"Facile cascare nella retorica, quando si parla di Grande Torino. Ma non è retorico asserire che questo 4 maggio appena trascorso, è di fatto un po' diverso da tutti gli altri, tra un clima meno "caotico" e un messaggio di speranza lanciato dalla Basilica. Per il sessantonovesimo anno consecutivo il mondo granata ha reso omaggio alla squadra più forte di tutti i tempi, ed il pensiero condiviso durante l'omelia da Don Robella è stato in qualche modo "rivoluzionario": dopo le morti di Carla Maroso e Sauro Tomà, questo è il 4 maggio da cui partire per andare oltre, seguendo l'insegnamento degli Invincibili (perfetta, in questo senso, la similitudine di "stelle per i navigatori") ma cercando di diventare "genitori" dopo essere stati "figli", costruendo dai bambini e dalla squadra attuale il Toro che verrà.
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Il 4 maggio per andare oltre, ripartendo dai valori del Toro
Una commemorazione poco "rumorosa" ma significativa più che mai
"Un pensiero profondo e condiviso, che ha strappato la commozione dei tifosi arrivati a Superga sin dal primo pomeriggio. Per dovere di cronaca, è giusto segnalare come - complici anche lo scarso entusiasmo suscitato dalla squadra e il giorno feriale - l'affluenza al colle sia stata tra le più basse degli ultimi anni, con un migliaio di persone presenti. Tuttavia, la partecipazione alla commemorazione è stata come sempre molto viva e vivace, e soprattutto senzacontestazioni ma con tanti applausi per i giocatori. E con tantigiovani presenti. Giovani che hanno potuto ammirare da vicino i propri idoli in una veste particolare, e soprattutto in uno stato emotivo particolare: ben visibile è stata l'emozione sui volti dei giocatori per la prima volta al Colle, come Burdisso, Ansaldi, N'Koulou, ma anche di chi ormai è un habitué, come Moretti e Belotti.
"Un 4 maggio, dunque, senza la marea granata ma caratterizzato dalla solita carica emotiva, e con qualcosa in più in dote: quella volontà di rinascita, in questo momento sportivo non felicissimo per quanto riguarda i risultati, partendo dai valori del Toro. Perché, come ricordato da Don Robella ai giocatori, "potrete vincere 30 scudetti e 7 Champions League, ma qui si viene misurati solamente secondo l’amore". Un amore che il tempo non ammazza ma potenzia, un amore che non muore mai.
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