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Piove

Il rischio in cui si incorre quando ci si trova a scrivere qualcosa sul Mito degli Invincibili e sulla Tragedia di Superga è quello di essere retorici o banali. Anche perché all'argomento sono stati dedicati un'...

Redazione Toro News

Il rischio in cui si incorre quando ci si trova a scrivere qualcosa sul Mito degli Invincibili e sulla Tragedia di Superga è quello di essere retorici o banali. Anche perché all'argomento sono stati dedicati un' infinità di articoli, racconti, libri, poesie.Tuttavia, accade a volte di imbattersi in lavori che racchiudono in sé poesia e originalità. Uno di questi è sicuramente il breve ma meraviglioso racconto di Fabio Selini, che ho deciso di pubblicare oggi nella mia rubrica.Quando, più di un anno fa, lo lessi per la prima volta provai una fortissima emozione e mi commossi profondamente: sentimenti che mi pervadono ancora adesso nel rileggerlo proprio in questi giorni di memoria.Spero che questo racconto trasmetta emozioni forti anche a voi, sia che non l'abbiate ancora letto, sia che ve lo siate già goduto, magari in occasione dell'ultimo Concorso di Letteratura Granata di Vigone (in cui giunse meritatamente secondo).Buona lettura a tutti e Forza Toro!

