla vita. C'era Toro News a seguire, attimo per attimo, i suoi respiri affannosi, che sembravano farsi sempre più flebili, e che invece pian piano tornarono sempre più forti, fino a che tornò a sbuffare dal naso come solo lui (lui, il Toro) sa fare, sotto forma di folla, assiepata sotto il balcone di un Palazzo, palpitante nei cuori e nelle narici.TN era già allora la più vasta comunità online di tifosi di tutto il continente. Non c'era Manchester, Barcellona o chicchessia a tenerle testa. Fece allora un passo tanto impegnativo quanto naturale: divenne testata giornalistica, diede una voce unica a quelle decine di migliaia di persone che a loro volta vi immettevano la propria; una voce al loro servizio, per chi voleva vivere, respirare, mangiare pane e Toro a tutte le ore ma voleva farlo attraverso un'informazione che fosse libera, diversamente da quella cui erano da sempre costretti ad attingere, filtrata da interessi diversi ma sempre ingombranti.L'inizio fu pionieristico come é ovvio che sia, ma una particolare passione muoveva tutti. E' la stessa di oggi, rimasta intatta, nella secolare storia granata così come in quella -ben più breve- di TN. Certo, quelle decine sono diventate centinaia di migliaia di persone, e la testata si é attrezzata di conseguenza per poter fornire ad una platea tanto vasto un servizio all'altezza di quel che merita; l'editore ha continuato a profondervi i suoi sforzi, fino ad oggi quando si é trovato a chiedere al pubblico che da anni usufruisce del lavoro giornalistico della Redazione un piccolo contributo per la sopravvivenza del giornale stesso, che altrimenti non può essere garantita.L'avventura di questi anni ha combaciato temporalmente (è appena più vecchia) con quella del Torino Football Club, pur seguendo parabole differenti. Su queste pagine si sono così susseguti l'iniziale elettricità di piazza per l'insediamento di Urbano Cairo in sella al Toro, la gioia irrefrenabile della prima stagione, le titubanze e le perplessità del biennio seguente, le delusioni via via più cocenti, il nascere di un movimento di contestazione ed il suo deflagrare in episodi da cronaca, la spaccatura in seno alla tifoseria granata.Toro News ha vissuto le crescenti difficoltà della società e della squadra con un approcio volontariamente asettico, all'insegna di un'idea di giornalismo che é pura informazione, lasciando che ad esprimere la propria opinionefossero i lettori. Per questo, chi ne frequenta le pagine sa di poter commentare in prima persona gli avvenimenti direttamente sull'home page del giornale, di avere un grande forum, una chat in tempo reale, tantimodi per rendere pubblico il proprio punto di vista a migliaia di persone connesse contemporaneamente. Una grande piazza, questo -anche- é diventato con gli anni TN, in cui quotidianamente gli appartenenti alla stessa fede possono recarsi, certi di incontrare i propri fratelli di virus con cui scambiare pareri, informazioni, dubbi, speranze.Ma in tutto ciò, chi questa piazza “cura” 24 ore su 24 le proprie idee le ha; una linea, a dirigere la propria penna, la ha. La grande spaccatura che ha vissuto ultimamente la tifoseria granata, tra chi contesta la società su tuttoe chi la sostiene a dispetto di qualsiasi cosa, é a nostro parere il più grande male che potesse colpirla. Non perché il confronto tra opinioni anche contrapposte sia deleterio, tutt'altro, é il sale della vita sociale e anche di questa testata; ma perché, in questo caso specifico, spesso si é arroccato su posizioni tanto estreme da permettere solo lo scontro, lo scambio reciproco di offese ed accuse, lanciate a distanza dalle due fazioni asserragliate sul proprio colle. E anche al gruppetto di persone che cura quella piazza che sta in mezzo é accaduto di esserne colpito; tacciato di parteggiare per Cairo piuttosto che per i suoi “nemici”, di avere interesse nel sostenere l'uno piuttosto che nell'abbatterlo, di essere addirittura -sì, anche questo- sovvenzionato da una parte o dall'altra. E' superfluo dirlo, tanto che va fatto col sorriso: no, nessun sovvenzione, anzi. L'unica potrà arrivare dai suoi lettori, se lo vorranno.Niente di tutto questo, dunque, ma una posizione c'é, e pare che -sospinti a farlo- sia il caso di farvi luce.Urbano Cairo é il presidente del Torino FC da quella famosa Estate 2005. Il furor di popolo di cui godeva si é trasformato fino a renderlo “furore” puro e semplice, nei suoi confronti, da parte di una consistente fetta della tifoseria, mentre un'altra parte lo sostiene a prescindere. Urbano Cairo, il nostro presidente, ha commesso molti errori. In realtà, quando si lascia andare ad un excursus sulla propria esperienza presidenziale, é lui stesso ad ammetterlo; il guaio é che troppo spesso non ha imparato dai propri errori, reiterandoli ingenuamente; e quel credito di pazienza richiesto per lungo tempo sulla base appunto della propria inesperienza -credito peraltro concesso dal tifosi del Toro- ora é esaurito: giunti al sesto anno, é lecito chiedere, pretendere, di più.Non é tanto il mancato impegno economico che ci sentiamo di imputare al presidente, non a livello globale; i denari però spesso non sono stati spesi al meglio, e anzi non si contano gli sprechi, se solo si pensa alla quantità -senza pari in Italia- di dirigenti cambiati, di allenatori, di giocatori, numeri al cui confronto Zamparini é un timido esordiente; i rubinetti si sono poi improvvisamente chiusi quando più sarebbe servito uno sforzo, come nello scorso gennaio. Errori umani, ma troppe volte ripetuti; e se una nuova azienda di norma fissa in cinque anni il limite per ottenere ritorni, ecco che dopo tale lasso di tempo i risultati del Torino FC sono quelli di un ritorno sì, ma al punto di partenza, alla Serie B.Soprattutto, nel frattempo sulla situazione sportiva immutata non si sono aggiunte strutture che possano supportare un progetto reale; nulla é stato costruito, e quel che davvero preoccupa é che di un centro sportivo (o di una sede, del Filadelfia o di qualsiasi altro bene duraturo) non si sia neppure mai iniziato a discutere seriamente (escluse recenti illazioni, troppo recenti e...troppo illazioni, laddove -al sesto anno- almeno due mattoni l'uno sull'altro avrebbero dovuto esserci da tempo). Il progetto di cui si parla dal primo giorno non é mai partito, non lo é nelle giovanili laddove, nonostante gli ultimi buoni risultati sul campo, nessun ragazzo ha raggiunto la prima squadra, non lo é in generale sotto alcun punto di vista, se la durata massima di un'idea tecnica (ds+allenatore) é stata al massimo di quattro-cinque mesi.

