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Torino, Berenguer senza continuità: i limiti di mentalità dell’attaccante spagnolo

Focus On / Il numero 21 ha deluso le aspettative in un attacco molto più offensivo in cui serviva la sua velocità: ma fa fatica a reagire

Gualtiero Lasala

Il Torino è tornato ad inanellare due successi consecutivi, vincendo anche in casa contro la Fiorentina dopo il successo esterno contro il Genoa. Molto positivo aver totalizzato questi sei punti, che permettono alla squadra granata di sistemare la classifica e ridanno fiducia a un gruppo che sta continuando a lavorare per produrre i risultati. In un contesto attualmente migliorato, però, ci sono anche delle note negative, come quella che riguarda la prestazione contro i viola di Berenguer.

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CONTINUITÀ - Con un velo di rammarico verrebbe da dire: "Continuità, questa sconosciuta" quando si parla di Alex Berenguer. Perché infatti l'attaccante spagnolo, meno di un mese fa, si era ripreso la copertine “zittendo” tutti quanti con quell’esultanza come a dire “non vi sento” dopo la doppietta in velocità contro il Brescia, meritandosi anche i posti da titolare nelle partite contro Genoa e Fiorentina: ma purtroppo, quel salto di qualità che l'ambiente granata si aspettava, non è arrivato. Nelle due ultime gare ha nuovamente steccato, non riproponendo quelle sue qualità che al Toro - tra l'altro - servirebbero moltissimo.

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REAZIONE - Non considerando qui la gara di Genova, in cui lo spagnolo ha giocato in un ruolo, quello di prima punta, che non è mai stato il suo, va analizzato il calo di domenica scorsa. Perché il Berenguer di Brescia sembra un lontano parente di quello visto contro la Fiorentina? La risposta potrebbe essere nella difficoltà nel reagire. L'attaccante perde troppo facilmente la fiducia in campo. Dopo qualche pallone sbagliato non riesce a rimanere tranquillo e si fa condizionare dai mugugni che arrivano dagli spalti. Un limite non da poco se l’obiettivo è affermarsi in maniera definitiva con il Torino in Serie A, perché serve assolutamente una continuità di prestazioni. Infatti non è un caso che Mazzarri l'abbia sostituito dopo un'ora di gioco per inserire Meité: certamente la scelta è stata anche tattica, ma lo stesso tecnico si è accorto che il navarro non stava reagendo bene sul terreno da gioco e ha preferito sostituirlo. Adesso il tecnico avrà la responsabilità di provare a farlo crescere ancora: le qualità ci sono, le giocate anche. Mazzarri dovrà vestire i panni dello psicologo e aiutare Berenguer a superare le difficoltà psicologiche.