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Torino-Chievo 1-1, Rampanti: “Approccio sbagliato, Belotti non deve essere un alibi”

Il nostro Serino Rampanti analizza la sfida contro i clivensi e lancia un appello al Gallo: "Non è il solo responsabile, ma è importante che torni a parlare alla stampa: farebbe bene anche e soprattutto a lui..."

Lorenzo Bonansea

"Non è lunedì senza la "Parola al mister": torna su queste colonne il nostro Rosario "Serino" Rampanti, con la sua analisi al pareggio tra Torino e Chievo di domenica pomeriggio. Inevitabile, poi, da parte di un ex CT federale come Rampanti, un commento sul terremoto che sta affrontando in queste settimane il sistema calcio italiano.

"Serino, dopo la bella prestazione contro l'Inter ci si attendeva un Toro che approciasse alla partita contro il Chievo in altra maniera rispetto a quanto visto ieri pomeriggio.

"Sì, ci si aspettava che il Toro aggredisse l'avversario, ma è stato il Chievo a farlo con noi. E loro per i primi 20-25' ci hanno aggrediti, hanno colpito un palo e han fatto gol: sono andati in vantaggio con la stessa combinazione con cui ieri ha preso il primo gol la Juventus contro la Sampdoria. De Silvestri è rimasto stupito che non ci fosse il fallo, ma si è fatto buttare giù troppo facilmente. Un gol così non si può e non si deve mai prendere. C'è stato un approccio alla gara che non ha avuto molto senso: dopo la partita contro l'Inter si doveva prendere coraggio e consapevolezza, non si capisce come mani ieri si è entrati in campo in quel modo. Si doveva entrare in campo come è entrato il Chievo, non mi spiego come mai questo non sia successo.

"Tra i giocatori da salvare nello scialbo pareggio di ieri, c'è sicuramente Daniele Baselli.

"Io ricordo che ad un certo punto del campionato, lo scorso anno, tu mi hai chiesto: "Se ci fosse da scegliere tra vendere Baselli o Belotti, tu chi sceglieresti?". Io avevo risposto che mi sarei tenuto Baselli, e qualche tifoso mi aveva detto (e mi aveva fatto ridere) di togliere il fiasco da davanti. Se stai 50 anni nel calcio a volte azzecchi qualche sensazioni: e su Baselli avevo ragione, questo ragazzo non può che continuare a crescere. Se lo si aiuta a centrocampo, Baselli è un calciatore che può permettersu d'inserirsi - ed è bravo in quello: ha tempo, statura, ha il giusto tempo nell'azione collettiva e nella conclusione.

"Per un Baselli in crescita, c'è un Belotti in grande, grandissima crisi.

"Su Belotti nessuno fa una considerazione. Nella vita quando raggiungi dei risultati troppo presto, rischi di non formarti completamente, e parlo anche in generale. Ad esempio, se uno raggiunge la ricchezza da giovanissimo può risultare difficile amministrarla al meglio. Allo stesso modo, se uno in pochissimi anni raggiunge subito l'apice come ha fatto lui, rimane un attimo sospreso da tutto e magari potrebbe risultare "impreparato" nella gestione complessiva. Può darsi sia successo questo a Belotti, e adesso con calma e tempo deve riacquisire la sua dimensione sia fuori che dentro il campo. Capita a tutti, e se al momento psicologico aggiungi l'infortunio... Tuttavia, Belotti non deve essere un alibi se la squadra ha problemi: il Gallo c'era anche a Milano e c'era ieri, non va caricato di troppe responsabilità. I rigori li sbagliano tutti e l'errore ci sta, ma ricordiamoci che a Milano la squadra ha giocato bene con un Belotti in condizione simile a quella di ieri. Quindi le colpe non sono solo sue.

"Non è però strano, e probabilmente anche deleterio, che il capitano di una squadra non si esponga alle domande dei giornalisti da 6 mesi a questa parte? Ultimamente, diversi giocatori granata - quando han commesso errori - si sono presentati davanti alla stampa, e ieri sarebbe stato bello sentire lui - come capitano e giocatore più rappresentativo.

"Si, assolutamente. Sarebbe bello che i tifosi, come hanno visto altri giocatori presentarsi a rispondere ai giornali nei momenti più difficili (vedi Moretti, Baselli...), vedessero ogni tanto anche Belotti. Sarebbe bello vedere il capo carismatico, il capitano, prendere la situazione in mano pubblicamente: è anche segno di responsabilità. Consiglio a Belotti di farlo, anche perché esporsi potrebbe fargli bene, questo silenzio aumenta il peso che ha addosso - e parlare può anche aiutarlo a scaricarsi. Chiudersi a riccio non serve a niente Lui ha dimostrato di avere grandissime qualità come giocatore, si esponga pubblicamente adesso. E' passato troppo tempo dall'ultima volta. I tifosi han bisogno di sentire la sua voce, il suo contatto. Il campione deve fare anche questo.

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"Parlando del calendario, il Toro ora è atteso da una serie di incontri non facili.

"Si devono affrontare due squadre come Lazio e Napoli, che sono più in alto, ma non mi preoccupano tanto queste, quanto le altre quattro: ovvero Milan e Atalanta, che hanno una classifica simile alla nostra, e due squadre che sono dietro di noi come Spal e Genoa. Queste squadre mi destano più preoccupazione.

"Lei è stato un CT federale per diversi anni. Cosa pensa di quello che sta accadendo al sistema calcio italiano dopo l'eliminazione dell'Italia dai Mondiali?

"Sono stato nove anni in Federazione, come CT di diverse squadre giovanili (Under 15, 16 e 18) e vice di Gentile in Under 21. E con l'Under 18 sono anche vice-campione europeo. Venendo ai fatti, è inutile negare che lo sconquasso successo è stato grande, se dopo 60 anni non ti qualifichi ad un Mondiale la cosa è grave: è intevitabile che ci fossero le dimissioni del presidente. Mettendosi nei panni di Ventura, però, non mi sento di condannarlo: doveva ancora riscuotere 1 milione di euro, e c'è chi ha la forza di rinunciare e chi no, non mi permetto di giudicarlo. Qualcuno in passato lo ha fatto e lui no, ma sono scelte. Sul discorso legato alla poca valorizzazione dei giovani italiani, poi, voglio dire una cosa: i ragazzi azzurri devono conquistarselo a suon di prestazioni lo spazio. Se arriva qualche ragazzo dall'estero più forte, loro devono dimostrare di esserlo di più. Non vedo il dramma dello straniero, il dramma vero è che il giovane italiano a volte dimostra di aver meno fame dello straniero. Chi arriva dal Sud America, dall'Africa, o dall'est Europa spesso ha più "fame" dei nostri. E questo in tutti i settori della vita sociale. Emergi sempre e solo se sei più forte. Il mondo ormai è globalizzato, devi lottare con tutti ed è giusto così. Quindi chi affronta il discorso sui giovani italiani lamentandosi del poco spazio ma non tenendo conto di questi fatto, lo fa in modo anacronistico: se sei bravo lo devi dimostrare in campo.