Elementi, sopra illustrati in maniera molto sommaria, che ci portano ad un unico auspicio, che annunciamo con chiarezza: ringraziamo col cuore Cairo ma auguriamo con la mente al Torino di trovare una nuova proprietà.Facendo giornalismo, dunque cercando e indagando, nel limite delle nostre possibilità ci adoperiamo perché questo possa accadere, meglio, sollecitando l’attuale proprietà a impegnarsi perché questo accada, individuando soggetti che possano offrire al Toro un futuro più attinente al suo blasone di società che ha fatto la storia del calcio italiano e alla sua gente maggiori soddisfazioni sportive, come del resto anche Cairo ha trasparentemente e onestamente dichiarato in innumerevoli interviste dicendosi disposto a cedere la società.

Ciò detto, ci si ferma, senza intraprendere una strada che porta all'estremo opposto. Il boicottaggio, di un presidente o di una proprietà, é cosa deleteria, anzi autolesionistica, visto che il tifoso del Toro che gli fa del male, fa del male a se stesso.Quel che può fare un giornale é pungolare, criticare, porre all'attenzione dei lettori/tifosi delle problematiche che ritiene degne della conoscenza generale, e magari con questo – ed é accaduto- stimolare i soggetti interessati ad intervenire e a migliorare le criticità. Inoltre, se la contestazione é in certi casi l'unica arma a disposizione dei tifosi, certi episodi non sono comunque mai accettabili; ci riferiamo chiaramente a quei vergognosi fatti da cronaca quasi nera che hanno occupato spazi sui media generalisti in questi mesi, con l'orrendo fatto della testa di suino a rappresentarne l'apice.

Non nascondendoci il fallimento (a Dicembre 2010) del progetto sportivo di Urbano Cairo, con la medesima serenità di giudizio che deriva dal non avere interessi di sorta ecco che non possiamo nasconderci come i soggetti che potrebbero sostituirlo non esistano, al momento. Se a Bologna, non appena la società locale ha rischiato di fallire, si é subito attivata una cordata imprenditoriale guidata da un grande idustriale del caffé, ecco che a Torino nessuno, nemmeno gli ancora immensamente più grandi presenti imprenditori del caffé non hanno mai fatto un passo per salvarlo. E se negli scorsi mesi abbiamo intercettato mille e mille voci relativi a possibili interessi nel rilevare il club granata, solamente di una di queste abbiamo appurato un labile fondamento di interesse, che in seguito evidentemente non si é concretizzato.

Preso atto che dunque al momento pare esserci solo Cairo per il Torino, registriamo come alla sacrosanta critica (del cui diritto anche la nostra testata si giova) spesso faccia seguito una contestazione dai toni e dai modi troppo forti, troppo criticabili nel metodo, troppo chiusi su se stessi. Nel momento in cui all'orizzonte granata comparirà chi davvero potrà rilevare da Cairo la società, allora sarà comprensibile spingere civilmente l'attuale presidente a cedere, e se necessario la “spinta” potrà diventare forte mediaticamente come lo fu proprio nel 2005, quando il potenziale acquirente si mostrò apertamente e c'era da mandare via chi teneva “prigioniero” il Toro. Oggi non si attende un “liberatore” come allora, che comunque al momento non c'é, per cui in molti casi invitare Urbano Cairo -che non può essere lontanamente accostato ai personaggi di allora- a vendere, pare più l'espressione frustrata di un auspicio oggi purtroppo apparentemente irrealizzabile -siamo convinti non per colpa o volontà contraria dell’attuale presidente del Toro- che una vera richiesta con delle basi concrete.

