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Il parere dei dottori e il realismo di Cairo: terminare la A ad oggi è utopia

Il commento / Il presidente granata si è schierato al fianco del professore e membro dell'Istituto Superiore di Sanità, che ha chiaramente detto che al momento non si può ripartire

Roberto Ugliono

"Il calcio in Italia cerca di ripartire, sulla base delle indicazioni delle federazioni internazionali. Ma c'è qualcosa che stronca sul nascere la credibilità dei tentativi di mantenere vivo il campionato di Serie A. E la fonte è molto autorevole. Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità e componente del comitato tecnico scientifico, rispondendo a una domanda sul possibile ritorno in campo per la Serie A ha chiaramente detto di essere sfavorevole, estendendo il suo pensiero a quello dell'organo consultivo delle scelte del Governo. A lui si è unito, poco dopo, anche Ranieri Guerra, direttore vicario Oms, che ai microfoni di Otto e Mezzo su La7 ha detto: "Ritorno in campo a maggio? Ci sono delle indicazioni che stiamo fornendo. Se i giocatori vengono sottoposti a test e valutazioni continue sulla suscettibilità alla malattia e vengono tenuti i distanziamenti necessari, che è difficile, è un'ipotesi. Ma è un'ipotesi che passa attraverso una serie di verifiche e mi sembra abbastanza difficile che vengano superate queste istanze". Urbano Cairo ha colto la palla al balzo ribadendo la sua linea già espressa nelle scorse settimane, nel suo intervento ai  microfoni dell'ANSA.

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"REALISMO - Le parole di Cairo fanno capire quanto in questo momento non ci sia alcun interesse personale da parte sua. Come azienda il Torino, senza Serie A, avrà delle perdite economiche significative, così come la Gazzetta dello Sport che, come tutti i media sportivi, ha bisogno di qualcosa di cui parlare. Eppure il presidente granata - sempre molto attento al bilancio delle proprie imprese - sta mettendo l'aspetto finanziario in secondo piano. La motivazione è semplice. Al momento è irrealistico pensare di giocare. Il calcio è uno sport di contatto e l'unico modo per evitare il contagio tra i giocatori sarebbe quello di chiuderli in una campana di vetro per più di due mesi (dall'inizio degli allenamenti alla fine del campionato), isolandoli dal mondo. Probabilmente non è facendo tamponi a tappeto che si risolverebbe il problema,come ha sottolineato Rezza.

"BUON SENSO - Cairo, per fortuna, non è una voce fuori dal coro. Anche se ci sono presidenti di Serie A che, pensando principalmente al proprio orticello, stanno chiedendo a gran voce di ripartire. L'intenzione della FIGC è questa, ma, come ha sottolineato Gravina, soltanto attenendosi alle direttive del comitato tecnico-scientifico. Tutti vorrebbero che si tornasse il prima possibile alla normalità ma serve buonsenso. Per quello che è lo scenario di oggi ripartire vorrebbe dire mettere a rischio la salute dei giocatori, dello staff delle società e, di conseguenza, delle famiglie di tutti loro. L'auspicio è che tra qualche settimana la situazione vada migliorando. L'ultima parola, comunque, spetterà al Governo.

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