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Il granata dalla porta accanto

Cairo e Buongiorno, le due facce opposte del Torino

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Il Granata della Porta Accanto/ Se l'ambizione di Cairo fosse la stessa di Buongiorno, oggi parleremmo di una squadra in grado davvero di sedersi al tavolo delle grandi e di riaccendere la fantasia dei tifosi
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Assieme a Raoul Bellanova c'è un granata che è impegnato con la Nazionale all'Europeo in Germania: è Alessandro Buongiorno, il giocatore che più di ogni altro oggi rappresenta per il popolo granata non solo il capitano ideale, ma più globalmente il prototipo di giocatore che ogni tifoso vorrebbe vedere con indosso la maglia del Torino. Torinese, torinista, nato e cresciuto con il granata come seconda pelle, Buongiorno è il simbolo di qualcosa che c'era ed oggi, purtroppo, non c'è quasi più: il giocatore bandiera. Ci abbiamo sperato fortemente quando Belotti sembrava destinato a restare per sempre con noi e forse a battere un giorno il record di reti di Pulici, ma poi, in un silenzio che ancora oggi non smette di fare rumore, il Gallo se ne andò come se tutto l'amore che il popolo granata aveva riversato a tonnellate su di lui non contasse nulla.

In quei giorni di rabbia mista a malinconia ancora non sapevamo che il fiore più bello stava sbocciando in tutta la sua prodigiosa magnificenza: il canterano che a piccoli passi si stava ritagliando il suo onesto spazio in prima squadra, avrebbe di lì a poco inanellato due fantastiche stagioni che lo avrebbero assurto a capitano "de facto" della squadra (sebbene la fascia sia formalmente rimasta sul braccio dell' irreprensibile Rodriguez) e a idolo assoluto della Maratona. Gli Europei di quest'anno, sebbene nella prima partita Spalletti lo abbia tenuto in panchina scegliendo Calafiori come centrale di sinistra, rappresentano per Buongiorno una vetrina meritata, ma anche alquanto pericolosa in chiave di permanenza in maglia granata. Un eventuale e del tutto auspicabile exploit del nostro ragazzo del vivaio attirerebbe infatti gli interessi di molti club anche stranieri alimentando un'asta per accaparrarsi i servigi di questo solidissimo giocatore. Ovviamente nel mondo granata tutti vorrebbero che Buongiorno rimanesse al Torino con forse l'eccezione di una sola persona che dalla sua cessione ricaverebbe un bel gruzzolo per riassestare i conti della società.

Parliamo del presidente che non perde occasione di rimarcare il fatto che sarebbe felicissimo che Buongiorno rimanesse a Torino, sapendo però che le sirene per il centrale torinese stanno già risuonando forti sia dall'Italia che dall'estero. Si parla insistentemente, infatti, di un forte pressing sul giocatore da parte del Napoli, sulla cui panchina si siederà Antonio Conte, e di una richiesta del Torino non inferiore ai 40 milioni. Se da un lato Cairo quindi sbandiera amore eterno per Buongiorno, dall'altro ascolta molto interessato tutte le offerte per il suo gioiello, rimandando formalmente nel campo di Buongiorno il peso di una eventuale sua cessione, forte della certezza che una simile plusvalenza sistemerebbe quasi definitivamente il bilancio societario. Il famoso modello Atalanta prevederebbe infatti una o due dolorose cessioni ogni stagione a cui fa seguito di solito il reinvestimento di tali proventi su altri giovani talenti per generare nuove e ancora più ricche plusvalenze. Se il tifoso granata fosse certo che anche il proprio presidente seguisse questo modello forse, e dico forse perché in realtà non è a questo che ambisce una buona fetta di tifosi, accetterebbe obtorto collo di perdere giocatori a cui è molto affezionato. Il problema è che tale modus operandi non è nel costume del Torino FC e non è un iter neppure lontanamente incentivato dal suo proprietario.

Raramente, infatti, e la storia lo dimostra, i proventi di cessioni importanti fatte dal Torino di Cairo sono stati direttamente investiti su profili che garantivano medesime performance sportive e altrettanti margini per nuove plusvalenze, tranne le eccezioni di Schuurs, arrivato inseguito alla cessione di Bremer, di Bellanova per Singo e forse di Ilic per Lukic. È chiaro quindi che, a prescindere dalle eccezioni, ci si tende a fidare molto poco delle promesse presidenziali. L'ottimistico sondaggio al quale spesso Cairo fa riferimento, quello secondo il quale il 75% dei tifosi lo ama, è sicuramente poco realistico perché nella realtà la maggioranza dei tifosi granata è piuttosto delusa dal comportamento "poco granata" del nostro presidente. Come si fa a non avere ancora chiuso per il nuovo allenatore quando si sapeva da mesi che se il prescelto a sostituire Juric era Vanoli ci sarebbe stata una clausola da pagare? Come mai non si ha il coraggio di dire che Buongiorno verrà venduto oppure al contrario non si ha la forza di toglierlo decisamente dal mercato ipotizzando di costruire attorno al capitano di domani una squadra in grado di lottare per un posto in Europa? Come si fa ad arrivare all'età che ha raggiunto Urbano Cairo e non immaginare di voler lasciare un segno nella storia del Torino dopo 19 anni di sostanziale piccolo cabotaggio?

Il Torino di oggi è di fatto un'automobile da corsa tenuta in garage dal suo proprietario che, quando usata, non viene mai spinta davvero al massimo della sua potenza. Chi potrà biasimare Buongiorno se a parità di classifica (Toro e Napoli hanno chiuso il campionato con gli stessi punti, fuori dalle Coppe) il centrale torinese dovesse scegliere gli azzurri di Conte perché capaci di proporre un progetto sportivo decisamente più ambizioso? Se l'ambizione di Cairo fosse la stessa di Buongiorno (e di tanti altri giocatori di valore che prima di lui hanno lasciato il Torino per cercare gloria altrove) oggi parleremmo di una squadra in grado di sedersi davvero al tavolo delle grandi e di riaccendere la fantasia dei tifosi. Invece così non è, e come sempre noi tifosi dovremo ingoiare bocconi amari per ritrovarci allo stesso punto di prima, se non peggio. È tanto difficile da capire perché poi si vive in un clima di contestazione più o meno latente e permanente dal momento che le dinamiche di questa società sembrano non cambiare proprio mai? Godiamoci allora Buongiorno (e Bellanova) agli Europei ben sapendo che qualsiasi cosa di Toro brilli di luce propria non genererà mai quel circolo virtuoso che dai tempi di Amsterdam stiamo ancora aspettando. O almeno questo è quello che gli ultimi 19 anni di gestione ci hanno sempre dimostrato.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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