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Toro, dieci giocatori di proprietà più altrettanti in prestito o in compartecipazione

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Toro, che succede? Dieci giocatori di proprietà più altrettanti in prestito o in compartecipazione: tutti o quasi con la certezza di non conoscere il proprio futuro fino al termine dell'attuale campagna acquisti/cessioni. Ci sono...
Renato Tubere

Toro, che succede? Dieci giocatori di proprietà più altrettanti in prestito o in compartecipazione: tutti o quasi con la certezza di non conoscere il proprio futuro fino al termine dell'attuale campagna acquisti/cessioni. Ci sono variabili impazzite in via Arcivescovado: scopriamo quali!

 

TRE DOMANDE, E LE RISPOSTE? - Il presidente Cairo è alle prese con nuove incombenze imprenditoriali che lo distraggono non poco dal suo giocattolo alias Torino Fc. Gianluca Petrachi invece ama circondarsi del più fitto mistero sul suo modus operandi: forse troppo timido in un mondo dove gli operatori si tradiscono allegramente abbracciandosi e facendosi la guerra senza un solo attimo di tregua? L'allenatore Giampiero Ventura, molto sicuro di sé malgrado un campionato non certo esaltante, ha improvvisamente cambiato modulo di gioco. Si tornerà al 4-2-4 oppure ci si rassegnerà a un 5-3-2 soporifero ma foriero di maggior equilibrio tattico? Mah! La piazza a Torino è perplessa. Però vuole avere almeno tre risposte da chi di dovere. 1) La scontata partenza di Ogbonna verso un grande club italiano o straniero cosa frutterà in termini economici ma soprattutto tecnici? 2) Alessio Cerci, fiore all'occhiello anche della nazionale di Prandelli, verrà riscattato con 5 milioni dai Della Valle per diventare la nuova bandiera di un club che vivacchia nell'anonimato e pare lontano parente del club che finora ha vinto ben sette scudetti? 3) Chi sostituirà al centro dell'attacco un bomber da quasi una rete ogni due gare come Rolly Bianchi? "The answers my friend are blowin' in the wind!", canticchierebbe un certo Bob Dylan ...

 

LAVORI IN CORSO - La provvisorietà intesa come assenza totale di programmazione è purtroppo la regola nella nostra serie A. Si tira a campare senza un obiettivo preciso, prendendo chiaramente in giro i tifosi. Un alibi tanto si trova sempre ed è la famigerata crisi economica globale: sarà vero? Fino a un certo punto! In altre nazioni europee si creano dal nulla talenti che, messi sul mercato, fruttano cospicue plusvalenze. In Germania, in Olanda e in Francia, in Polonia e in Belgio il calcio continua a essere un'industria dove gl'investimenti fruttano, eccome! La catena di montaggio che fabbrica calciatori alla ricerca della ribalta internazionale lì funziona alla perfezione: sabato scorso a Wembley per il solito errore arbitrale del mediocre Rizzoli - mancata espulsione di Dante del Bayern sul rigore del provvisorio 1-1 - il Borussia Dortmund, costruito con meno di 50 milioni, ha solo sfiorato la Coppa dei Campioni. Pensate che i gialloneri di Klopp, meno di 4 anni fa, sembravano destinati a portare i libri in tribunale per bancarotta. Stadi di proprietà, meno club professionistici, regole certe nel presentare i bilanci per tutti. In Germania funziona così, da noi invece vige la legge del pagliaccio Scaramacai: quale? Basta che un presidente/clown si muova e combina solo guai!

 

O REY DEL SHOOT - Athletic Bilbao, 1911-1921. Il popolo basco tutto attorno al proprio club, il più antico della Spagna, fondato da inglesi che a fine Ottocento avevano investito cospicue risorse nel porto locale. A Bilbao San Mamès, cattedrale di un calcio da pionieri, tra qualche giorno chiuderà i battenti. Costruiranno un altro stadio modernissimo proprio lì a due passi dal vecchio e glorioso impianto. Lì dove spiccò il volo verso la gloria Rafael Moreno Aranzadi: un centravanti alto solo 154 centimetri capace però di realizzare 170 reti in 200 partite. Fu soprannominato Pichichi perché a quei tempi in attacco giocavano solo quelli alti e grossi. Energumeni capaci di spaccarsi in due pur di sopportare le randellate di difensori arcigni e senza scrupoli dell'epoca. Rafael non batteva ciglio: le prendeva e le dava, veloce e robusto in una maniera prodigiosa. Dicono avesse il pallone inchiodato al piede, il piccolo Rafael. Dopo ogni gara amava andare nei locali da ballo della sua città a strizzare l'occhio a qualche bella ragazza. Se lo portò via all'improvviso, fra la costernazione di tutto il popolo basco che stravedeva per lui, il tifo a soli 29 anni (nel 1921). Un anno dopo un famoso pittore, Aurelio Arteta, lo immortalò assieme a una certa Avelina, alla sua ultima inconsolabile fidanzata. Ragazzi, che quadro stupendo! Nel 1929 Pichichi divenne un premio che il giornale sportivo Marca attribuirà da lì in poi in tutte le edizioni della Liga spagnola al più prolifico marcatore di ogni campionato. Chissà se ora "O rey del shoot" e Avelina sorseggeranno languidi una sagardoa alla salute del nuovo Pichichi Leo Messi?

 

Renato Tubère

 

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