Tra poco più di un mese, il 7 di aprile, presso l'aula 8 del tribunale di Torino, si svolgerà la seconda udienza relativa al fallimento del vecchio Torino Calcio 1906. Per quella data il curatore Pietro Cerri ammetterà le altre richieste dei creditori, dopo le 245 già avanzate in prima istanza. Ma quel giorno è già possibile che si arrivi ad una svolta: da fonti molto attendibili, legate ad un personaggio vicino alla vecchia società, abbiamo saputo che Franco Cimminelli avrebbe dato la disponibilità a mettere sul piatto 22 milioni di euro.
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Fallimento Torino Calcio 1906
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Abbiamo contattato l'avvocato Roberta Cazzaniga, da anni legale di punta del gruppo Ergom, che però ha detto di essere estranea alla vicenda, passando la palla a Paiuzza. L'ex responsabile amministrativo del vecchio Toro non ha voluto né confermare, né smentire, il che conferma che una soluzione come quella da noi ipotizzata dei 22 milioni sia molto vicina alla verità. Certo, si tratta di una cifra inferiore di molto a quei 32 milioni di crediti al privilegio ammessi nella prima udienza, ma il dovere del curatore fallimentare è di arrivare a una soluzione, cercando di soddisfare il più possibile gli interessi dei creditori. E questi, in primis lo stato (Uniriscossioni, per il famoso arretrato Irpef) e i calciatori, hanno tutto l'interesse a portare a casa un risultato certo, anche se inferiore alle attese, invece di provare ad ottenere tutto, ma allungando i tempi, con un considerevole aumento dei rischi.
Il debito complessivo del Torino Calcio 1906 è stimato intorno ai 70 milioni di euro, era chiaro fin dall'inizio che non si sarebbero stati denari sufficienti per soddisfare le richieste di tutti, soprattutto dei chirografari, i creditori di secondo tipo (ristoranti, alberghi, ditte di cattering, piccoli fornitori, ecc.), ma fino a qualche mese fa si pensava che neppure una ventina di milioni di euro sarebbero finiti sul piatto della bilancia. Il rilancio della Fiat, grazie al successo della Grande Punto, ha consentito a Cimminelli (che della nuova vettura è il fornitore dei cruscotti e di tutte le parti in plastica) di tirare una boccata d'ossigeno e di avere disponibilità economiche forse impensabili sei mesi fa e la casa madre, dal canto suo, non vuole certo che il fallimento Toro abbia effetti ancora più deflagranti, se anche la Ergom dovesse essere coinvolta.
Con 22 milioni di euro, ce ne è sicuramente a sufficienza per accontentare le richieste dei calciatori, che tra l'altro hanno già tutti monetizzato con buonissimi ingaggi, visto che le loro nuove società li hanno messi sotto contratto senza pagare un euro per i cartellini. Per quanto riguarda gli arretrati Irpef, Uniriscossioni potrebbe anche non essere soddisfatta di portare a casa il 30-35% della cifra, ma uno stato che vive di condoni, sanatorie e dilazioni di pagamenti, alla fine potrebbe rendere valido un vecchio motto: meglio pochi ma maledetti e subito.
La vicenda del vecchio Toro potrebbe quindi risolversi anche in tempi più brevi del previsto e magari già dopo l'udienza del 7 aprile essere più chiara la situazione anche del marchio e dei cimeli storici: sembra che Cairo sia pronto a fare un'offerta di un milione di euro per riportare a casa la storia, il curatore Cerri lo considera (giustamente) l'unico interlocutore privilegiato su questo tema, tra qualche settimana il quadro sarà più chiaro.
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