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Urbano Cairo: quattro derby, un punto

Quelli...

Federico Danesi

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Quelli cattivi dicono che Urbano Cairo il suo derby in realtà l’ha già vissuto e ora aspetta una rivincita alla terza di ritorno, con l’Inter. Ma almeno lui contrariamente a Cimminelli, parvenu del calcio che non ha mai fatto nulla per farselo piacere, conosce il peso specifico della partita di sabato anche perché sino ad oggi vanta un bilancio da depressione.PARTENZA IN SALITA - Fatto salvo il suo primo anno da presidente, quando la Juve nemmeno c’era perché inghiottita dai fantasmi di Calciopoli, dopo i risultati sono deprimenti: quattro sfide e un solo punto, per di più nessuna rete segnata. Certo, in campo mica ci andava lui ma se come in occasione della prima sfida in assoluto nel suo regno da una parte c’erano Barone, Recoba e Ventola e dall’altra Nedved, Trezeguet e Del Piero la sua mano in ogni caso già si sentiva. Poi ovviamente ci sono mille motivi per attaccarsi alla svista di Rocchi, a quel Trezeguet oltre tutti già sulla zuccata di Almiron. Tanto i risultati li scrive il campo e quelli del presidente sono al limite della stitichezza.

PIETRE DI PARAGONE - Ne ha pareggiato uno, quello successivo, ha perso gli atri due. Sempre di misura, sempre non imbarcando com’era successo nel recente passato. Ma pur sempre disco rosso, con uomini decisamente meno competitivi in campo ma anche una struttura societaria difficilmente paragonabile. Eppure anche qui un minimo di sussulto, verrebbe dire di orgoglio granata più che presidenziale, si è visto. Era l’aprile di un anno e mezzo fa, dall’altra parte John Elkann pontificava: “Per i tifosi sono da evitare i fuochi di paglia come può essere l’esempio della Roma oppure di una società più vicina a qui come il Torino, dove più proprietà successive devono articolare le risorse e spesso non lo fanno o lo fanno per un periodo determinato”. Almeno lì, punto sull’orgoglio, Cairo non si era fatto attendere in risposta: “Gli ricordo come in quasi sei anni da presidente del Torino, io abbia sempre assicurato personalmente un azionariato solido e stabile, nonché le risorse economiche e finanziarie necessarie per la gestione della Società, senza alcun aiuto da parte di terzi”. Verissimo, anche se poi i risultati successivi, sportivi ed economici, sono sotto gli occhi di tutti.

PROGETTO IN CORSO - Mai come ora però, anche con quanto successo negli ultimi giorni e che succederà da giovedì in poi, il paragone resta stridente. E allora il presidente ha un modo solo per cominciare a mettere in concreto le basi per una rinascita. Imitare l’Inter, ohibò, e andare a vincere allo Juventus Stadium. Giusto per dire che la storia si può ribaltare, che non è uno stadio ancorché tutto tuo e avveniristico a farti grande. Giusto per dimostrare che il Toro è un progetto reale senza il cartello ‘lavori in corso’ perennemente esibito. E poi in fondo questa volta i tre di cui sopra dall’altra parte non ci sono.Federico Danesi(foto M.Dreosti)