toro

Rampanti: “Forza Mazzarri. Dilemma Zaza: serve l’aiuto di tutti”

Parola al mister / Torna l’appuntamento con Serino Rampanti, che analizza Cagliari-Torino 0-0

Gianluca Sartori

Il pareggio di Cagliari ha il sapore dell’occasione sprecata: il Toro ha osato troppo poco e troppo tardi e così è svanita per il momento la possibilità di agganciare il sesto posto. Per riflettere approfonditamente su quanto successo alla Sardegna Arena, come di consueto, abbiamo dato la “Parola al Mister” Serino Rampanti.

Buonasera Serino. So che vuoi, prima di tutto, fare un incoraggiamento e una premessa.

“La cosa più importante in questo momento è la salute di Walter Mazzarri, a cui faccio, attraverso questa nostra rubrica, i migliori auguri di pronta guarigione. La premessa invece – è bene ricordarlo – è che le nostre osservazioni vengono sempre fatte con spirito costruttivo”.

Passiamo alla partita di Cagliari. Sessanta minuti di poco Toro, poi una scossa nell’ultima mezz’ora che non è bastata.

“Vorrei porre l’attenzione sul fatto che spesso, durante lo svolgimento di una partita, in campo vanno applicati degli accorgimenti per approfittare di situazioni che possano essere momentaneamente favorevoli. Ti faccio qualche esempio. Ieri a metà del primo tempo, c’era un forte vento a favore verso la porta di Cragno. In questi casi chi attacca deve sapere che tirando in porta anche da lunga distanza si può fare gol e in tutti i casi si mette in difficoltà il portiere avversario. Iago, per esempio, avrebbe potuto concludere due volte dal limite dell’area e non l’ha fatto. Passo a un altro fattore molto importante che dovrebbe essere regola. I giocatori in campo dovrebbero sapere che quando l’allenatore fa dei cambi, lofa anche per inserire dei compagni che sono freschi e che quindi vanno sfruttati. Zaza (al contrario di quanto fatto in Torino-Parma), Lukic e Parigini sono entrati molto bene in partita, ma sono stati serviti troppo poco, specie Parigini. E poi i falli laterali: troppe volte la palla viene consegnata banalmente agli avversari. Insomma, ci sono delle piccole furbizie che spesso i giocatori del Torino si dimenticano. Frustalupi (e di conseguenza Mazzarri) invece hanno dimostrato di voler vincere la partita, loro sì, con quei cambi offensivi nella ripresa. Poi sta alla bravura dei calciatori riuscire a trovare la soluzione che rifinisca l’impostazione generale”.

Tatticamente si può dire che il Torino soffra troppo contro squadre chiuse?

“Tutti faticano a giocare contro quelli che si chiudono, anche la Juventus. L’importante è che ci sia a disposizione qualcuno che sappia sbloccare la situazione. Il Belotti di due anni fa, per intenderci. Un altro che può avere la giocata decisiva è Falque. Il gioco di squadra c’è, anche ieri il Toro ha fatto molto possesso palla nella metà campo del Cagliari. Manca la stoccata del singolo. Un’altra riflessione. I metri di campo vanno sfruttati in larghezza (e il Torino questo lo fa molto bene), ma anche in lunghezza: e qui c’è da migliorare. Nell’attuale organico, i centrocampisti difficilmente verticalizzano in modo efficace. Il tipo di giocatore che forse servirebbe è un profilo alla Veretout. Gioca nella Fiorentina, nel ruolo che nel Torino è occupato da Rincon. E’ bravissimo a verticalizzare il gioco”.

Qualcosa di buono si è visto quando Frustalupi ha inserito Zaza passando al tridente con Falque e Belotti. Credi che contro il Genoa si dovrebbe partire dal primo minuto con loro tre?

“Inutile negarlo, Zaza è un dilemma per questo Toro. Soprattutto dal punto di vista della collocazione tattica: nello schema che al momento utilizza Mazzarri c’è spazio per uno solo tra lui e Belotti. E quando hanno giocato insieme, i due non hanno dato prova di essere pienamente compatibili. La soluzione vista ieri è possibile, ma a mio avviso depotenzia Falque, che è micidiale quando parte dalla destra, ma che perde le sue caratteristiche principali quando viene spostato al centro. Ma l’allenatore ha il compito di coinvolgere tutti, specialmente se si tratta di giocatori che sono un patrimonio del club come Zaza”.

Quale può essere la soluzione per coinvolgere pienamente Zaza?

“Serve disponibilità totale da parte di tutti i giocatori, che devono sposare un progetto e rinunciare a giocare come prediligono maggiormente per andare ad adempiere ad altri tipi di compiti acquisendo doti che non hanno. E l’allenatore deve essere il fine tessitore di questo progetto. E’ un lavoro lungo e non facile. Perché ogni giocatore ha le sue caratteristiche. Ho letto interviste di alcuni miei ex compagni che sostengono che Falque, Zaza e Belotti possono giocare benissimo insieme perché lo avevano fatto anche Sala, Pulici e Graziani. Ma non è così facile: sono giocatori imparagonabili, con caratteristiche molto diverse”.

Tuttavia, nulla è perduto per questo Torino.

“Proprio così. Nonostante alcuni passi falsi si è sempre lì, e proprio per questo c’è veramente da mangiarsi le mani; tante situazioni che potevano essere favorevoli sono state buttate al vento. Se dicembre sarà un mese decisivo? Non so, perché se il campionato rimane questo, ce la si gioca fino alla fine. Ci sono tante squadre nell’arco di due punti che hanno tutte la loro dose di rammarico. I singoli giocatori devono avere un rendimento più regolare, nessuno deve mollare, tutti devono dare qualcosa in più. Ci sono degli obiettivi da raggiungere, i giocatori devono crederci e dare fondo alle proprie risorse per prendere l’obiettivo. Perché i tifosi vogliono vedere una squadra ambiziosa e motivata”.