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Toro, riscossa a Marassi

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Momento difficile questo per giocatori e mister. Il piatto, cioè la classifica, langue. Perdere di fila contro due grandi della serie A ci può stare, ma è il modo che offende. La difesa, cioè il reparto che finora aveva...
Renato Tubere

Momento difficile questo per giocatori e mister. Il piatto, cioè la classifica, langue. Perdere di fila contro due grandi della serie A ci può stare, ma è il modo che offende. La difesa, cioè il reparto che finora aveva convinto tutti delle sue enormi qualità, è andata più volte in crisi. Le fasce laterali, fulcro del gioco venturiano, si sono dissolte come neve al sole. Non si va sul fondo a crossare ma, appena lo fanno gli avversari, il patatrac è garantito: sia i tre gol presi nel derby che i quattro beccati dal Milan sono arrivati da falle apertesi come il Mar Rosso al passaggio di Mosè. Inoltre ci sono i signori Agostini, Brighi e Sansone che mordono il freno: possibile che questi tre non trovino un po' più di spazio in un momento così delicato? Calma e gesso! Il riscatto deve partire innanzi tutto dalla testa di Ventura. Ci auguriamo di non osservare più quel suo sosia agitato che, in occasione del pareggio di Robinho domenica scorsa, di fronte a tutto l'Olimpico ha esagerato nelle proteste coi suoi finendo per smontarli. Da fine psicologo e motivatore qual è l'allenatore genovese deve svegliare in altro modo la rosa messagli a disposizione da Cairo e Petrachi. All'interno degli spogliatoi, in Sisport, magari a cena: ce ne sarebbero di occasioni dove confrontarsi, guardarsi negli occhi, tirare fuori il meglio di se stessi. I giocatori invece devono guardarsi fra le gambe. In molti di loro è necessario scoprire che fine han fatto gli attributi: ci sono ancora o si sono momentaneamente addormentati? Nel qual caso si diano una mossa e reagiscano. Scopriremo se e come domenica a Marassi!IL MISTER NON (SI) CAPISCE – Gigi Delneri, friulano tutto d'un pezzo, è stato un grande allenatore. Dal 2000 al 2002 il suo Chievo diede spettacolo, e che spettacolo! Un 4-4-2 armonioso con due fantastici mediani come Genio Corini e Simone Perrotta a far viaggiare su e giù due gran begli esterni di fascia: il mitico Eriberto poi diventato all'improvviso Luciano e l'ivoriano Sisostri Manfredini. Quanti palloni a getto continuo per le due punte: Bernardo Corradi e l'ex granata Marazzina! Fece molto bene il mister baffuto di Aquileia anche nel 2009/10 quando contro ogni pronostico portò la Samp dei Cassano e dei Pazzini a una clamorosa qualificazione in Champions League. Oggi al Genoa, arrivato a sostituire il bravo Gigi De Canio cacciato dopo 8 gare in cui aveva ottenuto 9 punti, ne sta combinando più di Carlo in Francia. Si è ritrovato ad allenare un gruppo pieno zeppo di giocatori atipici, per di più stranieri, che fanno fatica a comprendere il suo particolarissimo slang. Forse non tutti sanno che la lingua italiana per Delneri è come il cubo di Rubik: qualcosa che lui monta e smonta di continuo infischiandosene degl'interlocutori letteralmente annichiliti cui si sta rivolgendo. Poveri genoani: si sta lentamente sfasciando il giocattolo di Preziosi. Il quale ha grosse responsabilità nell'essersi affidato a un mister così lontano, come caratteristiche di gioco, dalla rosa di questo Genoa. La serie A d'altra parte è questa: un presidente incompetente e presuntuoso che usa gli allenatori come fossero dei maggiordomi. Speriamo che il Toro ne approfitti!A 50 ANNI FRANCESCOLI ... – Dapprima un pallonetto beffardo sull'arquero in vana uscita. Poi lei, la mitica “bicicleta”: in Sudamerica chiamano così la più classica delle rovesciate. Enzo Francescoli detto il Principe è oggi un tranquillo 50enne uruguayano che non ha perso il vizio per i gol. Quest'anno a luglio è andato a giocare l'amichevole di addio al calcio di Ariel Ortega, il famoso El Burrito come lui idolo dei tifosi del River Plate. Ebbene il Principe di gol ne ha stampati ben quattro! Dopo i due precedenti è arrivata la terza rete - conclusione precisa rasoterra dopo una serpentina – e la quarta dopo una serie di dribbling ubriacanti a disorientare gli avversari e a sedere il portiere avversario. Giocò solo una stagione nel Toro questo funambolico numero dieci nel 93/94. Poi tornò al suo River. “Non sarà il calcio a lasciarmi, non mi troverà seduto. Quando arriverà quel giorno vorrei si dicesse che gran calciatore, sì, ma anche e soprattutto: che bella persona!” Idee chiare come la sua classe cristallina: bravo Principe!Renato Tubère

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