L'esasperazione di molti, forse di tutti i tifosi del Toro, comprensibile dopo ulteriori anni di speranze svanite e di umiliazioni sportive patite, ha portato però a quella deleteria spaccatura di cui si diceva, e che tanto male sta facendo al Toro ed al cuore granata di tutti noi e soprattutto al Toro che vede allontanarsi la sua gente da uno stadio sempre più vuoto. Prendersela con i tifosi che hanno un'idea diversa é quanto di più sbagliato possa accadere tra tifosi stessi; lo é dal punto di vista di concetto, perché chi non condivide un'idea -o anche solamente il modo di esprimerla- non necessariamente condivide quella opposta; e lo é dal punto di vista concreto, perché inutile, giacché un presidente non viene certo incaricato tramite votazione o consenso popolare.

Ma tanta esasperazione non deve, non può, portare ad episodi inaccettabili come quelli cui si accennava sopra. Ed inaccettabile è anche il solo fatto che il presidente non possa recarsi allo stadio a seguire la sua squadra, la squadra di sua proprietà. Il confronto tra le diverse posizioni non può mai trascendere ed uscire dai binari della civiltà; la contrarierà, l’opposizione, può essere anche urlata in certi contesti, ma mai di più; TN vigilerà anche sul diritto di Cairo a muoversi e lavorare come presidente.

E chi chiede alla nostra testata di abbandonarsi alla contestazione, non la otterrà. Perché riteniamo che compito di un giornale serio e corretto che vuole potersi definire tale sia la critica, al cui diritto ci appelliamo anche in questo stesso scritto; l’indagine, la ricerca, non l’urlo superficiale e perfino becero di chi saluta con applausi di gloria le vittorie, e lancia grida di vergogna quando si perde. Fintanto che Cairo sarà il presidente del Torino, noi lo considereremo tale, mai delegittimato. Augurandoci che corregga i numerosi errori e manchevolezze del suo operato finora, ma sostenendo il suo diritto ad occupare quella poltrona, quel ruolo, e di muoversi come meglio crede, sapendo che si sottoporrà al giudizio popolare, largamente espresso proprio tramite TN.Tanto dovevamo; pur ritenendo di aver sempre espresso chiaramente il nostro punto di vista, che è quella della chiarezza d’opinione ma dell’equilibrio nell’azione, ci siamo sentiti da più parti “tirati per la giacca”, come si suol dire, a renderlo dichiarato, ed è quanto stiamo facendo ora.

Ci auguriamo un futuro migliore per il Toro, lo auguriamo a tutti. Con un ravvedimento dell'attuale proprietà-che dovrebbe però essere accompagnato da una maggiore attenzione alle istanze della tifoseria e anche dai risultati- o con una nuova proprietà ma che sia chiaro per il momento che Toro News spera sopra ogni cosa che il popolo granata torni una cosa sola. Perché quando é unito, non ha rivali: lo ha sempre dimostrato nella sua storia, lo dimostra ogni giorno in quello specchio della realtà che é il web, laddove -come si diceva- divenne proprio su TN la Community più vasta d'Europa. E proprio TN vuole continuare ad esserne voce, vanto e punto di ritrovo. Sapendo di contare sull'affetto e sul sostegno di una così grande popolazione, che da sempre lo mandano avanti (affetto e sostegno che da soli forse non sono più sufficienti, ma che rimangono essenziali, vitali) sulla strada dell'informazione 24h, senza interessi che non siano il bene del Toro. Con una linea di pensiero ben precisa, ma le opinioni non dovrebbero mai essere un ostacolo (se non per gli intolleranti e purtroppo ce ne sono tanti, fortunatemente non la maggioranza); ciò che conta, tra tifosi come in ogni ambito dei rapporti umani, é il reciproco rispetto, e la certezza di poter contare sulla buona fede altrui.

Buon Natale, fratelli granata di tutto il mondo, Buon Natale presidente Cairo, Buon Natale a tutti coloro, piccini e grandi che hanno l'onore di vestire la gloriosa maglia del nostro Toro, Buon Natale ai dirigenti agli allenatori e a tutti coloro che lavorando dietro le quinte dello spettacolo permettono al nostro Toro di vivere la sua quotidiana attività sportiva. E soprattutto, dimenticando la formuletta quasi da slogan ma anzi pesando e pensando ognuna delle tre parole:

Felice Anno Nuovo

il direttoreAlessandro Salvatico