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L’ultima parola al Var

L'Editoriale / Evidenti buchi strutturali e poca uniformità di giudizio: il Var così è sprecato

Nicolò Muggianu

Var o non Var, non se ne può più di polemiche. Altro giro, altro episodio (e sempre decisivo) che ha visto coinvolta la Video Assistant Referee. Sia chiaro, non c'è alcun dubbio riguardo la bontà o l'utilità dell'assistenza video. Ma c'è la sensazione - piuttosto - che vada rivisto una volta per tutte il suo utilizzo. E no, non è questione di "sudditanza psicologica". O almeno si spera che sia così. Anche se quello di sudditanza è un concetto che negli anni hanno tirato in ballo un po' tutti: da Cairo e il Torino ai tifosi della Juventus stessa, che in Champions League hanno più volte fatto riferimento agli "aiutini" dati al Real Madrid.

http://www.toronews.net/toro/toro-il-bilancio-degli-errori-arbitrali-ecco-quanti-punti-mancano-ai-granata/

La parola magica alla quale far riferimento è sempre la stessa: "protocollo". Un documento che dovrebbe dare maggiori certezze e tutele alla classe arbitrale, ma che invece contribuisce a creare ulteriore confusione tra tifosi, giocatori e addetti ai lavori. Un po' perché non è ancora stato spiegato in maniera chiara e univoca, e un po' perché lascia probabilmente troppo spazio all'interpretazione personale. Eliminando, di fatto, la possibilità di uniformare il giudizio. Prendiamo come riferimento il contatto tra Matuidi e Belotti nell'ultimo derby. Secondo il suddetto protocollo, il Var Mazzoleni avrebbe fatto bene a non intervenire: le direttive sui "contatti alti", da regolamento, sono infatti a "discrezione dell'arbitro" che dalle dinamiche di campo avrebbe - si fa per dire - una migliore percezione della reale entità del contatto.

http://www.toronews.net/toro/nicchi-risponde-a-cairo-nessuna-sudditanza-nei-confronti-delle-big/

Errore o no, la percezione che hanno avuto un po' tutti è che Belotti su quel pallone ci sarebbe arrivato e, se non fosse stato per il tocco di Matuidi, avrebbe colpito indisturbato nel cuore dell'area della Juventus. Morale della favola? Per Guida non è rigore, ma un altro arbitro - sempre secondo l'interpretazione del protocollo - avrebbe potuto fischiarlo. E il Var, in teoria, non sarebbe potuto intervenire nemmeno in quel caso.

Insomma: troppi casi limite, che non fanno altro che creare un gran numero di buchi strutturali. Ma perché allora non lasciare l'ultima, definitiva e inopinabile parola al Var? In modo tale creare un criterio di valutazione più uniforme e oggettivo, almeno nei casi più dubbi (i calci di rigore ad esempio)? E non si sentano deresponsabilizzati o defraudati del proprio ruolo gli arbitri. Perché come sbagliano giocatori e allenatori, anche un arbitro può sbagliare. Con l'unica differenza che un arbitro, con l'ausilio Var, ha la possibilità di correggere i propri errori.

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