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Luciano Castellini: “Sirigu, ascolta il Giaguaro, resta al Toro a vita”

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Esclusiva / Uno dei portieri più forti della storia granata elogia l'attuale collega e striglia Belotti: "Deve onorare la maglia"
Marco Parella

Di “Giaguaro” ce n’è uno solo, ma il Sirigu visto quest’anno in maglia granata (più spesso verde, in effetti) sta confermando di essere tornato, non bisogna avere paura di dirlo, tra i migliori portieri al mondo. Tra il passato e il presente di questi due estremi difensori della porta del Toro c’è un rapporto che inizia quando l’attuale numero 39 era una giovane riserva del Palermo di Walter Zenga. Tanto per rimanere tra grandi portieri…

Buongiorno Luciano, anche contro la Lazio Sirigu è risultato migliore in campo tra le fila del Torino. Sorpreso?

Assolutamente no, già quest’estate io non avevo mezzo dubbio che fosse pronto per una bella stagione. Mi fa piacere perché è un ragazzo che ho allenato, un mio amico. E poi dopo Hart, non è che ci fossero grandi possibilità di peggiorare…

Mi pare di capire che il portiere inglese non le piacesse.

Ognuno ha le sue opinioni, ma no, decisamente non mi piaceva. Sirigu è un altro pianeta.

Dal suo arrivo sotto la Mole, Sirigu è cresciuto molto in condizione e in tante occasioni ha tenuto a galla i suoi compagni con grandi parate. Se lo ricordava così forte?

C’è un vecchio detto: “Il portiere deve giocare bene per se stesso”, perché se gioca bene per se stesso, gioca bene per la squadra. Lui lo sta facendo alla grande. Mi auguro che nelle prossime convocazioni della Nazionale ci sia anche lui, perché se lo merita.

Lei lo ha allenato nell’Italia U21, però Sirigu ha collezionato poche presenze nelle selezioni azzurre giovanili. Come mai?

È stato un po’ sfortunato, perché in quegli anni aveva davanti altri portieri nati prima come Viviano oppure pari età come Consigli. Però credo che quell’esperienza in Nazionale gli sia servita. Quando lo vidi in ritiro chiamai Zenga, allora allenatore del Palermo, e gli dissi: “Guarda che hai un bravo portiere di riserva”. Dopo qualche giornata, iniziò a metterlo titolare.

Tornando all’attualità, essere quasi sempre il migliore in campo dei granata, non potrebbe far nascere in Sirigu il pensiero che forse il problema è in quei dieci davanti a lui?

Per un portiere mettersi in mostra è sempre un piacere. È difficile quando ti fanno solo due tiri a partita perché se non fai la parata importante ti criticano subito. Invece quando sei sempre sotto pressione hai modo di dimostrare quanto vali realmente.

Dopo una stagione da protagonista al Torino, crede che Sirigu abbia il diritto di ambire ad altri lidi?

Io considero il Toro una squadra di primissima scelta, se vuole ambire ad altro, vada.

Un fattore che potrebbe influenzare la sua scelta, però, potrebbe essere la mancata qualificazione alle coppe europee per la prossima stagione.

Chi se ne frega delle coppe. Sirigu gioca nel Toro e deve esserne orgoglioso. Magari fai un preliminare o una partita secca e sei subito fuori dalle coppe, invece il Toro è il Toro. Il mio consiglio è di restare qui, in una squadra dove ha fatto bene, dove ha credibilità ed è amato dai tifosi. Con queste condizioni può giocare anche tutta la vita nel Toro.

L’ultima domanda è per il Castellini che ha vissuto uno dei periodi più profondamente “granata” della storia del Toro. Con l’avvicinarsi del 4 maggio, alcuni tifosi accusano Belotti di scarso carisma e preferirebbero che non leggesse lui i nomi degli Invincibili a Superga. Cosa ne pensa?

Penso che se uno veste questa maglia deve onorarla, punto. Non mi interessa entrare in queste polemiche, io so solo che quando sono andato via dal Toro ho pianto. Se uno vuol capire, capisce…

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