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Il Toro contro il Milan e la rinuncia a giocare

MILAN, ITALY - JANUARY 09: Sasa Lukic of Torino F.C. tackles Jens Petter Hauge of A.C. Milan during the Serie A match between AC Milan and Torino FC at Stadio Giuseppe Meazza on January 09, 2021 in Milan, Italy. Sporting stadiums around Italy remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Controcorrente / I granata perdono 45 minuti a non giocare e vengono giustamente puniti

Gino Strippoli

Una squadra per manifesta inferiorità tecnica può anche perdere una partita, ma deve entrare in campo e provare a giocarsela sin dai primi minuti. Questo è ciò che il Toro ha rinunciato di fare appena ha messo le scarpe sul campo di San Siro nella sfida di sabato scorso contro il Milan. Molti ex giocatori che hanno indossato la maglia granata, alcuni tra loro ex allenatori e attuali allenatori di squadre di calcio, mi hanno sempre spiegato che spesso quando esiste un grande divario in campo tra le due squadre, la differenza la fanno gli allenatori e il carattere  che infondono ai giocatori. Il che non significa eliminare il divario tecnico, perché se i giocatori del Milan (in questo caso) sono più forti di quelli del Toro, c’è ben poco da fare. Ma spesso la grinta, la tenacia, la voglia di combattere e soprattutto l’entrare in campo con lo spirito di giocarsela, può consentirti di provare a non ammainare da subito bandiera bianca, sapendo oltretutto che hai di fronte un Milan forte, ma rabberciato da infortuni vari.

Ecco, il Toro ha fatto tutto il contrario. È entrato in campo contro i rossoneri già con l’idea di non giocare, ma di difendersi per affidarsi a miseri contropiedi sempre mal riusciti. Quando ciò avviene, la sconfitta fa capolino dietro l’angolo. Un primo tempo davvero inesistente per la squadra granata che ha consentito al Milan di chiudere la partita dopo i primi 45 minuti di gioco. Quello che ha fatto vedere la formazione di Giampaolo è l’anticalcio per antonomasia: calci d’angolo bassi e sbagliati, rinvii regalati agli avversari, giro palla inesistente, tackle persi malamente, nessuna ripartenza dignitosa e palloni persi banalmente a centrocampo. Questo è ciò che è stato il primo tempo granata, dove il Milan ha vinto la sua partita.

Non serve a nulla poi sottolineare (dichiarazioni di Gianpaolo) che nel secondo tempo il Toro ha giocato e si è reso pericoloso, ma ciò è avvenuto perché i rossoneri hanno lasciato un po’ di campo ai granata, o è merito della forza di Belotti e company? Forse la prima indicazione risponde meglio al dilemma. Di buono c’è che il Toro ha un tiratore sui calci piazzati (Rodriguez)  che può far comodo da qui alla fine del campionato. Non è tanto la traversa che può far rimpiangere la brutta prova granata, ma la mancanza di voglia di vincere. Se uno parte già con le orecchie abbassate, mai potrà mordere gli avversari senza per giunta combattere.

Del secondo tempo si sono spese belle parole. Il Milan con l’uscita di Tonali aveva solo un centrocampista di ruolo, ed è chiaro che i granata prendessero più campo. A me piacerebbe tanto sapere perché uno come Murru, sia preferibile al 64’ a un giocatore tecnico e forte come Ansaldi. L’argentino ha il tiro da fuori e fantasia, inoltre sa crossare, tutte qualità che servono se vuoi provare a recuperare una partita. E nessuno dica che Ansaldi non stava bene, perché se no non sarebbe andato in panchina e 30 minuti li avrebbe giocati come sempre al massimo. Questa è una sconfitta per certi versi figlia del pareggio fortunoso e "faraonico" contro il Verona. Una squadra, per debole o forte che sia, ha sempre il carattere del suo allenatore. Oggi il Toro e il suo allenatore sono in sintonia, eccezion fatta per Belotti e qualche altro che hanno eredità ben lontane.