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Toro, l’Inter te lo dimostra: il problema non è il modulo ma gli interpreti

Approfondimento / Ecco perchè il 4-2-3-1 di Spalletti rende, a differenza di quello di Mihajlovic: la differenza la fanno i profili che vengono scelti per ricoprire determinati ruoli

Redazione Toro News

"Da una parte un 4-2-3-1 che sta avendo grande successo: 29 punti raccolti su 33 disponibili, 22 gol fatti, 8 subiti. Dall'altra, un 4-2-3-1 che è stato mandato a soffitta quasi a furor di popolo, tacciato come epicentro di tutti i mali della squadra, e alla fine sostituito con un 4-3-3. La sfida tra Inter e Torino propone anche un tema tattico interessante e fa comprendere come non esista un modulo che ti fa vincere o perdere le partite, ma diversi modi di interpretarlo che si rivelano più o meno efficaci, al di là del gap tecnico che la rosa nerazzurra vanta su quella granata.

"VECINO E PERISIC - Già, diversi modi di interpretare un modulo e soprattutto di pensarlo. Non si spiegherebbe altrimenti il successo che Spalletti sta avendo nell'aver costruito un'Inter che, nell'era dei tre punti a vittoria, non aveva mai conquistato tanti punti nelle prime dieci giornate. Il 4-2-3-1 è un modulo che certamente propone equilibri rischiosi, con i due esterni che partono sulla linea della trequarti, e richiede che venga pensato e costruito in modo adeguato. I giocatori, dalla metacampo in su, devono essere di livello straordinario soprattutto dal punto di vista atletico. A centrocampo, Spalletti ha in Vecino un tuttocampista di ottimo livello, dinamico e atleticamente superiore, ma anche di grande intelligenza tattica. Sugli esterni, Candreva e Perisic percorrono avanti e indietro la fascia di competenza, dando un grande apporto in fase difensiva ma al contempo mettendo qualità in fase di assistenza alle punte. Soprattutto il croato si dimostra un atleta dalle doti mentali e fisiche notevoli. Le sue performance chilometriche lo dimostrano: con 11.076 km percorsi di media a partita, è il secondo giocatore della sua squadra, dietro solo al sopracitato Vecino (media di 11.428 km percorsi).

"NIANG E LJAJIC - La media dei km percorsi a partita da M'Baye Niang è invece di 8.49: un dato che spiega come il francese si sia reso assolutamente inadeguato a ricoprire il ruolo di esterno del 4-2-3-1. Un po' per scarsa forma fisica e un po' per le caratteristiche del giocatore, non certo un faticatore nato. Non a caso, le cose migliori con il 4-2-3-1 il Torino le ha fatte sul finire della scorsa stagione, quando sull'out di sinistra era solito giocare Lucas Boyè, elemento dalle ottime caratteristiche fisiche e in grado di fornire corsa e resistenza. Dalla parte opposta, l'altro esterno Iago Falque ha certamente più propensione al sacrificio, ma a chiedergli un costante lavoro nella doppia fase, perde qualcosina in fase offensiva, faticando a incidere per mancanza di lucidità. Se a ciò si aggiunge che come trequartista centrale, nel Torino, Mihajlovic ha proposto una mezzapunta come Ljajic (a differenza di Spalletti, che in quel ruolo fa giocare un mediano avanzato come Borja Valero) ecco che si arriva alla conclusione che il Torino non ha sbagliato la scelta del modulo ma degli interpreti per eseguirlo. Un pizzico di presunzione di troppo ha fatto sì che il piano tattico su cui si era costruita la stagione naufragasse: anche contro l'Inter, Mihajlovic con ogni probabilità proporrà il 4-3-3, e non sembra si tornerà indietro un'altra volta.

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