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Quasi campioni

 

di Andrea Ciprandi

Questa rubrica intende essere una finestra sul panorama calcistico mondiale. Partendo non necessariamente dalla cronaca, mira a offrire spunti di riflessione rispettosi delle diverse...

Redazione Toro News

di Andrea Ciprandi

Qualche tempo prima, sempre dietro al Liverpool campione aveva chiuso il Southampton del portierone Peter Shilton, ancora fresco di due trionfi continentali col Forest: era il 1984 e la differenza fu di soli 3 punti. L’anno prima il divario fra prima, ancora il Liverpool, e seconda era stato più netto, 11 lunghezze, ma la piazza d’onore fu del piccolo Watford di proprietà di Elton John, guidato dal futuro c.t. dell’Inghilterra Graham Taylor e trascinato in campo da Luther Blissett capocannoniere con 27 gol, che in una stagione senza precedenti e nemmeno più eguagliata in seguito seppe far meglio di Manchester United, Tottenham, Nottingham Forest e Aston Villa, tutti Club poderosi anche in ambito europeo. Le due stagioni ancora prima, invece, era stato l’Ipswich a veder sfumare il titolo più o meno sul filo di lana, una volta per 3 punti e l’altra per 4: è vero che quella è stata la sue epoca dorata, con una FA Cup e una Coppa Uefa messe in bacheca, ma l’unico campionato inglese mai vinto risaliva - e tutt’ora rimane - quello del ’62.

In Spagna, invece, nel 1994 un rigore fallito da Dukic all’ultima giornata impedì al Deportivo La Coruña di aggiudicarsi il suo primo titolo; a vincere, così, fu il fortissimo Barcellona targato Cruijff, che fra l’altro di lì a breve sarebbe stato anche finalista della seconda edizione della Champions League. Ci fosse stato Donato, normalmente designato a battere le massime punizioni, la storia sarebbe forse cambiata. Quel che resta invece sono una stagione strabiliante culminata in un piazzamento senza precedenti, il premio Zamora andato al portiere Paco Liaño quale meno battuto della Liga avendo subito appena 18 gol e una storica qualificazione europea. Ma non è tutto. I galiziani infatti da quel momento salirono definitivamente di rango e nel 2000 fecero loro il primo - e unico - campionato; insomma, ci volle qualche anno ma alla fine ebbero la propria rivalsa e ripensando a quel ’94 nessuno dei loro tifosi può più prendersela troppo.

Venendo alla Germania, nell’ultimo trentennio non ci sono stati singoli casi eclatanti bensì una serie di disdette sul filo di lana che, in ragione del loro numero, hanno finito per sconfortare i tifosi più che inorgoglirli a dispetto delle tradizione poco o per niente vincente della squadra tifata. Mi riferisco ai casi di Schalke 04 e Bayer Leverkusen, gli eterni secondi. I primi, che pure hanno vinto il titolo 7 volte, non si laureano campioni dal 1958 e detengono il record di piazzamenti: 9, 4 dei quali negli ultimi dieci anni. I secondi, invece, non sono mai stati campioni di Germania al pari di altri ma sono arrivati a essere soprannominati Never-kusen dopo che fra il 1997 e il 2002 arrivarono secondi per ben 4 volte e nell’ultima occasione, come molti ricordano, guidati da Michael Ballack, Lucio e Neuville oltre che potendo contare sui gol di Berbatov cedettero il campionato al Bayern per differenza reti, la Coppa di Germania proprio allo Shalke e poi persero anche la Finale di Champions League contro il Real Madrid.