di Fabio Selini

Fuori piove, piove forte.Guardo fuori dal finestrino e conto le gocce che battono sul vetro prima di volare via e riprendere la loro caduta. Nuvole enormi ricoprono questo aereo ormai prossimo a riportarmi a casa. Sono stanco e un po' indolenzito e non vedo l'ora di fare un bagno caldo.Rimarrò per un bel po' di tempo immerso nella vasca cercando di dimenticare le botte e le piccole ferite che mi percorrono le gambe. Osserverò il vapore salire verso l'alto e per qualche istante ripenserò a questo viaggio fantastico, alle persone che ho incontrato, alla partita e alla faccia di Ferreira quando ci ha salutato ringraziandoci uno ad uno. Che giorni strepitosi, che avventura indimenticabile. Una nuova storia da narrare agli amici e da serbare nello scrigno della mia memoria e offrire ai mie nipoti quando sarò vecchio e racconterò loro che il nonno è stato un calciatore della squadra più forte del mondo.La squadra più forte del mondo, la squadra più forte del mondo, la squadra più forte del mondo. Un po' mi imbarazza ammetterlo, ma è proprio così. E la cosa che è ancora più balorda è che io ne faccio parte, che ogni santa domenica scriva insieme ai miei compagni pagine di minuscola, ma importante storia del calcio. La storia del Torino.Quando da ragazzino ho iniziato a tirare calci non mi sarei mai immaginato di calcare un giorno i campi di mezzo mondo giocando con gente come Valentino, Ezio, Valerio, Aldo. Senza accorgermene sono diventato un calciatore professionista, no dico ... un calciatore professionista che guadagna più che discretamente per fare quello che la gente di solito fa per divertimento. Giocare a calcio mi è sempre piaciuto e ho capito fin da subito che ero piuttosto bravo o almeno più forte dei miei coetanei, ma tutto mi sarei immaginato un giorno tranne che giocare in serie A.Poche partite e anche quest'anno la stagione sarà finita. Se le cose vanno come devono andare dovremmo riuscire a rivincere lo scudetto. Sarebbe fantastico, non ci si abitua mai a vincere.Ancora qualche sforzo e anche per stavolta saremo i campioni d'Italia. L'anno prossimo vedremo. Immagino che prima o poi qualcuno riuscirà a batterci e se devo essere sincero, mi pare ovvio che la nostra striscia di vittorie sia destinata a interrompersi. Non sarà facile abituarci alla sconfitta, ma sono certo che non ne faremo una tragedia. Almeno io non ne farò, anzi se proprio devo essere sincero credo che sia giusto passare un po' la mano e provare il piacere doloroso della sconfitta. Non che ne senta una necessità così prepotente, ma so che inevitabilmente i cicli finiscono per permettere ad altri di aprirsi. I gol di Guglielmo, le sgroppate di Romeo, le parate di Valerio e le maniche rimboccate del nostro Capitano un giorno finiranno per essere solo un ricordo, bello ma pur sempre una memoria. Toccherà ad altri l'ebbrezza di sollevare una coppa o di tenere sul petto il tricolore.Anche le cose belle finiscono e bisogna ragionarci sopra per evitare che quando questo accade ci si trovi spiazzati e impreparati. Bisogna tenere la posizione, come lo si fa in campo con la differenza che la vita vera è più dura e non sempre risolvi le cose con un tiro o una bella parata.Presto la mia carriera finirà e già sto pensando a cosa farò quando le scarpette finiranno appese al fatidico chiodo. Un buon lavoro, qualche progetto e magari un figlio o forse due. Una cosa alla volta, però. Ora c'è da godersi queste ultime giornate e soprattutto il ricordo di questa bella trasferta a Lisbona. Una città fantastica. Mi piacerebbe, un giorno, tornarci con mia moglie e passeggiare con lei tra le viuzze strette godendo del profumo dell'oceano e della vista che viaggia verso l'infinito di un orizzonte lontano. Mano nella mano come due ragazzini innamorati. Qualche soldo da parte ce l'ho e se vorrà le mostrerò quel poco che ho visitato e soprattutto insieme scopriremo quanto ancora c'è da vedere. Magari a fine campionato quando la stagione è calda e potremo pure concederci qualche bagno. Fare un tuffo nell'oceano. Vedremo. Sognare non costa poi molto.Mi guardo in giro e osservo le scene che ho visto centinaia di altre volte. C'è il solito gruppetto che gioca a carte, c'è quello che sfoglia un giornale, quell'altro che ha sempre la testa ficcata in un libro e poi c'è chi appena poggia la schiena sul sedile si addormenta come un sasso. Ognuno prova a far trascorrere queste ore noiose che ci separano dalle nostre case e le nostre famiglie.Ma adesso manca veramente poco e ci siamo, dobbiamo pazientare ancora una decina di minuti e saremo sopra Torino.Manca poco.Se mia moglie vorrà, questa sera la porterò a cena fuori in quella piccola trattoria del centro dove si mangia benissimo. Se lo merita per tutta la pazienza che ha nell'aspettarmi e nel sopportare questa strana vita da zingaro. Le voglio un gran bene e appena posso glielo dico, appena posso le ricordo che la amo alla follia e che non sarei quello che sono senza averla incontrata. È sempre più difficile starle lontano, ma il mio sollievo e sapere che lei mi attende...il resto non conta nulla. Nulla le trasferte pesanti, nulla la fatica, nulla le botte degli avversari, nulla le delusioni, nulla le notti lontani, nulla.Ogni volta che l'abbraccio mi sento come se non fossi mai partito, come se lei fosse sempre stata con me, come se il tempo trascorso si cancellasse.Manca poco.Fuori piove ancora forte, siamo a maggio eppure sembra di essere ancora in pieno inverno. Mi rannicchio infreddolito nella mia giacca rabbrividendo un pochino. Il rumore dei motori mi fa compagnia sordo e noioso mentre ripenso alla partita di ieri.È stata bella e avvincente. Lo stadio pieno e la gente che faceva un chiasso incredibile. Sono felice che per una volta Valentino abbia deciso che era il caso di perdere. Aveva ragione, non si deve fare i gradassi in casa d'altri dopo che ti hanno gentilmente invitato. Così abbiamo giocato la nostra partita senza l'assillo del risultato, ma solo cercando di offrire del buon calcio a tutti quei tifosi che erano lì a salutare il loro capitano. Niente mani rimboccate Capitano questa volta, sei stato bravo. Quattro a tre mi pare un risultato onorevole sia per i vincitori che per gli sconfitti, una resa simbolica e allo stesso tempo rispettosa. Una cosa giusta insomma, visto che alla fine eravamo tutti contenti e soddisfatti.Ferreira ci ha ringraziato tanto ed anche gli altri amici del Benfica hanno voluto cenare con noi e rimanere a farci compagnia in questa serata lusitana che terrò serbata per sempre nel mio cuore. Mi piace questa cosa del condividere con l'avversario il dopo partita, lo trovo molto civile e appropriato, un gesto quasi cavalleresco. Abbiamo mangiato benissimo e bevuto anche un po' troppo, ma chi se ne importa. Non si poteva mancare di rispetto ai nostri ospiti rifiutando del buon Porto o non assaggiare l'arroz de marisco. C'era poi quella zuppa, mi pare si chiamasse caldo verde, tanto buona quanto indigesta che mi ha fatto rigirare nel letto per le poche ore che ho provato a dedicare al sonno. Pazienza, ne valeva la pena. Dormirò questa notte.Manca poco.Osservo il mio orologio, sono le diciassette e quattro minuti. Dovremmo essere praticamente arrivati. Bene, tra poco atterreremo. Guardo un altra volta fuori dal finestrino mentre le gocce continuano a solcare per qualche secondo il vetro tratteggiano rapidi disegni che si disperdono appena si formano.Sbadiglio e mi stiro allungando le braccia fin sopra la testa, sorrido al mio compagno affianco poi ...

Post scriptum: lunedì 7 maggio, dalle 19 in poi, “Fratelli per un giorno”. Riempiamo lo stadio, coloriamolo di granata, dimostriamoci per una volta uniti nel nome del del Mito e della Leggenda del Toro.

Ecco qui il link dell'iniziativa: http://www.toronews.net/?action=article&ID=27487