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Verdi, assist e non solo: così il Torino ha riscoperto di avere qualità

Focus on / Il fantasista ex Napoli continua a crescere: assist ad Ansaldi e 100% di dribbling riusciti contro il Verona. E l'asse con Berenguer dà qualità alla manovra

Nicolò Muggianu

Dici Verdi e pensi a qualità. Un assioma che, a dire il vero, prima dell'ultimo mese non è stato poi così scontato in casa Torino. Già perché Verdi, arrivato sotto la Mole con il pesante compito di ridare qualità a un attacco con poca fantasia, ci ha messo un po' di tempo a trovare la migliore condizione. Una prima fase di campionato giocata ben al di sotto delle aspettative, poi la sliding door di Brescia e la crescita esponenziale palesata contro Genoa, Fiorentina e Verona.

QUALITÀ - Ansaldi, Berenguer, Verdi: la rinascita qualitativa del Torino viaggia sulle spalle di questo trio. Un trio nato un po' per caso e un po' per necessità: favorito dall'indisponibilità di Belotti ma coltivato con cura da Mazzarri, che già da tempo aveva in mente di proporre un Toro con caratteristiche più offensive. E proprio nella difficoltà è venuto fuori il carattere ed il temperamento di Verdi, capace insieme a Zaza e Berenguer di prendersi sulle spalle il peso dell'attacco del Torino e contribuire alla produzione dei 6 gol messi a segno dai granata nelle ultime tre partite. Insomma, probabilmente aveva solo bisogno di tempo.

I NUMERI - E a chi chiedeva conferme dopo i segnali positivi visti contro Genoa e Fiorentina, Verdi ha risposto presente. Anche contro il Verona si è percepita una sempre maggiore consapevolezza nei propri mezzi, ma soprattutto la consapevolezza di dover ricoprire un ruolo centrale all'interno della manovra offensiva del Torino. Ora Verdi non si nasconde più e i numeri del Bentegodi ne sono la conferma: 100% di dribbling portati a termine positivamente e assist ad Ansaldi per il gol del momentaneo 0-1; il secondo delle ultime tre partite dopo quello fornito a Bremer contro il Genoa. E anche su calcio di punizione, finalmente, sembra stia ricalibrando la mira: da quella palla sparata sugli spalti del Rigamonti alla conclusione finita per questione di centimetri alla sinistra del palo al Bentegodi è passato poco più di un mese, eppure sembra già passata un'eternità.

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