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Il Torino e Adem Ljajic, un investimento da tutelare con tutte le forze

EMPOLI, ITALY - FEBRUARY 05: Adem Ljajic of FC Torino reacts during the Serie A match between Empoli FC and FC Torino at Stadio Carlo Castellani on February 5, 2017 in Empoli, Italy.  (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

Editoriale / L'investimento oneroso più importante dell'era Cairo, per lui si è alzato il tetto ingaggi: se può servire per farlo esprimere al meglio, si cambi pure il modulo

Gianluca Sartori

"Ci è venuto da sorridere quando, nei giorni scorsi, abbiamo letto e ascoltato pareri di chi mette in discussione il futuro di Ljajic in granata. Come se ci fossero davvero possibilità che il Torino possa disfarsi a cuor leggero del suo attuale numero 10 a fine stagione. D'accordo, che il giocatore serbo abbia fatto storcere la bocca a molti fino ad oggi è fuor di dubbio. Ma ricordiamo sommessamente che il Torino, per prelevare Ljajic a titolo definito dalla Roma, ha effettuato la spesa più onerosa per un cartellino dell'era Cairo (circa 9 milioni) e ha alzato il tetto ingaggi della Prima Squadra, per permettersi di firmare un accordo da più di 1.5 milioni a stagione col serbo classe 1991.

Non c'è bisogno di essere dottori in economia aziendale per capire che bisogna provarle tutte per tutelare un investimento del genere, se ci sono le possibilità di renderlo fruttuoso. E le possibilità ci sono ancora tutte, perchè ciò avvenga. Ljajic è arrivato a Torino su ferma richiesta di Sinisa Mihajlovic, il suo mentore, come talento in crisi e in cerca di rilancio. Un po' come fece Alessio Cerci nel 2012; e, proprio come Cerci, il Torino lo ha preso perchè aiutasse il Torino ad alzare l'asticella degli obiettivi, come vero e proprio perno del progetto tecnico di Sinisa Mihajlovic.

Una scelta che non sarebbe saggio rinnegare, per motivi tecnici ma anche economici, dopo una stagione che magari non è andata come ci si aspettava: e beninteso, ci sono ancora otto partite perchè Ljajic possa arrivare ancora in doppia cifra di reti segnate, traguardo raggiunto una sola volta in carriera. Il serbo fin qui non si è ancora tolto di dosso l'etichetta di talento parzialmente inespresso ed è stato giustamente criticato, tutti d'accordo. Ma la storia del calcio è piena di esempi di giocatori che dopo una prima annata in chiaroscuro sono poi esplosi, ad esempio quel Felipe Anderson della Lazio che ogni volta che vede il Torino fa gol.

"E dunque il Torino stesso adesso faccia tutto quello che è possibile per mettere in condizione il giocatore di rendere al meglio. Questo è uno di quei giocatori per cui si può pensare a un modulo su misura, avendo i colpi per decidere da solo le partite. E il 4-3-1-2, come confessato apertamente dallo stesso giocatore, è lo spartito tattico che più si adatta alle caratteristiche di un giocatore "bello e dannato" che va lasciato libero di svariare, di sentirsi nel vivo del gioco, di non dare punti di riferimento e di intuire la zona di campo in cui può incidere. Senza sentirsi imbrigliato da compiti tattici che non gli apparterranno mai nè confinato in una zona di campo fissa o quasi. Ormai è tardi per sindacare quali siano state le considerazioni che hanno portato a pensare al 4-3-3 come modulo di base; ma Mihajlovic, che conosce il ragazzo come pochi, ha ammesso di star pensando ad un nuovo modulo, con Ljajic trequartista, per sfruttarlo al meglio. Sarebbe ora.