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Toro, un mercato di luci ed ombre

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Si conclude la lunga, fin troppo direi, finestra del calciomercato estivo e la rosa di giocatori che Petrachi consegna nelle mani di Giampiero Ventura lascia francamente perplessi.
Renato Tubere

Si conclude la lunga, fin troppo direi, finestra del calciomercato estivo e la rosa di giocatori che Petrachi consegna nelle mani di Giampiero Ventura lascia francamente perplessi. MERCATO, LUCI E OMBRE -Le note positive? La conferma di Alessio Cerci, giocatore di caratura internazionale, e l'arrivo di quattro giovani molto, ma molto promettenti: Maksimovic, El Kaddouri, Bellomo e Immobile. Quelle negative? L'assenza di esterni di fascia offensivi: Darmian, D'Ambrosio e il nuovo acquisto Pasquale sono dei terzini che tendono a indietreggiare tutte le volte che l'avversario prova a piantare le tende nella meta-campo granata. Già a Bergamo si è avuto un esempio di cosa significhi questo atteggiamento troppo prudente: il Toro che pure sembrava avare in mano il pallino del gioco è andato improvvisamente in affanno. Tre palle gol concesse: al 32° bravo Padelli a mettere in corner la velenosa mezza rovesciata di sinistro da pochi passi di Denis. Nella ripresa i due gol, entrambi viziati dalle solite amnesie della terna arbitrale, erano pur sempre evitabili, considerando che l'area granata era affollata come la stazione di porta Nuova durante i giorni di punta delle vacanze estive! Domandiamoci inoltre quanto peserà la mancanza di un attaccante forte di testa, capace cioè di sbloccare sui calci da fermo partite dove l'avversario pensa solo a difendersi rintanato nella proprie area di rigore. Lancio due nomi a caso, di giocatori che erano sul mercato e che curiosamente son finiti a giocare tutti e due nel Chievo del bravo Sannino: il tornante offensivo mancino Estigarribia e il centravanti, a metà fra Modena e Atalanta, Ardemagni. Caro presidente Cairo, valeva la pena o no di spendere qualcosina in più per garantire a un pubblico appassionato ma esigente come quello granata un futuro migliore?

 

ONE STEP BEYOND, IAN! - Ha ballato, eccome! Sfrenato come una marionetta impazzita (letteralmente "crazy muppett") sotto la curva estasiata del Crystal Palace a Selhurst Park in un pomeriggio insolitamente assolato a Londra. Guardare su youtube per credere, quant'è stato bravo: sembrava uscito da un video anni '80 degl'indimenticabili Madness! Anche se sa che salterà le due prossime gare di Premier, mr Ian Holloway era felice come una pasqua. Anche se dovrà pagare - in Inghilterra le multe sono sempre a carico di chi le provoca, mai dei club per cui lavorano - qualcosa come 23mila euro per aver detto quel che pensava a un arbitro per un rigore contro molto discutibile nel precedente derby col Tottenham. Ma chissenefrega. Con questo omino scarsocrinito che, quando si rivolge a qualcuno, sembra che debba sbranarlo, segnano proprio tutti. Persino l'eterna fetecchia fra gli stopper che frequentano da anni più le panchine che i rettangoli di gioco dell'intero Regno Unito. Sì, persino il gallese Danny Gabbidon a 34 anni suonati dopo spintoni, marcature feroci ad personam ma anche erroracci incredibili - chiedere per informazione a chi se lo ricorda con la divisa rossoblu degli Hammers - sabato scorso ha segnato il suo primo gol in carriera nella Premier League al Sunderland degli stralunati Di Canio e Giaccherini. One step beyond, dear Ian!

 

Renato Tubère

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